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venerdì 29 Marzo 2024
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Diretta-Dpc, da Sifo documento per scelte fondate, al di là di istanze sindacali e polemiche su sprechi

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Roma, 13 novembre – La scelta delle modalità distributive dei farmaci in regime di Ssn non può essere fatta rientrare in uno schema da derby calcistico, con opposte fazioni che tifano per la distribuzione diretta o per quella per conto, ciascuna sostenendo la propria “squadra” a prescindere,   senza considerare quale siano il significato, il senso e gli obiettivi complessivi della partita che si sta giocando.

Questo, in buona sostanza, il richiamo che Simona Serao Creazzola, presidente della Sifo (nella foto), la Società italiana di Farmacia ospedaliera e dei Servizi farmaceutici delle Aziende sanitarie, ha lanciato ieri, intervenendo in un dibattito ormai annoso, ma che negli ultimi tempi ha ripreso vigore, talvolta esondando dal suo alveo,  che è quello della visione di insieme del percorso del paziente.

“Devo sottolineare che alcune dichiarazioni, che tra le altre cose rilanciano e riportano dati che non appaiono puntualmente verificabili, si presentano più come rivendicazioni sindacali, che come puntuali, accreditate e ragionate prese di posizione a vantaggio dei cittadini e del Ssn” afferma al riguardo Serao Creazzola. Evidente, ancorchè non esplicitato, il riferimento ad alcune recenti dichiarazioni rese dai rappresentanti delle farmacie di comunità in ordine al fenomeno degli  “ingenti quantitativi di farmaci forniti dalla Asl  per terapie di interi mesi, che rimangono inutilizzati nelle case dei pazienti deceduti o ai quali, semplicemente, il medico ha cambiato la cura”.

Serao Creazzola ricorda che il tema della distribuzione è da molto tempo all’attenzione della Sifo. “Per la nostra società, come già ampiamente affermato negli anni, ciò che conta è la sicurezza delle cure e l’equilibrio del sistema, non la modalità o il protagonismo di chi distribuisce” ha detto infatti la presidente dei farmacisti ospedalieri.

“Le farmacie ospedaliere e le farmacie territoriali del Ssn sono impegnate a perseguire l’appropriatezza d’uso dei farmaci ed insieme alle farmacie di comunità assicurano un efficace percorso assistenziale nell’ambito della continuità ospedale-territorio. Per questo, la nostra posizione non è, e non sarà ‘pro Dpc o pro Dd’, bensì a tutela della salute del paziente e della sostenibilità del Ssn” puntualizza la presidente dei farmacisti ospedalieri.  “Proprio per offrire alle istituzioni sanitarie dati certi e così creare un modello di riferimento in grado di rappresentare la varietà delle situazioni in cui vivono i cittadini e le strutture sanitarie, abbiamo sviluppato, già dallo scorso anno e con gli altri soggetti direttamente coinvolti nella distribuzione del farmaco, un lavoro di analisi e confronto che ha come scopo quello di esprimere un documento da porre a disposizione delle istituzioni”.

Serao Creazzola ricorda che proprio la Sifo è stata la prima sigla professionale a occuparsi di diretta e distribuzione per conto e, al riguardo, richiama quanto  già affermato in occasione  del XXXVII Congresso della società, quando era stato evidenziato come  “il centro della discussione non è chi effettua la distribuzione dei farmaci, o dove viene fatta: i farmacisti ospedalieri e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie operano a tutela della salute e quindi quello che più conta per loro è il fatto che il sistema rimanga in equilibrio per garantire a tutti le cure più adeguate”.

In accordo con questo principio, la Sifo, in collaborazione con la Scuola Superiore S.Anna di Pisa, aveva appunto promosso, già a fine 2016, l’istituzione di un tavolo di confronto e di lavoro con le altre sigle della filiera, coinvolgendo Fofi, Federfarma, Assofarm, Farmacieunite, Adf, Federfarma Servizi, Assoram e Sinafo, aprendolo anche alla partecipazione di Cittadinanzattiva.

“L’obiettivo del tavolo” ha ricordato Serao Creazzola “è stato quello di raccogliere dati e riflessioni utili per giungere poi ad elaborare un Documento Sifo, capace di indicare una metodologia di riferimento per selezionare la modalità distributiva dei farmaci più appropriata, sulla base di due dimensioni di indicatori fondamentali: l’economicità del processo distributivo e l’equità nell’accesso ai farmaci. Un obiettivo perseguito nella consapevolezza che non necessariamente esista un modello che è preferibile sempre, in ogni contesto regionale e che le diverse dimensioni vadano indagate contemporaneamente”.
È il caso di ricordare, al riguardo, che il tavolo ha in verità coltivato l’ambizione (dichiarata) di arrivare a definire una posizione condivisa della filiera sul tema, obiettivo che però – almeno per quanto è stato dato sapere dopo gli ultimi incontri del tavolo prima dell’estate e ora sembra confermare il riferimento a un documento siglato dalla sola Sifo – non è stato evidentemente raggiunto.
“Spostare, come abbiamo visto in questi giorni, un problema così complesso come quello della distribuzione del farmaco, a rivendicazione sindacale o ‘a scandalo economico’ in riferimento ai farmaci inutilizzati”  osserva la presidente della Sifo “è tentativo comprensibile ma pericoloso di ridurre un problema molto vasto”.  E ciò, spiega Creazzola, perché “in certe situazioni regionali e territoriali la distribuzione diretta  ha mostrato la sua rilevanza, in altre è la Dpc che mostra una performance più efficace”. Per la presidente della Sifo, inoltre,  “è necessario  considerare tutti i fattori in gioco nella gestione del farmaco lungo il processo distributivo, fattori che vanno dalla tipologia di farmaco alla distanza che il paziente deve coprire per arrivare al punto distributivo”.
Serao Creazzola sottolinea anche le peculiari necessità della distribuzione dei farmaci innovativi, che  necessitano di una filiera di controllo continuo della terapia. “In prima istanza è necessario garantire un monitoraggio di alto livello che debba coinvolgere il medico prescrittore, la farmacia dell’ospedale/servizio farmaceutico territoriale, il medico di base, la farmacia aperta al pubblico nella comunità, nelle diverse fasi” afferma al riguardo la presidente Sifo. “Assumere, in prima battuta, una terapia innovativa sotto il controllo dell’unità ospedaliera che ha stabilito la terapia stessa, non può che essere di beneficio per la tenuta sotto controllo dei parametri e della salute del paziente. Potrà seguire poi una farmacovigilanza stretta da parte di tutti i professionisti presenti nel percorso di cura, unitamente ad attività di distribuzione e consiglio al paziente e alla famiglia”.
Serao Creazzola conclude quindi riaffermando  “la necessità di una posizione scientificamente e professionalmente solida, rifiutando il ricorso ad allarmismi scandalistici” ed esprimendo la convinzione che il  documento sulla distribuzione elaborato dalla Sifo “potrà rappresentare uno strumento utile e pratico da restituire alla riflessione degli organismi decisionali per un auspicabile approccio multidimensionale e multidisciplinare che valuti i modelli distributivi, come le tecnologie disponibili, attraverso più dimensioni: efficacia, sicurezza, costi, impatto sociale ed organizzativo e le relative conseguenze delle scelte sul sistema salute dei territori”.

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