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venerdì 29 Marzo 2024
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Crimi: “Giornalisti, abolizione dell’Ordine all’odg”. Fnomceo: “Gli Ordini non si toccano”

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Roma, 24 settembre  – La dichiarazione resa nei giorni scorsi dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Vito Claudio Crimi, nel corso di interrogazioni a risposta immediata in commissione Cultura della Camera, secondo il quale “l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti è un tema all’ordine del giorno del governo”, ha suscitato immediate (e preoccupate) reazioni nel mondo ordinistico. Dove si teme che l’attacco all’organismo di rappresentanza professionale dei giornalisti altro non sia che la breccia attraverso la quale il governo si accinga a sferrare un attacco all’intero edificio delle professioni regolamentate.

A paventare il rischio e lanciare l’allarme è in particolare la Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) che nelle dichiarazioni del sottosegretario  Vito Crimi (che ha la delega dell’Editoria) intravvede una minaccia. Per il presidente Filippo Anelli (nella foto) gli Ordini professionali “lungi dall’essere strumenti coercitivi, restrittivi della libertà del sistema, sono invece garanzie che lo Stato ha voluto a tutela proprio delle libertà e dei diritti dei cittadini. L’Ordine dei giornalisti è infatti garante dell’articolo 21, sulla libertà di stampa e di manifestazione del pensiero e delle opinioni, così come l’Ordine dei medici e gli altri Ordini delle professioni sanitarie sono posti a guardia dell’articolo 32, sulla tutela del diritto alla salute».

Iscriversi a un Albo professionale, continua Anelli,  “significa ben più che pagare una tassa. Vuol dire entrare a far parte di una comunità professionale che condivide principi e valori e che si detta autonomamente regole per concretizzare tali valori nell’interesse dei cittadini, dello Stato, della professione stessa nel senso più alto”.

“Iscriversi a un Albo significa accettare, in nome di un interesse più elevato, quello della collettività, di essere sottoposto non solo, come tutti i cittadini, alla responsabilità civile e a quella penale” spiega ancora il presidente della Fnomceo “ma anche a quella etica e deontologica, a volte persino più restrittiva delle altre due, ma fondamento essenziale e ineludibile dell’esercizio della professione. E vuol dire farlo con orgoglio, tenendo sempre fede a quelli che per il medico sono il Giuramento e il Codice, per il giornalista sono le norme e i doveri dettati dalla deontologia».

“Noi medici non siamo contrari alle riforme, così come non lo sono i giornalisti, siamo stati anzi noi per primi a volerci riformare indicendo gli “Stati generali della professione” precisa il presidente dei medici, che conclude annunciando invece la più ferma opposizione  “a qualunque tentativo di smantellare o anche solo indebolire gli Ordini intesi come comunità etiche a garanzia dei diritti e delle libertà dei nostri cittadini”.

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