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martedì 16 Aprile 2024
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ll valore del “less is more”: quando la terapia più efficace è la non terapia

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Roma, 18 aprileIl concetto di “illusione terapeutica”, ovvero la sovrastimata capacità percepita dai medici di riuscire a identificare i trattamenti terapeutici più efficaci e sentirsi fin da subito risolutivi nell’approccio ai disturbi dei loro pazienti, anche in presenza di diagnosi incerta, ha favorito la diffusa inclinazione, nella pratica clinica, al cosiddetto “sovra-trattamento”, ovvero il proliferare di esami e prescrizioni inutili, che un po’ tutti i sistemi sanitari, da alcuni anni a questa parte, cercano di contrastare e razionalizzare con campagne di sensibilizzazione mirate, perché la terapia più efficace a volte può essere la “non-terapia”.

L’Aifa, in un editoriale a firma del presidente Mario Melazzini (nella foto) e del DG Luca Pani,  propone una riflessione sull’importante argomento, citando anche  due esempi di iniziative (Too much medicine del British Medical Journal e Choosing Wisely lanciata dalla fondazione dell’American Board of Internal Medicine) che promuovono una riduzione degli interventi superflui in medicina, tramite la divulgazione di raccomandazioni, aggiornamenti di letteratura, il coinvolgimento di società scientifiche e soprattutto quello degli stessi pazienti.

Spesso non è soltanto l’illusione terapeutica a influenzare le scelte degli operatori sanitari. osservano Pani e Melazzini. “Altre pressioni esterne, come quelle provenienti dai malati o dai loro familiari, concorrono a prescrizioni sovrastimate e a esami eccessivi […]  Perché l’aspettativa che si genera nello studio prima di una visita è ambivalente: c’è l’attesa di una diagnosi e una terapia da parte del paziente e l’inconscia consapevolezza di dover elargire una prescrizione da parte del medico, dettata anche e soprattutto dalla sua naturale volontà di poter curare il soggetto assistito. Un ingiustificato entusiasmo nel trattamento farmacologico da ambo le parti, […] cui spesso non fa seguito un altrettanto interessamento per i suoi esiti.”

Prendere coscienza di questa attitudine e imparare a riconoscerla e gestirla è un buon approccio all’applicazione di una medicina basata sulle prove. Tuttavia pensare di ridurre il sovra-trattamento inefficace semplicemente contenendo gli effetti dell’illusione terapeutica non basterebbe: “C’è bisogno di una strategia oggetto di future opportune ricerche” scrivono ancora Melazzini e Pani, facendo riferimento a un articolo di David Casarett dellla Perelman School of Medicine della University of Pennsylvania di Philadelphia, pubblicate  in un recente numero del New England Journal of Medecine. Una strategia  che razionalizzi in modo oggettivo e con nuovi strumenti l’eccessivo trattamento dei pazienti. È necessaria, in particolare,  una formazione nelle scuole di specializzazione sul tema dell’illusione terapeutica e la diffusione di una “cultura” medica che coinvolga non solo i clinici ma anche il resto degli attori inclusi nel processo di cura.

“Un approccio patient-centered e al contempo evidence-informed che bilanci l’attenzione particolare al singolo paziente e alle sue esigenze, con il costante raffronto delle scelte terapeutiche alle più ampie e aggiornate evidenze scientifiche” concludono i massimi vertici dell’Aifa. “Un metodo personalizzato anche da parte dell’operatore sanitario, che anche grazie alle raccomandazioni e linee guida delle campagne di sensibilizzazione a un ricorso responsabile ai trattamenti sanitari, arrivi a scegliere saggiamente rivedendo le proprie convinzioni, valutando prove e applicando i criteri euristici in modo obiettivo e rigoroso.”

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