Roma, 23 giugno – Massima disponibilità della Regione Lazio a individuare in tempi brevissimi un percorso che porti a risolvere in radice la controversa questione dei contratti di lavoro con configurazione atipiche (a partire dal cosiddetto tirocinio di formazione e orientamento), applicati anche in farmacia a giovani laureati iscritti all’Albo.
L’obiettivo – del tutto in linea con le richieste avanzate dall’Ordine professionale – è quello di rendere esplicito, individuando lo strumento normativo o regolamentare più opportuno ed efficace, il divieto per le farmacie di avvalersi di istituti contrattuali nati per altri ambiti e finalità, per impedire che diventino la scorciatoia per avvalersi di prestazioni professionali a basso conto, con tutte le criticità e conseguenze del caso.
Questo l’esito – pienamente soddisfacente – del convegno che gli Ordini dei Farmacisti del Lazio hanno tenuto ieri sera al Nobile Collegio Chimico Farmaceutico di Roma, proprio per accendere un riflettore su una questione sorta a seguito degli importanti provvedimenti legislativi in materia di lavoro, non sempre precisi e coerenti, succedutisi negli ultimi anni.
L’introduzione di nuovi strumenti contrattuali – tutti puntualmente ricordati dalla relazione con la quale Emilio Croce, presidente dell’Ordine di Roma, ha aperto il convegno – ha infatti determinato anche alcune zone d’ombra nelle quali si sono subito inseriti gli immancabili furbetti, fattispecie che alligna purtroppo in ogni ambito, farmacia inclusa, e che tende a moltiplicarsi in situazioni di crisi quale l’attuale.
Soprattutto negli ultimi mesi si sono così succedute le segnalazioni sull’inserimento in farmacia di laureati (in larghissima prevalenza giovani) “assunti” per un massimo di sei mesi con contratti di “tirocinio di formazione e orientamento” a bassissimo costo (non più di 500 euro al mese, più della metà dei quali a carico della Regione).
Prima che il fenomeno corra il rischio di allargarsi e prendere piede all’interno della categoria, arrivando a sostanziare nei fatti forme molto vicine allo sfruttamento dei colleghi gli Ordini del Lazio (con quello di Roma in testa) hanno voluto vederci chiaro, soprattutto per verificare se e quanto sia lecito e consentito impiegare in farmacia, come “tirocinanti” ancora in cerca di orientamento, giovani farmacisti che in realtà sono a tutti gli effetti professionisti abilitati e iscritti all’Albo.
Da qui l’idea di affrontare subito e in modo netto la questione, pubblicamente e con gli interlocutori direttamente coinvolti e interessati: Regione Lazio (che ha la responsabilità istituzionale di governare, sulla base dei principi stabiliti dalle norme e dalle linee guida nazionali stabilite da un accordo in Conferenza Stato-Regioni), ispettorato del Lavoro, Inps, sindacati dei lavoratori, rappresentanti delle farmacie private e di chi (come ad esempio i commercialisti) le affianca nelle scelte e decisioni di gestione.
Un’idea che ha pagato: gli interventi di Liliana Tessaroli (nella foto), dell’Assessorato al Lavoro della Regione Lazio, Maria Sandra Petrotta, direttore regionale dell’Inps, Ada Centonze, responsabile dell’Area Vigilanza 5 della Direzione territoriale del Lavoro di Roma, pur partendo da premesse diverse, sono tutti confluiti nella medesima conclusione: il “combinato disposto” delle norme stratificatesi in materia di lavoro a livello nazionale e nella successiva declinazione dalle Regioni è tale da precludere alle farmacie l’utilizzo di forme contrattuali come i tirocini di orientamento per “assumere” – verbo nella circostanza improprio – giovani laureati iscritti all’Albo. Non sarà un punto fermissimo, dal momento che, nel coacervo di norme, ne manca una che preveda espressamente un divieto in questo senso, ma è comunque un punto assolutamente e innegabilmente solido, più che sufficiente a sconsigliare la scelta di imboccare scorciatoie pericolose in materia di contrattualizzazione dei collaboratori delle farmacie.
Su questo, tutte le relatrici sono state estremamente chiare, fino al punto di esplicitare l’orientamento delle istituzioni competenti a intervenire per sanzionare – in modo severo e senza sconti – tutte quelle situazioni contrattuali poco chiare che, sotto la maschera di fattispecie come tirocini e stage formativi, dissimulano quelli che in realtà sono lavori di rapporto dipendente.
Va registrato come tutti i relatori, nei loro interventi, abbiano manifestato stupore (autentico, a giudicare dagli accenti) per l’iniziativa assunta dagli Ordini dei farmacisti del Lazio: “In genere, su questa materia abbiamo a che fare con rappresentanti di categorie che i problemi cercano di nasconderli e mantenerli nell’ombra” ha detto ad esempio Tessaroli, ma analoghe sottolineature sono venute dal presidente dell’ordine dei Commercialisti, Mario Civetta e dal segretario confederale Uil Guglielmo Loy. “Siamo sinceramente e molto positivamente stupiti dalla responsabilità, dal coraggio e dalla voglia di chiarezza dell’Ordine dei farmacisti su una questione delicata e importante qual è quella dei rapporti di lavoro all’interno delle farmacie” ha osservato ancora l’esponente dell’assessorato al Lavoro del Lazio, che ha poi garantito la massima attenzione alle istanza espresse dagli Ordini dei farmacisti laziali: “Le norme, in realtà, nella nostra Regione già ci sono, ma se – per il caso delle farmacie – si dovessero rendere necessarie ulteriori e più specifiche indicazioni c’è la massima disponibilità a individuarle insieme e attendiamo vostre proposte al riguardo” ha detto Tessaroli, ricordando anche che la Regione Lazio, in Conferenza Regioni, è il coordinatore vicario della IX Commissione Istruzione, Lavoro, Innovazione e Ricerca, che si occupa appunto della materia.
“In Conferenza Regioni ci stiamo occupando proprio di questi temi” ha spiegato la dirigente dell’Assessorato “ed è evidente che se in tempi brevi riusciremo a individuare una buona soluzione per eliminare in radice i problemi sollevati dagli Ordini dei farmacisti del Lazio in questo convegno, la condivideremo con le altre Regioni e cercheremo di farla diventare un’indicazione comune su tutto il territorio nazionale.”
Si tratterà, dunque, di dare subito seguito in sede operativa al confronto di ieri: Michele Baldi, consigliere regionale intervenuto in apertura su delega dell’assessore al Lavoro Lucia Valente, ha assicurato la massima disponibilità della Regione ad affrontare e risolvere, “nel segno della trasparenza e della massima chiarezza, per spazzare via tutte le situazioni anomale in materia di lavoro”, i problemi sollevati dagli Ordini dei farmacisti, anche in un tavolo comune e – sulla base di questa disponibilità pubblica, poi subito confermata dalla dirigente dell’assessorato, gli organismi professionali del Lazio si muoveranno fin da subito per arrivare a un risultato concreto, indicato con molta chiarezza da Croce al termine della sua relazione introduttiva: “Siamo convinti che, anche ai sensi del codice deontologico della nostra professione, avvalersi in farmacia del lavoro di colleghi laureati utilizzando forme contrattuali atipiche come tirocinio formativo, lavoro accessorio con voucher, collaborazioni coordinate e continuative, costituisce un’anomalia che va oltre il limite franco della legalità” ha infatti ribadito Croce.”Proprio per questo bisogna fare in modo di impedire che esse vengano utilizzate. Il fenomeno dell’impiego in farmacia di contratti che, in realtà, alla fine si sostanziano in forme di sfruttamento e concorrenza sleale contraria a tutti i valori e principi della professione deve essere stroncato.”
Una conclusione sulla quale ha convenuto il presidente di Federfarma Lazio, Osvaldo Moltedo: “Il fenomeno del ricorso improprio, in farmacia, a forme contrattuali atipiche non è molto ampio” ha detto il rappresentante dei titolari “ma non v’è dubbio che è bene intervenire subito, per chiarire immediatamente le cose e impedire che abbia spazi per crescere. Federfarma Lazio, dunque, non può che essere d’accordo sulla linea di trovare gli strumenti, sotto forma di norme e paletti più precisi, utili a impedire ogni anomalia”.
A restituire il senso complessivo dell’iniziativa ha provveduto Roberto Pennacchio, delegato regionale Fofi e presidente dell’ordine di Latina, presente ai lavori insieme ai colleghi presidenti di Frosinone (Lucio Pantano), Rieti (Pierluigi Cortellini) e Viterbo (Salvatore Menditto).
“Se c’è un denominatore comune che unisce i farmacisti, è la loro capacità di riuscire a farsi mae da soli” ha detto Pennacchio “ponendo in essere comportamenti poco ortodossi che, alla fine, comunque li si voglia giudicare finiscono sempre per essere privi di senno, oltre che di senso. Non è facile, ma bisogna avere il coraggio dell’autodenuncia, un coraggio che gli Ordini del Lazio oggi hanno dimostrato, anche per ricordare a tutti che gli Ordini servono, in primo luogo, a tutelare i cittadini, prima della categoria. Per questo il convegno di oggi è anche un’occasione per un invito accorato a tutti i colleghi per stroncare tutti quei comportamenti contrari non solo alle leggi e ai principi della nostra professione, ma anche alle sue convenienze. Perché anche pochi farmacisti “furbetti” finiscono per macchiare indelebilmente l’immagine, il decoro e la rispettabilità dell’intera professione. E non possiamo né dobbiamo permetterlo, anche per dare spazio e pretesti ai molti che aspettano solo i nostri passi falsi per farne il grimaldello di liberalizzazioni e quant’altro.”