
Enpaf, anche Fenagifar avanza le sue proposte per riformare l’ente
Roma, 2 febbraio – Riprende slancio il dibattito sull’Enpaf, l’ente di previdenza di categoria del quale da qualche tempo tutti o quasi i segmenti della professione chiedono da una sostanziale riforma, non sempre in verità (almeno fino a oggi) accompagnando la richiesta con proposte organiche e articolate che tengano nel conto dovuto la imprescindibile condizione di essere realistiche e praticabili.
Mentre è già partito il confronto tra il sindacato dei titolari di farmacia con i vertici dell’ente previdenziale professionale, che dovrebbe entrare nel vivo a breve, con la presentazione da parte di Federfarma delle sue proposta per accelerare e portare a compimento il percorso di riforma del sistema pensionistico al quale lo stesso Enpaf sta peraltro lavorando da tempo (all’uopo, su indicazione del Consiglio nazionale, è stata costituita un’apposita commissione), scende in campo anche Fenagifar, la federazione delle associazioni di giovani farmacisti.
La sigla presieduta da Davide Petrosillo (nella foto) ha infatti pubblicato sul suo sito una petizione rivolta ai vertici dell’Ente, articolata in sette proposte di modifica dell’attuale assetto regolamentare che evidenziano “le principali aspettative dei giovani farmacisti che più hanno ragione di chiedere oggi modifiche che portino a concreti miglioramenti in futuro”.
La prima delle sette modifiche proposte da Fenagifar per “una riforma profonda” della cassa pensioni di categoria è riferita all’obbligo di attività professionale, che oggi prevede una soglia minima di 20 anni di versamento dei contributi per godere delle prestazioni pensionistiche dell’Ente, soglia sotto la quale si perde il diritto alla pensione. Fenagifar chiede l’abolizione di questo obbligo, ritenendo peraltro che “abbia contribuito al deterioramento del rapporto degli iscritti nei confronti dell’Enpaf” e che non abbia corrispondenze nei regolamenti di altre casse.
La seconda proposta riguarda il contributo di solidarietà, forma di contribuzione vista “come odioso onere senza averne alcuna utilità”. Fenagifar chiede di riservare tale contributo ai soli pensionati attivi professionalmente e di prevedere per i farmacisti iscritti anche ad altro ente previdenziale il versamento di un contributo di importo pari al contributo di solidarietà, che vada però ad alimentare un fondo pensione riscattabile, che per quanto esiguo, a giudizio dei giovani farmacisti, sarà in ogni caso “più accettabile per la maggior parte degli iscritti”.
La terza istanza prevede il ripristino della riduzione dei contributi per i neo iscritti per i primi tre anni, anche in considerazione dell’attuale situazione di difficoltà economica del settore che impone, secondo Fenagifar, di “individuare forme speciali di contribuzione”. In concreto, la proposta è quella di prevedere, almeno per i primi tre anni di iscrizione, un contributo di mille euro, “qualunque sia la tipologia di contratto in atto (borsa di studio, tirocinio, libero professionista o sostituzione occasionale), da applicare in tutti i casi in cui non si possa far valere il diritto alla riduzione”.
Il quarto punto della petizione Fenagifar riguarda la vexata quaestio del contributo 0,90% a carico delle farmacie, del quale si chiede una modifica, atteso che ai circa 5mila euro l’anno corrisposti mediamente da ogni farmacia non corrispondo prestazione previdenziale aggiuntive. La proposta dei giovani farmacisti è quella di modificare la natura del contributo, trasformandolo in una forma aggiuntiva di prestazione pensionistica “a favore dei farmacisti che lo versano”.
La quinta proposta riguarda i contributi post pensionamento in caso di mantenimento di iscrizione all’Ordine. Oggi gli iscritti, se esercitano l’attività, sono obbligati a pagare la quota intera Enpaf anche dopo il pensionamento, trovandosi quindi nella situazione di dover “restituire” buona parte del trattamento di quiescenza alla stessa cassa previdenziale per pagare i contributi. La richiesta di Fenagifar è quella di “dare l’opportunità di mantenere l’iscrizione dopo il pensionamento Enpaf o Inps pagando il solo contributo di solidarietà”, soluzione che eviterebbe “la cancellazione di moltissimi iscritti”.
La sesta istanza avanzata da Fenagifar è quella di intervenire sul regolamento per riformularlo, in modo da evitare alcune discriminazioni che oggi si verificano. Fenagifar porta gli esempi del pensionato Enpaf non più esercitante la professione, che può chiedere la riduzione dell’85% dei contributi, e del dipendente che usufruisce della quota ridotta e apre la partita iva per meno di 6 mesi, con il diritto di mantenere la riduzione durante quell’anno, mentre “un dipendente che usufruisce della quota ridotta e che acquista una farmacia o diventa socio, anche solo per un mese, è tenuto a pagare la quota intera per quell’anno”.
L’ultima richiesta, fondata sul presupposto di una “oggettiva difficoltà per il neolaureato nell’acquisire informazioni sul complesso regolamento dell’Ente” (informazioni peraltro tutte disponibili e facilmente consultabili sul sito Enpaf e che molti Ordini professionali, come quello di Roma, si preoccupano di diffondere organizzando appositi incontri con i neo-iscritti e distribuendo appositi supporti informativi, NdR), è quella di “una minore rigidità nell’applicazione di regole che non stravolgano la gestione dell’ente”. Un esempio? La negazione del pagamento ridotto della contribuzione ai giovani iscritti che abbiano inviato la relativa richiesta in ritardo anche solo di un giorno rispetto ai termini previsti dal regolamento, e sono quindi costretti a pagare la quota intera.
“L’Enpaf, e sono i fatti a parlare, è assolutamente favorevole e disponibile a intraprendere percorsi di cambiamento finalizzati a migliorare per quanto possibile la previdenza di categoria” commenta il presidente dell’ente Emilio Croce, che ricorda come già a fine novembre 2015 il Consiglio di amministrazione dell’ente abbia istituito due commissioni espressamente dedicate a mettere a punto percorsi di riforma sia per la previdenza, sia per l’assistenza, arrivando già a introdurre per quest’ultima importanti modifiche del Regolamento, già approvate dai ministeri vigilanti. “Il CdA sostiene da tempo e pubblicamente che un percorso di riforma della previdenza non può che passare da un impegno condiviso che porti tutte le componenti della professione a esprimere in modo chiaro le proprie posizioni, senza se e senza ma, anche alla luce delle evoluzioni normative del settore” prosegue Croce. “Ben vengano, quindi, i contributi propositivi come quello di Fenagifar, che aggiungono spunti utili e andranno ovviamente serenamente valutati, come tutti gli altri, con il metro della praticabilità e della sostenibilità”.
“Sono fermamente convinto, come tutto il Consiglio di amministrazione dell’ente, che la professione e lo stesso Enpaf hanno la forza e la capacità di dare risposte complessive e concrete alle esigenze di cambiamento” conclude Croce “come ha peraltro dimostrato il recente intervento di modifica del regolamento dell’assistenza, che ha registrato l’apprezzamento unanime del Consiglio nazionale. Muovendosi sulle direttrici della responsabilità, della consapevolezza e della solidarietà generazionale e intracategoriale e tenendo conto della specificità di una materia che deve inevitabilmente e giustamentefare i conti con rigidissimi vincoli e obblighi imposti dalla legge, soprattutto in termini di rispetto degli equilibri finanziari nel lungo periodo, a garanzia degli iscritti, sono certo che si potrà centrare anche il traguardo di un una riforma sostenibile ed equa del nostro Ente”.
