Roma, 29 dicembre – E se fossero le pillole, a tirare su la sempre più precaria salute economica del nostro Mezzogiorno? Sembra crederlo fortemente Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria (nella foto), almeno a leggere l’intervista rilasciata ieri a Il Sole 24 Ore e, in particolare, alcuni dati in essa contenuti: 621 milioni di valore aggiunto, che vale l’8% di tutto il settore del farmaco, e un super export da 2,2 miliardi nel 2015, sensibilmente cresciuto (+9,2%) nel primo semestre di quest’anno. Crescita molto superiore a quella media della Ue e persino a quella della “prima della classe”, la Germania.
Un boom, insomma, che conferma come il Pharma – locomotiva dell’economia italiana negli ultimi anni – sia un traino molto forte anche e soprattutto nelle Regioni del Sud, dove negli ultimi anni – spiega Scaccabarozzi al quotidiano economico – ci sono stati “risultati straordinari per export, produttività pro-capite, capacità di innovazione molto superiori non solo alla media manifatturiera, ma anche rispetto al nostro settore. Vedere la crescita della farmaceutica in Campania, Sicilia, Abruzzo, Puglia, soprattutto per l’export, non può che destare soddisfazione. Perché la farmaceutica si conferma un’eccellenza e una parte decisiva dell’economia meridionale e della sua occupazione. Di qualità, oltretutto”.
Un dato sorprende più degli altri: se nella farmaceutica l’Italia, come Paese, è solidamente attestata nelle posizioni di vertice, seconda soltanto alla Germania per presenza industriale (ma davanti al colosso tedesco per produttività pro-capite), i dati parcellizzati riferiti all’industria farmaceutica delle sole Regioni del nostro Sud si dimostrano addirittura migliori di quelli tedeschi. Il che, riferito a un’economia depressa e sempre in affanno qual è quella del nostro Mezzogiorno, suona a dir poco sorprendente.
Il fenomeno, per Scaccabarozzi, è dovuto a una concomitanza di fattori, primi tra tutti l’esistenza e il potenziamento di importanti insediamenti industriali. Sui quali si è innestato “un rafforzamento forte e costante sia da parte delle aziende a capitale straniero che da quelle a capitale italiano” che ha potuto contare, spiega il presidente di Farmindustria, su “una qualità di addetti molto buona, usciti da università del Sud. Capitale umano d’eccellenza, e del Sud”.
L’industria farmaceutica del nostro Mezzogiorno produce “un po’ di tutto”, afferma ancora Scaccabarozzi “anche e sempre di più farmaci innovativi. Se guardiamo al polo abruzzese o alla Puglia, ci sono realtà che vantano risultati anche molto superiori alla nostra media nazionale”.
Colpisce anche la vocazione “global” delle industrie farmaceutiche del Sud: “Le nostre fabbriche hanno una dimensione mondiale, si produce per tutto il mondo, non più solo per il mercato italiano, che anzi è la minima parte” conferma il presidente di Farmindustria. “Esportiamo in media il 70% della produzione, ma nel Centro-Sud abbiamo aziende che esportano oltre il 90%. In più di 100 Paesi del mondo”.
Un quadro positivo, dunque, sul quale – a giudizio di Scaccabarozzi – potrebbe incidere con “un impatto molto importante” anche la manovra di bilancio 2017, ultimo atto del Governo Renzi. “Dando più accesso ai farmaci innovativi, la manovra fornisce anche un’immagine positiva dell’Italia all’estero e verso gli investitori” afferma il leader delle aziende del farmaco. “Non nascondo che mi sono fatto ambasciatore del fatto che il nostro Paese sta investendo in innovazione, quanto nessun altro e non solo in Europa. Sono segnali che gli investitori colgono sempre con grande attenzione, e ce ne accorgeremo. Non è un caso che secondo una recente indagine di mercato il 75% delle aziende prevede di aumentare gli investimenti e il 20% di conservarli. Ma, sia chiaro, a patto di una stabilità delle regole”.
Comprensibile, dunque, l’ottimismo per il futuro dichiarato da Scaccabarozzi: “Per quanto riguarda la farmaceutica, sicuramente il Sud ce la farà. E ancora di più ce la farà se altri settori credessero nel Sud e continuassero a crederci come fa la farmaceutica”.
Resta, ovviamente, ancora qualche ostacolo da rimuovere: “Per quanto riguarda la farmaceutica, manca l’ultimo miglio: l’ultimo pezzetto di governance che cambi le regole di un payback iniquo e penalizzante dei ripiani dell’ospedaliera, che ad alcune aziende costano centinaia di milioni” rileva al riguardo Scaccabarozzi. “Una ‘tassa’ che significa meno investimenti, meno crescita, meno occupazione. Anche al Sud. Che ne avrebbe tanto bisogno e che ha tutte le carte in regola per crescere e competere con qualità”.