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venerdì 19 Aprile 2024
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Sanità, Renzi esclude altri tagli, ma le preoccupazioni restano alte

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Roma, 15 settembre – A rassicurare, a fronte dei preoccupati allarmi su nuovi possibili tagli alla sanità rimbalzati sui mezzi di informazione, aveva cominciato lo stesso premier Matteo Renzi alla fine dello scorso mese di agosto, in occasione della conferenza stampa per la presentazione del Def, il documento di programmazione economica e finanziaria per il prossimo anno: “Macché tagli sulla sanità, semmai ci saranno razionalizzazioni nella spesa sanitaria. Vi pare possibile che ci siano Regioni con 7 province e 16 Asl?” aveva detto il capo del governo, senza in verità che le sue dichiarazioni suonassero del tutto rassicuranti.
Subito dopo è scesa in campo la titolare della Salute, Beatrice Lorenzin, seguita da un altro pezzo da novanta, il responsabile nazionale sanità del Pd Federico Gelli, concordi nel dichiarare che nel 2016 li fondi per la salute non saranno decurtati.  Al più – come ha  peraltro confermato ieri sera intervenendo alla trasmissione Otto e Mezzo ancora  il presidente del Consiglio –  “sulla sanità, se le cose vanno in una certo modo, male che vada in legge di stabilità ci saranno le stesse cifre di quest’anno.”
Resta da vedere qual è quel “certo modo” in cui debbono andare le cose, perché l’eventualità dei tagli venga esclusa. L’affermazione del primo ministro, a ogni buon conto, non è di quelle che autorizzano a rimanere tranquilli, soprattutto se letta in correlazione alle parole pronunciate, pressoché contestualmente, dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che  rispondendo a un’analoga  domanda di Sky Tg24 sulla possibilità di tagli al settore sanitario, si è limitato ad affermare che nella sanità “sappiamo che si può spendere meno e spendere meglio. Per la spending review stiamo guardando a tutte le fonti possibili di risparmio.
Un’affermazione che in realtà suona come l’ammissione che anche le spese per la salute sono sotto la lente di ingrandimento alla ricerca di misure di risparmio, necessarie soprattutto se il governo vorrà concretizzare l’annuncio di un’eliminazione, con la prossima finanziaria, della Tasi e delle cosiddette clausole di salvaguardia che erano state introdotte in via temporanea dalla precedente legge di stabilità.
I soldi, insomma, da qualche parte bisognerà trovarli. E – rassicurazioni o  meno – la sanità  tutt’altro che esclusa dalla possibilità di essere uno dei primi e principali bersagl

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