Roma, 22 febbraio – Da una parte un ministero, quello del Lavoro e delle Politiche sociali, che nei fatti si disinteressa della questione e neppure risponde alle richieste dei sindacati confederali, abdicando alla sua fondamentale funzione di mediazione e vigilanza in materia contrattuale.
Dall’altra, il rappresentante dei datori di lavoro, Federfarma, che semplicemente rifiuta alla controparte ogni possibilità di incontro, sostenendone l’inutilità almeno fino a quando non troveranno soluzione problemi e criticità che angustiano la farmacia italiana (rinnovo della convenzione con il Ssn, riforma della remunerazione ed esiti del ddl Concorrenza).
In mezzo, il problema strutturale di sempre, ovvero la frammentazione del settore in microaziende che rende particolarmente difficile l’articolazione della tutela sindacale e l’adozione di iniziative efficaci.
Così Stefano Franzoni, segretario nazionale Uiltucs (nella foto), sintetizza in un’intervista esclusiva al nostro giornale le ragioni del “grande freddo” che congela le trattative per il rinnovo del Ccnl delle farmacie private, scaduto ormai da più di tre anni. Trattative che – in verità – non sono mai neppure partite e che, secondo Franzoni, difficilmente partiranno, “almeno finché il ministero del Lavoro non si deciderà a fare finalmente il suo mestiere.”
Proprio sul dicastero guidato da Poletti, il sindacalista indirizza le sue prime e durissime critiche: “Fin qui, si è totalmente disinteressato della questione, non rispondendo neppure alla sacrosanta richiesta dei sindacati di convocare almeno un incontro tra le parti” accusa Franzoni. “Un atteggiamento che non ha alcun riscontro per nessun altra categoria e che autorizza quindi a pensare che Federfarma e i titolari di farmacia godano di una qualche considerazione particolare. È infatti da più di un anno che chiediamo al Lavoro di battere almeno un colpo, senza però che nulla accada. A pensar male, come si dice, si fa peccato ma spesso ci si azzecca: se il ministero non ha mai mancato, anche a fronte di situazioni di crisi delle parti datoriali infinitamente più gravi di quelle che lamenta Federfarma, di attivare comunque percorsi di confronto per provare a sbloccare i nodi dei rinnovi contrattuali, la sua totale inerzia di fronte alle richieste sindacali sul Ccnl delle farmacie private appare sospetta, prima e più ancora che strana. Hai visto mai che ha ragione chi sostiene da anni che quella di Federfarma è una lobby potentissima capace di condizionare anche Governo e Parlamento?”
Per Franzoni, la latitanza del Lavoro è un fatto di gravità inaudita: “In questo modo – spiega il segretario Uiltucs – il ministero si rende complice dell’inaccettabile svilimento che Federfarma, con il suo rifiuto di aprire il tavolo delle trattative, provoca al ruolo delle parti sociali e allo strumento contrattuale, al quale – è il caso di ricordarlo – sono ‘appesi’ i diritti dei lavoratori. In pratica, è come se il sindacato delle farmacie private affermasse che il contratto passa in secondo piano rispetto agli interessi datoriali, e dunque si può ben soprassedere sul suo rinnovo fino a che questi ultimi non sono soddisfatti. Comunque la si voglia considerare, è un’autentica picconata al sistema di regole definito in un percorso di decenni per garantire una corretta interlocuzione tra le parti, prima del quale esisteva una specie di Far West. Forse Federfarma conserva qualche nostalgia per i tempi dei padroni delle ferriere, e vorrebbe ritornarvi, senza evidentemente preoccuparsi troppo di tutto ciò che potrebbe conseguirne.”
Non le sembra, Franzoni, che la sua visione della situazione sia un tantino apocalittica?
“La definirei realistica, piuttosto” afferma deciso il segretario Uiltucs “soprattutto alla luce del fatto che il 99% di tutte le organizzazioni datoriali, anche quelle di settori produttivi colpiti dalla crisi ben più che le farmacie, hanno continuato ad accettare le procedure di confronto alla base della dialettica democratica di tutela degli interessi, mentre Federfarma pretende di rifiutarle impunemente e pure con qualche sprezzo, autorizzata in questo dal silenzio del Ministero. Mi sembra evidente che siamo di fronte a una situazione del tutto anomala e anche molto pericolosa.”
E i sindacati, in questa situazione, che ruolo hanno giocato?
“Quello di chi, rispettando le regole, correpurtroppo il rischio di uscirne, come si dice, cornuto e mazziato” risponde Franzoni, che è da soli sei mesi alla guida di Uiltucs e (guardandosi bene dall’esplicitarlo) sembra coltivare il pensiero che le sigle sindacali, forse, avrebbero potuto e forse anche dovuto provare ad alzare già da tempo il livello dello scontro. “I fatti sono lì a dire che noi abbiamo avuto fin qui anche troppa pazienza: abbiamo stabilito i primi contatti con la controparte già tre anni fa, alla scadenza del contratto, accettando di buon grado la richiesta di un congruo periodo di tempo necessario per una riflessione da parte di Federfarma. Poi, visto che di tempo ne stava passando più del lecito e del dovuto, sono partite le prime sollecitazioni ufficiali per un incontro. Che sono state del tutto ignorate. Quindi è partito l’appello al ministero. Ma tutto è stato inutile:, anche a fronte della nostra più volte rappresentata disponibilità a discutere il rinnovo del Ccnl con la necessaria flessibilità, alla luce di quelle criticità del settore che certamente non sfuggono nemmeno a noi. Eppure, niente da fare: il muro di Federfarma, con la complicità del ministero, resta graniticamente in piedi. E a questo punto è del tutto inevitabile, per noi sindacati, cambiare registro e atteggiamento.”
Al riguardo, informa Franzoni, ci sono già stati nei giorni scorsi i primi pour parler con le altre sigle sindacali (Filcams Cgil e Fisascat Cisl) per decidere le iniziative da assumere per uscire dal cul de sac di una trattativa in realtà mai neppure cominciata.
“Con il collega Danilo Lelli di Filcams, che ho incontrato la scorsa settimana, abbiamo condiviso la valutazione sull’atteggiamento di Federfarma, un autentico schiaffo, prima ancora che ai sindacati, alle legittime istanze e ai diritti dei dipendenti delle farmacie” spiega Franzoni. “Tra quei dipendenti, è il caso di ricordarlo, ci sono i farmacisti, ovvero quei professionisti di grandissimo valore dei quali, in altri tavoli e in altre circostanze e nelle dichiarazioni ai giornali, proprio Federfarma si riempie la bocca, inalberandoli come primo vessillo per garantirsi le riserve e le tutele che lo Stato ancora riconosce alla farmacia,esclusivamente in ragione di quella dimensione di presidio di sanità pubblica garantita dalla presenza e dal lavoro dei dipendenti in camice bianco e caduceo.”
“Sarebbe il caso, dunque, che i vertici di Federfarma recuperassero almeno un filo di pudore” continua Franzoni “spiegando per quale ragione i diritti di quei dipendenti, che sono poi l’asserito valore aggiunto specifico delle farmacie e l’elemento che le rende ciò che sono, possono essere esaltati a parole, ma calpestati nei fatti, con il rifiuto totale anche solo a discuterne. Insomma, se davvero i vertici del sindacato titolari pensano di poter continuare a usare, per giunta gratis, i farmacisti dipendenti delle farmacie come espediente dialettico da usare secondo necessità e convenienza, sappiano fin d’ora che proprio su questo terreno faremo partire la controffensiva sindacale.”
Con Lelli avete già individuato qualche prima iniziativa, al riguardo?
“È presto per fare anticipazioni, perché siamo alle prime fasi del confronto, che ovviamente coinvolgerà anche Fisascat” risponde Franzoni. “Quello che abbiamo ben chiaro è il terreno sul quale far partire le iniziative sindacali, che sarà inizialmente quello della comunicazione, per far sapere a tutti – a partire dal ministro Giuliano Poletti, che sembra non essersene ancora accorto – che in Italia c’è ancora chi pensa di poter declinare i diritti a senso unico, pensando ai propri e conculcando quelli altrui. Di più, al momento non sono davvero in condizione di dire.”
Se Federfarma, quali che siano le iniziative che voi sindacati porrete in essere, dovesse continuare a sostenere al sua presunta impossibilità a parlare di contratto se prima non sarà chiaro cosa accadrà con il ddl Concorrenza e non verranno risolti i problemi di convenzione e remunerazione, cosa pensate di fare?
“Troveremo sicuramente il modo di indurre il ministero del Lavoro a fare quello che colpevolmente non ha ancora fatto fin qui: costringere il sindacato delle farmacie private al rispetto di quel principio di civiltà politica che è il confronto delle parti a uno stesso tavolo, cardine della corretta interlocuzione delle parti sociali in materia e come tale irrinunciabile elemento di democrazia.”
E se il ministero continuasse a lavarsene le mani?
“Be’, allora sarà chiaro a tutti, più di quanto non lo sia già ora, che le note dichiarazioni del premier Renzi sulla inutilità di parlare con i sindacati non sono solo boutade per guadagnare le prime pagine, ma espressione di una scelta di campo di questo governo rispetto agli interessi da difendere” risponde senza alcuna esitazione Franzoni. “Ma mi rifiuto di credere che il ministero del Lavoro continui non fare niente per riavviare il tavolo delle trattative sul Ccnl delle farmacie, l’unico – a questo punto – a essere rimasto totalmente al palo. Perché, se come dice lei continuasse a lavarsi le mani della questione, ammetterebbe di antepone gli interessi dei padroni al rispetto delle regole e al rispetto dei lavoratori e dei loro diritti. Posizione che, in democrazia, può certamente essere legittima, anche se nel caso di specie del tutto discutibile. E che non sarebbe certamente neutra, né priva di reazioni e di rischi. Davvero il governo pensa di volere affrontare le une e gli altri?”