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mercoledì 12 Novembre 2025
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Prezzo farmaci per epatite C, incassa consensi la svolta “battagliera” di Aifa

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Roma, 20 febbraio – “L’obiettivo è quello di arrivare a un prezzo congruo per i farmaci contro l’epatite C, ma questa è una fase in cui è l’Aifa che contratta”.
Così la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, rispondendo ai giornalisti in margine a un convegno tenutosi ieri a Roma in occasione della chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari, è entrata nel dibattito seguito alla sortita del DG Aifa Mario Melazzini sull’avvio delle trattative con la Gilead per la negoziazione del prezzo dei farmaci anti epatite C.

Come riferito ieri, quello di Melazzini è suonato come un aut aut: o in sede di trattativa Gilead riduce sensibilmente i prezzi dei suoi farmaci anti Hcv, scendendo dai circa 13 mila richiesti ai 4 mila per trattamento che invece è disposta a pagare Aifa, oppure l’agenzia regolatoria si orienterà verso altre e più drastiche soluzioni, prefigurando addirittura l’ipotesi di chiedere al Governo di “bypassare” la protezione brevettuale, per ragioni di salute pubblica, e produrre il sofosbuvir di Stato a prezzi ancora più bassi di quelli che l’Agenzia è disposta a riconoscere all’azienda.

“La nostra indicazione ormai da mesi è quella avere un prezzo congruo rispetto al numero di pazienti che ci sono in Italia”  ha detto Lorenzin.  “Abbiamo un fondo ad hoc per questi farmaci e il nostro obiettivo è l’eradicazione della malattia. È evidente che la trattativa debba essere congrua e adeguata all’etica. Vogliamo trattare i nostri pazienti rendendo però il sistema sostenibile”.

Una dichiarazione di circostanza, quella della ministra, che per comprensibili ragioni di prudenza evita accuratamente di pronunciarsi sulle “battagliere” ipotesi di Melazzini, che intanto hanno già registrato ampi consensi nel mondo della politica.

Dopo l’endorsement del responsabile sanità del Pd, Federico Gelli, per il quale  non sono più giustificabili gli alti prezzi pagati dal nostro Paese per sofosbuvir negli ultimi anni, è infatti arrivato il plauso del senatore di Idv  Maurizio Romani (nella foto), vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità a Palazzo Madama, che a inizio febbraio ha presentato come primo firmatario una mozione  che impegna il Governo, nel caso della indisponibilità di Gilead a ridurre i prezzi dei suoi farmaci,  a ricorrere alla clausola dell’emergenza nazionale per motivi di salute pubblica, aggirando il divieto legato alla protezione brevettuale e producendo in in Italia i farmaci necessari.

Per Romani, esistono già tutte le condizioni per esercitare la clausola prevista dagli articoli 30 e 31 degli accordi Trips (Trade related aspects of intellectual property rights, aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuali), per cui gli Stati hanno la facoltà di esercitare la “licenza obbligatoria”, o meglio licenza d’uso, secondo cui alla luce di un abuso di potere del brevetto da parte della società che ne detiene la titolarità, determinato da un mancato accordo a causa dell’imposizione di prezzi irragionevoli per le licenze, e in presenza di un’emergenza sanitaria, è possibile attivare una licenza (non esclusiva e per un ragionevole periodo di tempo) a favore del Paese richiedente, purché non vi sia uno sfruttamento del brevetto non conforme al suo reale utilizzo e purché venga garantito un equo compenso, tenuto conto del valore economico dell’autorizzazione rilasciata della società detentrice del brevetto.

“Gli estremi per far scattare la procedura esistono e sono fondati, ne va della salute di migliaia di pazienti che mai dovrebbero dover ricorrere a viaggi della speranza per farmaci meno cari, e, non da ultimo, ne va della dignità della nostra Costituzione, del suo articolo 32″ sostiene il senatore Idv, aggiungendo che “per fortuna esiste una gerarchia dei diritti universalmente riconosciuti; a fronte del legittimo diritto di privativa, c’è quello umano alla salute e all’accesso alle cure che deve avere la precedenza”.

Per Romani, la presa di posizione del DG Aifa è un evento importante, così come la convergenza di giudizi positivi che ha suscitato: “Ora mi auguro che la mia mozione, firmata anche da rappresentanti della maggioranza, sia discussa e approvata in tempi brevissimi” conclude il vicepresidente della 12a Commissione del Senato.

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