Roma, 11 gennaio – Il 2016 rischia di cominciare, per la classe medica, così come era finito il 2015: sul piede di guerra, in piena rotta di collisione con il governo, e con uno sciopero (questa volta di 48 ore) che farebbe seguito a quello che, il 16 dicembre scorso, portò il 75% dei medici, tre su quattro, a incrociare le braccia.
Le sigle sindacali dei camici bianchi stanno infatti valutando la concreta possibilità di indire una nuova astensione dal lavoro, ma questa volta di 48 ore. Ad annunciarlo è Costantino Troise, segretario del maggiore dei sindacati dei medici dirigenti, l’Anaao-Assomed, che spiega all’Ansa le ragioni dell’immediata ripresa delle ostilità nel nuovo anno con il fatto che, nell’arco di tempo trascorso dal primo sciopero a oggi, nessuno dei problemi più volte denunciati ha ancora trovato soluzione.
”Il prossimo 21 gennaio – spiega Troise – è prevista l’intersindacale, l’incontro tra tutte le sigle del settore, ed in questa occasione discuteremo e concorderemo un piano di iniziative, ivi comprese altre 48 ore di sciopero”. Che potrebbero non essere l’unica forma di protesta, dal momento che – come sottolinea il dirigente sindacale l’astensione generale dal lavoro “sarà eventualmente decisa assieme ad altre iniziative da mettere in campo”.
La richiesta dei medici è nella sostanza la stessa che portò alla protesta dello scorso dicembre: ”Chiediamo un confronto serio con il governo – ribadisce Troise – per il rilancio della sanità pubblica e la valorizzazione del ruolo dei medici”. E ancora: ”Non intendiamo assistere da spettatori impotenti al declino del Servizio sanitario nazionale, colpito da continui tagli, e del patrimonio professionale rappresentato dalla classe medica”.
Il punto vero, aggiunge il leader sindacale, ”è capire una volta per tutte quale politica il governo vuole avere verso un settore che interesse tutti i cittadini. Noi pensiamo che la Sanità debba figurare come priorità nell’agenda dell’esecutivo”. Insomma, ”ci attendiamo che il governo si assuma le proprie responsabilità”.
Sul tavolo della sanità restano, infatti, ancora molti nodi che si spera siano sciolti nel 2016: ”Innanzitutto c’è il contratto di lavoro dei medici da rinnovare e, dunque, finanziare, considerando che è bloccato da 7 anni” rileva Troise. “C’è il problema della formazione, ma pure del turn-over da garantire dal momento che, quest’anno, si prevede l’entrata in pensione di migliaia di professionisti”.
Nella lista delle priorità dei sindacati medici, poi, anche la questione dei precari da regolarizzare: secondo uno studio condotto qualche mese proprio dall’Anaao, sono circa 15 mila, pari all’11,5% del totale dei medici ospedalieri. Si tratta soprattutto di ginecologi, internisti, medici del Pronto soccorso, ma anche anestesisti e chirurghi, ovvero specialisti che operano nei settori più vitali. Sfiorano i 40 anni e nel 60% sono donne, per metà lavorano a tempo determinato, per l’altra metà con un contratto “atipico”, privi quindi delle tutele più essenziali, come maternità, allattamento, congedi parentali e ferie e, tra l’altro, con stipendi che non arrivano a 25mila euro lordi l’anno. Una condizione esistenziale e professionale difficile, dunque, nella quale trascorrono mediamente un decennio.
A rendere ancora più complesso il quadro è la normativa Ue sugli orari di lavoro, che impone precisi paletti per turni e riposi: ”La situazione in vari ospedali è già difficile ed è necessario un aumento degli organici, ma le assunzioni previste nella Legge di Stabilità appaiono più che altro come una mera intenzione poiché – conclude Troise – non ci sono assolutamente risorse certe”.