Roma, 24 febbraio – Quasi un medico su tre ritiene di non aver tempo sufficiente da dedicare ai pazienti per assicurare l’aderenza alle terapie, solo la metà si accerta che il proprio assistito abbia compreso le indicazioni su terapie e percorso di cura e delle sue eventuali difficoltà economiche, più di uno su tre si dice oberato dal carico burocratico. Per un terzo invece non è prioritario informare su alternative terapeutiche o sull’esistenza di farmaci equivalenti o biosimilari.
Fra i prescrittori di farmaci biologici e biosimilari, chi decide di cambiare la terapia al paziente lo fa, in un terzo dei casi, in libertà e autonomia e per rispondere meglio alle esigenze di cura e di successo delle terapie per il paziente; ma quasi uno su cinque (19%) dichiara di aver cambiato la terapia per rispondere ad esigenze di carattere amministrativo, principalmente per contribuire alla sostenibilità economica del Ssn (39%), per rispettare limiti o obiettivi di budget fissati dalla Azienda ospedaliera o Asl (35%), ma solo l’8% dei professionisti è al corrente dell’esistenza di delibere della Regione o Asl che prevedono come saranno riutilizzati i risparmi derivati dalla prescrizione di farmaci a minor costo.
Sono questi alcuni dei principali dati che emergono dalla Indagine civica sull’esperienza dei medici in tema di aderenza alle terapie, con focus su farmaci biologici e biosimilari”, presentata ieri a Roma e realizzata da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, con il sostegno non condizionato di Assobiotec.
Molte le società scientifiche e professionali che hanno partecipato all’iniziativa e contribuito fattivamente alla sua realizzazione, tra le quali ricordiamo la Federazione degli Ordini dei medici, la Sifo e la Sif, la Società italiana di farmacologia.
Duplice l’obiettivo dello studio, condotto su un campione rappresentativo di 816 medici, 404 dei quali abilitati alla prescrizione di farmaci biologici e/o biosimilari, in modo da poter realizzare una rilevazione sul tema dell’uso di tali terapie: da una parte, rilevare l’esperienza dei professionisti rispetto al tempo e alla relazione di cura con il paziente e, dall’altra, approfondire gli ambiti relativi alla prescrizione e all’uso dei farmaci, al fine sia di comprendere l’impatto delle disposizioni vigenti ai livelli nazionale e regionale sull’esercizio della pratica clinica, soprattutto in relazione al codice deontologico, sia di analizzare gli strumenti a disposizione e le eventuali criticità incontrate, così da favorire l’aderenza alle terapie e una migliore relazione medico-paziente.
“La tutela della salute delle persone, l’accesso alle cure più appropriate rispetto alle esigenze cliniche, alle condizioni socio-economiche e al progetto di vita del paziente non devono essere sacrificate per arrivare al pareggio di Bilancio: lo dice anche la recente sentenza della Corte Costituzionale 275/2016 che afferma che è la garanzia dei diritti incomprimibili a incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione” ha dichiarato Tonino Aceti (nella foto), coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato e responsabile del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati cronici di Cittadinanzattiva. “E invece l’indagine mostra che purtroppo in alcune occasioni ciò non accade. È necessario armonizzare ogni atto amministrativo o normativo nazionale, regionale e aziendale con due aspetti irrinunciabili: il rispetto dei principi che sono alla base della professione medica e quindi il codice deontologico, e quello dei diritti dei cittadini così come sancito dalla Carta europea dei diritti del malato. Su questi aspetti vogliamo lavorare anche insieme agli Ordini dei medici”.
“Siamo ancora in tempo per invertire la rotta perché lo chiedono sia i medici che i pazienti e possiamo farlo subito. Ad esempio prevedendo nella messa a punto degli standard del personale, in via di definizione, la garanzia che il tempo dell’ascolto e della comunicazione siano veri e propri tempi per la cura della persona. E ancora investire di più nella formazione indipendente e di qualità da parte delle istituzioni pubbliche” ha spiegato ancora Aceti.
“Inoltre, visto che siamo in attesa della pubblicazione del nuovo position paper di Aifa sui farmaci biologici e biosimilari” ha poi concluso il coordinatore del TdM “ci aspettiamo che preveda adeguata informazione e condivisione delle scelte con il paziente e gli riconosca un ruolo attivo nel percorso di cura; assicuri trasparenza e accesso a dati ed evidenze cliniche; garantisca continuità terapeutica e attenzione alla qualità della vita”.
Un ampio resoconto dei risultati dell’indagine civica di Cittadinanzaattiva sull’esperienza dei medici in tema di aderenza alle terapie, con focus su farmaci biologici e biosimilari è disponibile sul sito ufficiale dell’associazione, a questo link.