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venerdì 19 Aprile 2024
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Le parafarmacie a Di Maio: “Quelli di ora non facciano come quelli di prima”

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Roma, 26 ottobre – Dopo i polemici botta e risposta dei giorni scorsi tra Unaftisp, Mnlf-Culpi e Fnpi  in ordine alle possibili soluzioni del nodo-parafarmacie, ennesima dimostrazione delle spaccature  esistenti nel mondo della rappresentanza degli interessi degli esercizi di vicinato, ieri è stata un’altra delle associazioni  di categoria (ognuna delle quali, prima o poi, dovrà pur certificare in modo convincente la consistenza reale della propria asserita rappresentatività) a far sentire la sua voce.

Si tratta della FederFarDis,  il cui presidente  Paolo Moltoni ha indirizzato una lettera  al vicepresidente del Consiglio dei Ministri e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio (nella foto). Tema, ovviamente, la difficile situazione delle parafarmacie, sostanzialmente abbandonate a se stesse dalla politica e lasciate in mezzo a un guado dopo la legge istitutiva del 2006. Quella di Moltoni è una vera e propria sfida lanciata al “governo del cambiamento” e, in particolare, al capo politico del movimento nato con il dichiarato obiettivo di  “costruire una nuova Italia”. Traguardo che, scrive Moltoni, non può essere certamente raggiunto “percorrendo vecchie strade che portano chi con diritto vuole esercitare la professione per la quale si è laureato, a trovare muri invalicabili”.

Moltoni ripercorre le ragioni che, a suo giudizio, hanno portato le parafarmacie, “primo anello della catena per uscire da una logica monopolistica centenaria”, ad avvitarsi in una crisi che ancora non riesce a trovare soluzione, individuandole soprattutto nelle resistenze opposte dalla “lobby dei titolari di farmacia”  per “impedire che il processo potesse giungere a compimento tanto da, pur di mantenere la rendita di posizione, caldeggiare l’apertura al capitale nella proprietà delle farmacie spacciando la disponibilità al mondo della finanza come segno tangibile di apertura a nuovi attori nel mercato del farmaco”.

La stessa lobby dei titolari, scrive Moltoni, “oggi alza grida di minaccia al suo futuro proprio in virtù di tale apertura alla finanza nella speranza di vederne ridimensionare il ruolo da parte di una politica compiacente, e tale paventata minaccia viene sbandierata come argomento per opporsi al legittimo riconoscimento della completa professionalità al farmacista che opera al di fuori delle mura della farmacia”.

A giudizio di Moltoni, la stategia dei titolari di farmacia ha evidentemente funzionato, almeno fin qui, dal momento che “politica e i governi che si sono avvicendati hanno disatteso gli impegni”, come ad esempio quello del delisting, e mostrandosi   “sordi a ogni istanza volta a porre fine alla discriminazione professionale del farmacista che opera in parafarmacia rispetto al farmacista operante in farmacia, con il quale condivide percorso formativo e abilitazione alla professione”.

Il presidente di FederFarDis osserva come i politici e i governi precedenti (indicati con la locuzione “quelli di prima” utilizzata dallo stesso Di Maio), dopo aver mostrato apparenti sensibilità e disponibilità nei confronti dei problemi delle parafarmacie, al momento delle decisioni concrete si sono defilati, trincerandosi dietro la necessità di “una soluzione condivisa tra le parti”  (farmacisti titolari di farmacia e farmacisti titolari di parafarmacia) che, ovviamente, non è stata fin qui trovata e con ogni probabilità ben difficilmente potrà esserlo in futuro.

Moltoni, però, più che a ciò che non è stato fatto da “quelli di prima”, solleva il problema di quali siano le intenzioni reali di “quelli di ora”, e al riguardo incalza Di Maio con una serrata serie di domande: cosa faranno quelli  “cui noi e le nostre famiglie abbiamo dato fiducia? Quelli del cambiamento? Quelli che dovevano prendere le distanze dalle lobbies? Quelli vicini ai discriminati? Quelli che dovevano dare dignità a coloro che erano stati maltrattati e illusi da quelli di prima?”  Il presidente di FederFarDis si dà una prima, sconsolata risposta: “Ebbene, mimando quelli di prima, anche quelli di ora hanno mostrato grande apertura e disponibilità in fase interlocutoria per poi ritirarsi nel consueto politichese”, con l’invito a  “trovare una soluzione condivisa”, abdicando anch’essi, in questo modo, “al ruolo politico e legislativo che gli compete, trasferendolo alla volontà della lobby della farmacia che ha un solo obiettivo: l’annichilimento della realtà parafarmacia”.

Citando un passo della lettera che Di Maio ha letto la settimana scorsa al Circo Massimo in occasione della Festa M5S, Moltoni ricorda al vicepremier grillino che la vera sfida è costruire una nuova Italia “che sia a misura di persona e non di partito, in cui vigono nuovi diritti inalienabili e dove i vecchi privilegi sono stati debellati”. Ma, conclude Moltoni, “una nuova Italia si costruisce avendo davvero il coraggio di cambiare le cose, quel coraggio di realizzare i cambiamenti presentati nei primi 5 anni in Parlamento quando si era ‘adolescenti’ e, ora che il MoVimento è ‘cresciuto’, buttati in un cassetto e dimenticati”.

 

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