Roma, 1 luglio – Per il 56 per cento degli europei e ben il 60 per cento degli italiani gli antibiotici sono farmaci che “uccidono i virus”. Il dato (segnale di una diffusa ignoranza) registrato da un sondaggio di Eurobarometer basta e avanza per spiegare perché il fenomeno dei batteri antibiotico-resistenti abbia potuto affermarsi con tanta velocità e ampiezza: sono farmaci che usiamo troppo e decisamente male.
Dopo un calo registrato tra il 2009 e il 2013 (dal 40% al 35%), l’uso di antibiotici nei Paesi della Ue nel 2016 è rimasto sostanzialmente stabile agli stessi livelli. Sono infatti 34 su 100 gli europei che dichiarano di aver assunto antibiotici negli ultimi 12 mesi.
Il sondaggio di Eurobarometer rileva che “l’uso di antibiotici varia considerevolmente tra Paesi e tra i diversi gruppi socio-demografici”. La grande maggioranza del campione intervistato (84%) indica nei medici il primo riferimento e la fonte più affidabile di informazioni sugli antibiotici e sono ancora di più coloro che proprio al medico si rivolgono per ottenere questi farmaci, anche se “rimane una minoranza persistente (5% di coloro che assumono antibiotici) che ne fanno uso senza prescrizione, contrariamente alla raccomandazione Ue che tutti gli antibiotici negli Stati membri siano erogati solo su prescrizione medica”.
Le malattie per le quali si ricorre con maggiore frequenza agli antibiotici sono quelle “classiche” della stagione invernale: bronchite, influenza e il mal di gola. Il consumo più alto si registra a Malta (48%) e in Spagna (47%), ma l’Italia segue dappresso (è quarta con il 43%), mentre quello più basso è appannaggio di Svezia (18%) e Paesi Bassi (20%). Rispetto al 2013, sono proprio la Spagna (+9%) e l’Italia (+7%) i due Paesi che, in controtendenza, hanno registrato il maggior aumento dei consumi.
Emerge anche una differenza di genere, con le donne più inclini (37%) ad assumere antibiotici rispetto agli uomini (31%) e differenze analoghe si registrando tra le persone con bassi livelli di istruzione e con maggiori difficoltà economiche, che assumono più antibiotici rispetto ai più istruiti e “benestanti”.
La rilevazione di Eurobarometer ha anche sottoposto al campione intervistato un semplice questionario di quattro domande (eccole: Gli antibiotici uccidono i virus?; Gli antibiotici sono efficaci contro raffreddori e influenza? Uso non necessario di antibiotici li fa diventare inefficaci ? L’assunzione di antibiotici ha spesso effetti collaterali, quali diarrea?) allo scopo di verificare il grado di conoscenza di questi farmaci e dei rischi che il loro uso improprio comporta. Davvero sconfortanti i dati che sono emersi: meno di un quarto (24%) degli europei intervista ha risposto esattamente a tutte e quattro le domande sugli antibiotici, con una media europea di risposte corrette di 2,5 su 4. Cifre simili a quelle registrate nel 2013.
Noi italiani facciamo purtroppo una figuraccia, attestandoci in fondo alla classifica con una media di risposte corrette di 1,9 su 4 e con solo l’11% degli intervistati che ha risposto correttamente, dati in calo vertiginoso rispetto alla precedente rilevazione del 2013.
Il 60% degli italiani intervistati è convinto che “gli antibiotici uccidano i virus”, il 38% crede che siano “efficaci contro raffreddori e influenza” e il 21% del campione è convinto che si possa interrompere il trattamento con antibiotici “quando ci si sente meglio”. Un disastro, insomma, che fa il paio con altri dati desolanti su scala continentale: meno della metà degli europei (43%) sa che gli antibiotici sono inefficaci contro i virus, e poco più della metà (56%) sa che sono inefficaci contro raffreddori e influenza. E sapere che,
in generale, l’84% degli europei sono consapevoli del fatto che l’uso non necessario di antibiotici li fa diventare inefficaci e più o meno altrettanti (82%) sanno che si deve solo smettere di prendere gli antibiotici dopo aver preso tutte le dose prescritta come indicato, non basta davvero ad alleggerire la gravità della situazione.
Un altro dato del sondaggio di Eurobarometer interviene a chiarire una delle possibili ragioni della “ignoranza” degli europei in materia di antibiotici: solo un terzo (33%) degli intervistati ha riferito di aver ricevuto informazioni sul non prendere antibiotici inutilmente negli ultimi 12 mesi. Ma la media non la dice tutta sullo stato delle cose: se infatti in Finlandia la percentuale è attestata su un confortante 68%, in Italia precipita a un agghiacciante 15%. eppure, il ruolo positivo dell’informazione è riconosciuto: un terzo (34%) degli intervistati che hanno ricevuto informazioni sull’abuso di antibiotici dice che l’informazione ha cambiato le loro opinioni su questi farmaci.
“La sfida rimane la capacità di fornire informazioni efficaci per gli europei che attualmente hanno una bassa conoscenza e consapevolezza e che sono anche più propensi a usare antibiotici e usarli correttamente” conclude il rapporto di Eurobarometer. La mancanza di cambiamento da quanto rilevato dalla precedente indagine 2013 “suggerisce che un rinnovato sforzo è necessario per cambiare la consapevolezza e il comportamento del pubblico. Gli europei sono consapevoli del fatto che l’azione per affrontare la resistenza antimicrobica è necessaria a tutti i livelli, con il 35% a favore di un’azione a livello globale ed europeo, il 28% a livello nazionale o regionale, mentre il 19% considera esso deve essere affrontata a livello individuale o all’interno della famiglia”.