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martedì 17 Giugno 2025
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Gelli (Pd): “Sanità, Regioni con troppa libertà, la nostra riforma migliorerà la situazione”

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Roma, 8 ottobre – “Corruzione in sanità? Un problema grave che sottrae risorse ingenti ad un settore delicatissimo, anche se credo che Cantone abbia calcato un po’ la mano con affermazioni che faranno notizia. Questo governo, a ogni buon conto, ha già fatto cose importanti al riguardo, specie in materia di acquisti e appalti, dove si annida di più la corruzione, e con l’introduzione dei costi standard e delle centrali d’acquisto regionali.”

Intervistato ieri da l’Unità in occasione della sua partecipazione alla prima Giornata nazionale contro la corruzione in sanità, Federico Gelli (nella foto), responsabile nazionale sanità del Pd, ha commentato in questo modo i risultati emersi dall’indagine sulla percezione della corruzione nel settore sanitario realizzata da Transparency International Italia, Censis, Ispe-Sanità e Rissc, confermati con considerazioni dello stesso segno (e ancora più severe) dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone.

Nella sua disamina, Gelli sembra ricondurre i problemi del settore sanitario italiano (“Uno dei migliori del mondo”) alla responsabilità, in particolare, delle Regioni, che al momento hanno troppa libertà in materia di governo del settore della salute. “Alcune se la sono meritata” afferma Gelli “altre, ben otto,  invece  hanno creato buchi spaventosi e sono alle prese con piani di rientro che subiscono in primo luogo i cittadini con un calo dei servizi e un aumento dei costi.”

Un problema la quale, secondo Gelli, il governo avrebbe però posto riparo: “Nella riforma Costituzionale che avrà il referendum confermativo ad ottobre abbiamo fatto sparire la legislazione concorrente e diamo più forza al governo centrale” spiega il responsabile sanità del Pd al quotidiano. “Lo Stato avrà competenza esclusiva sulle ‘disposizioni generali  comuni’ e cioè sui principi in fatto di sanità e politiche socio-sanitarie. Alle Regioni rimangono in campo la programmazione e l’organizzazione dei servizi: in questo modo il governo si affianca alle Regioni.”

Il nuovo assetto previsto dalla riforma Boschi (sulla quale, come opportunamente ricordato da Gelli, si esprimeranno direttamente i cittadini nel referendum del prossimo autunno), a giudizio di molti commentatori  non sembra in realtà del tutto adeguato a uscire dall’impasse non tanto del “chi fa cosa”, ma di “chi è responsabile di che cosa”, ma il responsabile sanità del Pd tira dritto, affermando che con i  prossimi decreti delegati della riforma Madia della Pubblica amministrazione (che l’esponente Pd definisce “quasi rivoluzionari “) il governo risolverà anche il nodo del rapporto fra politica e nomine dei dirigenti delle strutture sanitarie, spesso approdo di politici usciti dai Palazzi e riciclati sul territorio.

Spezziamo il rapporto sanità-politica-territorio prevedendo che i direttori generali delle Ausl siano nominati per merito e titoli tramite un Albo nazionale che sarà rinnovato ogni due anni in modo che non siano più assoggettati alla politica locale, allontanando sempre più la politica dalle scelta sulla sanità” afferma Gelli, che poi – rispondendo a una domanda sugli scandali che hanno devastato la sanità lombarda – ribadisce la scelta di mantenere pubblico il sistema sanitario.

A mio avviso il governo della spesa sanitaria deve rimanere totalmente pubblico. Il governo regionale deve prevedere una corretta programmazione soddisfatta dal sistema pubblico, il privato può integrare alcuni servizi ma mai sostituirsi. Serve un corretto equilibrio” afferma il parlamentare Pd,  equilibrio che a suo giudizio certamente non caratterizza la sanità  modello Formigoni-Maroni che, conclude Gelli,  “è andata troppo in là e gli scandali lo dimostrano”  e di certo non può essere presa come esempio.

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