Roma, 22 giugno – Sempre più in alto. È lo slogan che meglio sintetizza l’andamento della spesa farmaceutica in Italia, che continua a crescere e secondo tutte le previsioni, lungi dal fermarsi, salirà ancora in modo esponenziale: il solo arrivo sul mercato di nuovi farmaci innovativi e super costosi nei prossimi 5 anni potrebbe richiedere casse dello Stato ben 10 miliardi di euro in più.
A “dare i numeri”, come di consueto, è stata l’Aifa, che ieri ha presentato a Roma il Rapporto OsMed 2015. I dati di sintesi registrano una spesa complessiva pari 28,9 miliardi di euro, con un incremento (molto sostenuto) dell’8,6% rispetto al 2014, sul quale ha inciso in modo preponderante la somma di 1,7 miliardi spesa per acquistare le nuove molecole per l’epatite C. Ogni italiano l’anno scorso, in media, ha consumato più o meno 1,8 dosi di farmaci al giorno, se si considerano sia quelli somministrati negli ospedali sia quelli acquistati in farmacia. Circa tre quarti della spesa è stata a carico dello Stato, il resto (8,3 miliardi) l’hanno pagata i cittadini per avere farmaci di fascia A o C (quelli con ricetta, rossa o bianca, ma a carico del paziente) o di libera vendita.
Le farmacie hanno erogato 1,9 miliardi di confezioni, cioè lo 0,1 in più del 2014. I farmaci più prescritti sono quelli per il sistema cardiovascolare, seguiti da quelli per l’apparato gastrointestinale e per il metabolismo, poi da quelli del sangue e da quelli del sistema nervoso centrale. Ma a costare più di tutti sono gli antimicrobici, seguiti dagli antineoplastici. In Italia continuano a non sfondare i generici, nel senso che il 70% delle dosi consumate giornalmente sono di prodotti a brevetto scaduto ma in molti casi si tratta dei cosiddetti originator, che hanno ancora tre quarti del mercato.
Tra le Regioni, il Lazio registra i consumi maggiori (1.248,9dosi ogni 1000 abitanti die), seguito dalla Puglia (1.235,7 DDD/1000 ab. die) e dalla Sardegna (1.219,1 DDD/1000 ab. die). La spesa lorda pro capite è maggiore in Campania (222,5 euro pro capite), seguita da Puglia (214,8 euro) e Calabria (208,9 euro). “I medicinali per il sistema cardiovascolare si confermano la categoria maggiormente consumata dagli italiani, seguiti dai farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, dai farmaci del sangue e organi emopoietici e dai farmaci per il Sistema nervoso centrale” spiega Luca Pani, direttore generale dell’agenzia. “I medicinali a brevetto scaduto rappresentano quasi il 70% dei consumi” ed è “in aumento anche l’utilizzo dei biosimilari”, ha aggiunto Pani, “soprattutto delle epoetine (+49%) e della somatropina (+21,5%), con effetti positivi sulla spesa farmaceutica”.
Riguardo all’epatite C, sono quasi 50mila i pazienti trattati con i nuovi farmaci, costati come già anticipato 1,7 miliardi di euro nel 2015. Lo scorso anno, sottolinea il documento, sono stati avviati 31069 trattamenti, mentre il totale al 20 giugno è di 49715.
“Il principio attivo che si associa alla maggior spesa nel 2015 – scrive l’Aifa – è il sofosbuvir, con 14,69 euro pro capite, seguito dall’associazione di sofosbuvir e ledipasvir (7,13 euro pro capite).” Le Regioni con i maggiori consumi sono risultate Campania, Puglia e Sardegna, mentre i minori si sono registrati in Umbria, Provincia Autonoma di Bolzano e Piemonte.
“L’andamento dei consumi – ha chiarito Pani al riguardo – ci dice che i criteri adottati da Aifa non sono ancora saturati, ci sono ancora dei malati gravi che dobbiamo curare prima di adottare criteri meno stretti. È anche il segno che i criteri che abbiamo scelto sono appropriati”.
Continua a calare il consumo di antibiotici, anche se l’inappropriatezza nelle prescrizioni resta alta, sopra il 30%. Nel 2015 sono state consumate 22,8 dosi giornaliere ogni mille abitanti di antibiotici, con una riduzione, rispetto al 2014, del 2,7%.
Anche la spesa per questa categoria di farmaci ha fatto segnare una riduzione, rispetto all’anno precedente, del 3,2%, per un valore procapite pari a 14,77 euro. I consumi hanno continuato a mostrare un’ampia variabilità regionale e, in particolare, sono caratterizzati da un gradiente Nord-Sud. La Campania ha riportato il maggior consumo (32,5 Dosi (DDD)/1000 abitanti die), seguita dalla Puglia (29,8 Dosi/1000 ab. die), dalla Calabria (28,0 DDD/1000 ab. die) e dall’Abruzzo (26,0 DDD/1000 ab. die). La Provincia autonoma di Bolzano ha invece registrato il consumo più basso (14,4 DDD/1000 ab. die), seguita dalla Liguria (16,0 DDD/1000 ab. die), dal Friuli Venezia Giulia (17,4 DDD/1000 ab. die ) e dal Veneto (17,9 DDD/1000 ab. die).
“L’impiego inappropriato di antibiotici supera il 30% in tutte le condizioni cliniche studiate, un dato che appare in costante calo rispetto agli anni precedenti – scrive l’Aifa – In particolare, nel 2015 il 37,1% dei soggetti con diagnosi di affezioni virali delle prime vie respiratorie (influenza, raffreddore, laringotracheite acuta) ha ricevuto una prescrizione di antibiotico”.