
Dalla prima assemblea nazionale delle professioni sanitarie un manifesto per salvare il Ssn
Roma, 25 febbraio – Il “popolo della sanità”, ovvero il milione e mezzo di professionisti che sabato scorso a Roma, al Teatro Argentina, hanno dato vita a una fin qui inedita assemblea congiunta di tutte le federazioni professionali per una riflessione comune sul presente e il futuro della sanità pubblica in Italia, alla luce delle recenti fibrillazioni istituzionali generate dai percorsi di regionalismo differenziato avviati da alcune Regioni, ha dato un segnale inequivocabile al Governo, alle Regioni, alla politica e soprattutto al Paese: il sistema di sanità pubblica fondato sui principi di universalità, equità e solidarietà posti a fondamento del Ssn non può essere messo in discussione. A tutti i cittadini va garantito il diritto alla salute, nello stesso modo e negli stessi termini, nel rispetto degli articoli 3 e 32 della nostra carta costituzionale.
Un principio che è stato il leit motiv della manifestasione, destinata con ogni probabilità a rimanere storica, soprattutto per straordinaria scelta di convergenza – in nome della divisa di principi e valori – compiuta dalle Federazioni nazionali di 10 Ordini professionali.in rapresentanza di 30 professioni. A Roma erano presenti infatti i rappresentanti di (in ordine di numero di iscritti): Fnopi (professioni infermieristiche, 450 mila), Fnomceo (medici e odontoiatri, 435mila) , FnoTsrm-Pstrp (le 19 professioni dell’area tecncica, radiologica, riabilitativa e preventiva, 240 mila), Cnop (psicologi, 110 mila), Fofi (97mila), Onb (biologi, 50mila), Cnoas (assistenti sociali, 44mila), Fnovi (veterinari, 33 mila), Fnopo (ostetriche, 20 mila) e Fncf (chimici e fisici, 9000).
Il regionalismo differenziato, o meglio il rischio delle conseguenze che potrebbero derivarne in termini di tenuta del sistema di salute pubblica nazionale, è stato il tema clou dell’evento. Nette, al riguardo, le prese di posizione dell’assemblea del “popolo della sanità”: “Le differenze regionali sono uno dei problemi maggiori del sistema sanitario nazionale e, secondo l’Ocse il sistema sanitario italiano è caratterizzato da un alto livello di frammentazione e mancanza di coordinamento dell’assistenza erogata dai diversi professionisti e da una bassa e disomogenea diffusione sul territorio nazionale” hanno rilevato i rappresentanti delle professioni. Ricordando che l’Italia già oggi è di fatto divisa in 21 sistemi sanitari regionali, con differenze notevoli sia per quanto riguarda l’assistenza che gli esiti e legioni di pazienti che si spostano da Regione a Regione, gli Ordini evidenziano come già questa situazione basti e avanzi per porre in primo piano “gli obiettivi di salute tra i quali la prevenzione, favorire concretamente la partecipazione dei cittadini e mettere i professionisti nelle migliori condizioni di perseguire tali obiettivi. La sanità si evolve e lo deve fare per tutti i cittadini in modo assolutamente universalistico e uguale per tutti. E non lo farà mai più senza di noi”.
Gli Ordini dei professionsiti della salute hanno elaborato un manifesto unitario che, oltre a sancire la “santa alleanza” stretta per salvare la sanità pubblica, a beneficio del Paese e dei suoi cittadini, chiede garanzie a Governo e Regioni, sollecitando un serio confronto sul progetto di maggiore autonoma avanzato da alcune Regioni.
Al Governo e alle Regioni sono state avanzate in buona sostanza sei richieste principali: intensificare la collaborazione con le professioni sanitarie e sociali, attraverso i loro organismi di rappresentanza, affinchè l’Ssn garantisca effettivamente e uniformemente i diritti costituzionalmente tutelati dei cittadini; rispettare i principi costituzionali di uguaglianza, solidarietà, universalismo ed equità alla base del Servizio sanitario, dei quali va confermato il carattere nazionale; elaborare un’analisi rischi/benefici delle proposte di autonomia differenziata presentate dalle Regioni per misurarne l’impatto sulla finanza pubblica e sulla tenuta di tutti i servizi sanitari regionali; adottare iniziative per parametrare il fabbisogno regionale standard anche in base alle carenze infrastrutturali, alle condizioni geomorfologiche e demografiche e alle condizioni di deprivazione e di povertà sociale; garantire il superamento delle differenze tra i diversi sistemi sanitari regionali anche mediante la definizione e implementazione di un Piano nazionale di azione per il contrasto alle diseguaglianze; scongiurare il rischio che sia pregiudicato il carattere nazionale del nostro Servizio sanitario.
“Il Governo deve porre al centro dell’agenda politica il tema della tutela e unitarietà del Servizio sanitario nazionale” è la richiesta unanime dei rappresentanti delle Federazioni dei professionisti della sanità “e deve sollecitare le Regioni al rispetto dell’art. 2 della Costituzione che ricorda alle Istituzioni i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale su cui deve fondarsi la vita del Paese, dell’art. 3 (eguaglianza dei cittadini) e dell’art. 32 della Costituzione (tutela della salute)”.
La richiesta viene circostanziata in impegni precisi, come l’attivazione di un tavolo di lavoro permanente dove potersi regolarmente confrontare sulle politiche sanitarie, anche con la partecipazione dei rappresentanti dei cittadini e la sottoscrizione con tutte le professioni sanitarie e sociali e l’attivazione (in tutte le Regioni e secondo schemi omogenei condivisi) dei recenti protocolli voluti dalle Regioni per instaurare un rapporto diretto con i professionisti e garantire un servizio sanitario universalistico e omogeneo. Sottolineata anche la necessità che i cittadini si facciano parte attiva ponendo con iniziative per garantire tutti gli aspetti sottolineati nel manifesto.
I lavori della grande assembela romana hanno registrato anche alcuni contributi esterni (sono intervenuti Antonio Gaudioso di Cittadinanzattiva, Ketty Vaccaro del Censis e Federico Spandonaro del Crea Sanità di Tor Vergata, fornendo dati e spunti di riflessione sulla stato attuale del Ssn e sulle prospettive che possono del progetto autonomista.
Per quanto riguarda la politica, ai lavori è intervenuto il presidente della Commissione Igiene e Sanità, Pierpaolo Sileri (M5S), medico, molto apprezzato dai professinsiti sanitaria convenuti al Teatro Argentina sia quando ha sottoscritto la necessità di un maggiore ascolto delle professioni nell’elaborazione delle scelte di politica sanitaria, sia quando ha rivendicato un ruolo del Parlamento nella discussione e definizione dei percorsi di “regionalismo differenziato” richiesti dalle Regioni.
Ma, più che i presenti, hanno fatto rumore gli assenti. Non è infatti davvero passata inosservata l’assenza a una manifestazione di così grande rilievo della ministra della Salute Giulia Grillo. Durissimo, al riguardo, il commento di Ivan Cavicchi, docente di Sociologia dell’Organizzazione sanitaria all’Università Tor Vergata di Roma, oltre che noto opinionista e blogger in materia di salute. “Il ministro ha disertato l’assemblea delle professioni” scrive Cavicchi su quotidianosanità.it. “Nessuno del ministero si è presentato a rappresentarla. Grave errore politico, un segnale di stupida indisponibilità, probabilmente riconducibile a malcelate insicurezze personali, brutto esempio di politica codarda. Peccato”.
• Manifesto dell’Alleanza dei professionisti della Salute per un nuovo Ssn
