Medici, farmacisti e veterinari, comitato comune contro la riforma degli Ordini

Medici, farmacisti e veterinari, comitato comune contro la riforma degli Ordini

Roma, 14 novembre – Fonte comune di medici, farmacisti e veterinari contro la riforma degli Ordini delle professioni sanitarie disegnata dal ddl Lorenzin, già approvato dalla Camera e atteso dal voto finale del Senato dopo la sessione di bilancio.

Le Federazioni nazionali delle tre professioni (Fnomceo, Fofi e Fnovi) riunitesi a Roma sabato scorso nella sede dei medici, hanno infatti deciso di costituire un comitato di coordinamento permanente, aperto a tutte le professioni sanitarie, che – come primo atto – ha chiesto un incontro urgente con il ministro della Salute.

Dall’analisi congiunta del testo approvato  a Montecitorio, le tre federazioni professionali hanno concluso che le disposizioni introdotte dalla Camera all’art. 4 del provvedimento, concernente appunto la riforma degli Ordini, hanno stravolto il testo approvato in precedenza dal Senato, facendo emergere tante e tali contraddizioni “da rendere necessarie nuove proposte condivise”.
“L’attuale testo, in ogni caso” scrivono  Fnomceo, Fofi e Fnovi in una nota congiunta “non rappresenta lo strumento idoneo al rinnovamento delle professioni già ordinate e alla configurazione in Ordini di professioni sanitarie non ancora ordinate. Si tratta, infatti, di un impianto normativo che non affronta il cuore delle questioni, ma che interviene su specifici punti del testo del 1946 senza proporre per gli Ordini un ruolo che sia effettivamente nuovo e moderno”.
“C’è piena consapevolezza che le professioni della Salute e l’organizzazione del lavoro sono profondamente mutate” proseguono le tre federazioni. “Questo richiede una reale spinta innovativa capace di incidere in modo positivo sul sistema ordinistico, coerentemente con il mutato contesto politico, sociale ed economico”.
“Si esprime netta contrarietà a una legge che rinvia a regolamenti governativi e a un decreto del Ministro della Salute la nuova disciplina delle nostre professioni” scrivono ancora Fnomceo, Fofi e Fnovi  “affidando di fatto ad atti di rango secondario l’adozione di norme, non solo di dettaglio, che incideranno in modo rilevante sull’attività degli Ordini, che, giova ricordare, sono posti a garanzia della qualità della prestazione professionale e a tutela della salute collettiva”.
“Nel testo licenziato, che incide negativamente sull’autonomia ordinistica” si legge ancora nella nota delle tre federazioni “sembra prevalere la necessità di introdurre elementi innovativi sotto il profilo amministrativo e formale, senza entrare nel merito dei problemi reali delle professioni e del difficile equilibrio dei rapporti tra rappresentatività professionale e crescita delle competenze istituzionali”.
Particolarmente grave, per le federazioni professionali, che il testo del ddl  non affronti questioni “di sostanziale importanza, quali i rapporti e il coordinamento con l’Autorità Giudiziaria nell’ambito disciplinare”, e non meno grave la previsione “che il Codice deontologico, posto a tutela dei cittadini, una volta approvato dal Consiglio Nazionale, possa successivamente non essere recepito da alcuni Ordini provinciali, minando l’uniformità dei comportamenti deontologici”.
Contestato anche il metodo che ha prodotto il testo approvato dalla Camera: “Questa riforma, destinata a incidere sul futuro delle professioni sanitarie – anche quelle di nuova istituzione – non ha visto il coinvolgimento dei professionisti, in ossequio a un malinteso primato della politica” denunciano infatti le tre federazioni ordinistiche. Che anche per riaffermare la propria autonomia hanno di compattarsi e costituire il Comitato di coordinamento permanente, chiedendo subito un incontro urgente alla titolare della Salute Beatrice Lorenzin.

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