Ddl Concorrenza, Calenda si smarca dal Pd e lo sollecita: “Subito la fiducia”

Ddl Concorrenza, Calenda si smarca dal Pd e lo sollecita: “Subito la fiducia”

Roma, 20 giugno – Il ddl Concorrenza? Sarà “la cartina di tornasole” delle reali intenzioni del governo (e di chi ne ispira l’azione e le decisioni, ovvero il Pd di Matteo Renzi). Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda (nella foto) ha approfittato ieri del palco della Confesercenti per tornare su un provvedimento sul quale non intende assolutamente arretrare: il ddl Concorrenza deve essere approvato, possibilmente già la prossima settimana: non farlo equivarrebbe a sancire un cambio di linea politica di Palazzo Chigi, dove quel ddl è nato, nel febbraio del 2015.

Per Calenda, secondo quanto riferisce un articolo del Corriere della Sera, sarebbe davvero sorprendente se sul voto del provvedimento sul quale ha puntato molte fiches (“Non è il mio” disse al riguardo tempo fa “ma approvarlo è una questione di serietà, anche per assolvere gli impegni assunti in Europa“) non venisse posta la questione di fiducia concessa alla riforma del processo penale e che potrebbe essere concessa anche alla legge sullo Ius soli.

Per questo, il ministro dello Sviluppo economico è in attesa che il premier Paolo Gentiloni formalizzi la richiesta del voto di fiducia sul ddl Concorrenza, l’unico segnale che dissiperebbe ogni dubbio su quelle che sono le intenzioni dell’esecutivo al riguardo.   Se così non fosse,  “non c’è dubbio che il titolare dello Sviluppo economico reagirebbe”, scrive il Corriere della Sera, anche perché gli risulta ben chiaro da dove siano finora arrivate le resistenze all’approvazione definitiva della legge.

In proposito, un indicatore chiaro, nelle scorse settimane, è arrivato dalla risposta al presidente della Commissione Affari costituzionali, Andrea Mazziotti (che, come si ricorderà, ha animato un vasto fronte di deputati favorevoli all’approvazione del provvedimento con la fiducia), che aveva espressamente invitato i gruppi della maggioranza a ritirare gli emendamenti presentati, così da varare in tempi immediati il testo già licenziato dal Senato. Una richiesta subito accolta da Ap, ma non (almeno per ora) dal Pd.

Fra una settimana il disegno di legge dovrebbe approdare nell’Aula di Montecitorio e il ministro non considera la legge merce di scambio con patti politici” scrive il Corriere della Sera, che ricostruisce anche qualche passaggio della controversa storia che ha portato il titolare del MISE a entrare in rotta di collisione con il segretario del Pd, una volta suo mentore.

“Le lusinghe che gli arrivano attraverso i media dal Nazareno non gli hanno fatto dimenticare la ‘stagione della caccia’ aperta qualche mese fa dai vertici del Pd contro i ministri tecnici” scrive infatti il quotidiano di via Solferino “considerati allora una sorta di male assoluto della politica, il vero ostacolo alla realizzazione del progetto renziano. Giusto per essere conciliante, il segretario dem in quei giorni disse che se Calenda vuole, un posto in lista c’è”.

Ma a Calenda le offerte di un posto in qualche lista o listone non sembrano interessare e, anche con il suo intervento all’assemblea Confesercenti ha confermato l’impressione di voler marcare  un posizionamento politico personale dentro il governo, non certo in linea con quello del Pd.

“Ciò non vuol dire che si prepari a scendere in campo, nonostante i ripetuti richiami di Alfano all’«agenda Calenda” annota il Corriere della Sera. “Ad oggi non ha cambiato idea, considererà conclusa questa esperienza quando si chiuderà la legislatura. È vero però che un pezzo di mondo produttivo fa affidamento su di lui. Al punto che, nei giorni dell’accordo sulla legge elettorale, quando il Palazzo si preparava al voto anticipato, da quel mondo gli giunsero pressioni insistenti perché si candidasse, con motivazioni difficilmente confutabili”.

Ma, tramontata del tutto o quasi l’ipotesi di un voto a settembre-ottobre,  per Calenda ciò che conta adesso è che fra una settimana la Concorrenza diventi legge. Altrimenti, conclude il Corriere della Sera “qualcuno dovrà assumersene la responsabilità”.

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