Roma, 12 giugno – “Il prezzo di vendita al pubblico attualmente fissato per la cosiddetta Cannabis terapeutica rischia di compromettere la possibilità per le farmacie di realizzare le preparazioni magistrali a base di questa sostanza, a danno dei pazienti. L’importo di 9 euro al grammo, stabilito dal Ministero della Salute con il decreto pubblicato lo scorso 3 giugno, è infatti inferiore a quello richiesto dai distributori per questa sostanza“.
Questo l’appello che l’intero comparto delle farmacie, con la federazione professionale in testa, ha indirizzato alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin (nella foto) con una nota congiunta (firmata da Federfarma, Assofarm, Farmacieunite, Sifap, Asfi e Utifar, oltre alla stessa Fofi), con la richiesta di un incontro urgente “per trovare rapidamente un’efficace soluzione alle attuali criticità”.
Richiesta peraltro immediatamente accolta da Lorenzin, che già nel corso della settimana convocherà le rappresentanze dei farmacisti per affrontare il problema che – come ricordato dalle sigle del comparto, che in una nota successiva hanno subito ringraziato la ministra per la disponibilità e sensibilità dimostrate, “tocca direttamente la salute delle persone, in particolare le più fragili”.
La questione del prezzo troppo basso della cannabis terapeutica era già stato segnalata dalla Fofi, interpellata dal ministero della Salute ai sensi del Tuls del 1934 nella fase di istruttoria del provvedimento di fissazione del prezzo nazionale. Nell’occasione, la federazione professionale aveva già espresso un parere difforme rispetto alla quotazione proposta, spiegando in una nota che, sulla base delle verifiche effettuate, il prezzo indicato dal dicastero differiva da quello praticato effettivamente alle farmacie dalle principali aziende distributrici. Con il risultato che, pagandola 9 euro al grammo, i farmacisti si troverebbero a pagare la cannabis a un prezzo superiore a quello della preparazione magistrale stessa, operando in perdita.
Il caso cannabis è stato anche l’occasione per riaprire la vexata quaestio dell’aggiornamento della Tariffa nazionale dei medicinali, che – a termini di legge – andrebbe aggiornata ogni due anni per allineare gli importi all’andamento del mercato. Se non che la Tariffa e i suoi prezzi sono fermi dal 1993, rendendo “sempre meno sostenibile economicamente la realizzazione delle preparazioni magistrali da parte delle farmacie, con un crescente disagio per i pazienti”, come scrivono le sigle del comparto alla ministra.
“È il caso di ricordare che i destinatari delle preparazioni sono in maggioranza pazienti fragili – neonati, bambini, persone affette da malattie rare – i cui bisogni clinici non trovano risposta nel farmaco di produzione industriale” si legge ancora nella nota, che conclude osservando che in tempi di personalizzazione della medicina “è grave che uno dei principali strumenti per adattare le terapie ai bisogni individuali del paziente sia reso impossibile per motivi economici. Quello della cannabis, in definitiva, è solo il caso più recente di prezzo inadeguato: la revisione della Tariffa nazionale, come previsto peraltro dalle leggi vigenti, non è più rinviabile”.