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venerdì 29 Marzo 2024
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Diabete tipo 2, nuovo farmaco riduce complicanze cardiovascolari

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Roma, 3 ottobre – Uno studio pubblicato su Lancet e presentato in occasione del Congresso dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd), ha rilevato che un nuovo farmaco, basato sulla molecola albiglutide, è in grado di ridurre del 22% le complicanze cardiovascolari nei pazienti diabetici di tipo 2 che presentano disturbi cardiaci.
La ricerca ha coinvolto 610 centri in 28 Paesi, ed è stata coordinata dall’italiano Stefano Del Prato, del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’università di Pisa, e dal professor John McMurray dell’Università di Glasgow, nel Regno Unito.
Ben 9.463 pazienti sono stati seguiti per un anno e sei mesi: i risultati hanno evidenziato una riduzione del 22% del rischio di morteper cause cardiovascolari nel gruppo trattato con il nuovo farmaco. Infarto e ictus rappresentano la complicanza più diffusa, e anche più letale, per i pazienti con diabete di tipo 2: solo in Italia si registrano ogni anno 75mila infarti (uno ogni 7 minuti) e 50mila ictus (uno ogni 10 minuti) su una popolazione di circa 4 milioni di diabetici. Una sfida prioritaria, dunque, è quella di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari gravi tra questi pazienti, e l’albiglutide si candida a essere un’arma terapeutica importante al riguardo. che si è dimostrata capace di ridurre del 22% le complicanze cardiovascolari nei diabetici di tipo 2 che presentano disturbi cardiaci.
Lo studio ha coinvolto 610 centri in 28 paesi. I pazienti con diabete di tipo 2 e problemi cardiovascolari sono stati seguiti per un anno e sei mesi, divisi in due gruppi: a uno è stata effettuata una iniezione settimanale con albiglutide in aggiunta alla terapia standard, mentre al secondo gruppo è stata somministrata una terapia placebo in aggiunta a quella standard.

I dati hanno evidenziato la già citata riduzione del 22% del rischio di infarto, ictus e morte per cause cardiovascolari nel gruppo trattato con il nuovo farmaco. Un dato che i diabetologi definiscono “statisticamente significativo”.

“Siamo molto soddisfatti di questi risultati”  afferma Del Prato “che ci dimostrano come questa molecola sia in grado di ridurre gli eventi cardiovascolari in pazienti con diabete di tipo 2. Dunque, questo nuovo approccio terapeutico offre ai medici un ulteriore strumento per ridurre la complicazione più comune e mortale che interessa questi pazienti”.

Parla di risultati “impressionanti” anche McMurray, sottolineando come si sia di fronte “a un’aggiunta importante agli approcci terapeutici ad oggi disponibili per affrontare questo problema” che riguarda moltissimi malati. Ma se sul fronte farmacologico e terapeutico la ricerca continua a fare grandi passi avanti, come dimostrano le decine di studi presentati al congresso Easd, prioritario resta il richiamo all’importanza della prevenzione contro lo ‘tsunami’ diabete, che registra ritmi di crescita enormi in tutto il mondo”.

 

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