Una volta approvata definitivamente e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, la controversa legge di bilancio per il prossimo anno sarà passata al setaccio fine delle autorità europee: il 1° febbraio è infatti la data limite entro la quale Eurogruppo ed Ecofin devono esprimersi sulla procedura. Questa, almeno, era la scadenza (prima del faticoso accordo tra Italia e Bruxelles) entro la quale l’Europa avrebbe ufficializzato le proprie decisioni in merito alla paventata apertura della procedura infrazione. L’accordo intervenuto tra autorità europee e governo italiano ha al momento scongiurato l’infausta ipotesi, ma non ha ovviamente sterilizzato l’esame del provvedimento in sede europeo: da qui a fine gennaio, la manovra e i suoi effetti saranno dunque esaminati riga per riga dalla Commissione Ue, che con ogni probabilità (a giudicare da alcune dichiarazioni, in particolare di Juncker e Moscovici) userà nell’occasione lenti molto potenti e calcolatrici perfettamente tarate per valutare gli effetti (anche in termini di scadenze temporali) delle misure contenute nella legge di bilancio “del cambiamento”, in particolare quelle relative ai due provvedimenti simbolo della sessione di bilancio: il reddito di cittadinanza, bandiera del Movimento 5 Stelle, e il superamento della legge Fornero con l’introduzione del criterio della quota 100, cavallo di battaglia della Lega. I due provvedimenti, come è noto, non sono nella legge uscita da Palazzo Madama, ma finiranno in appositi decreto collegati alla manovra e sono dunque spostati in avanti.
Da qui ad allora, se c’è una cosa sulla quale si può agevolmente scommettere è che i contenuti e le cifre dei due capisaldi della legge (già al centro di un balletto che ha portato a rivederne in modo importante ma ancora non del tutto chiaro le platee degli interessati e i relativi stanziamenti, con ripercussioni sugli stessi obiettivi originari di entrambe le misure) saranno scaturigine di una ridda di polemiche, con ogni probabilità interne alla stessa maggioranza. Dove se dalla parte grillina c’è chi non ha per niente gradito che il paletto del deficit fissato al 2.04% (in luogo dell’originario 2,4) abbia ridotto di 1,9 miliardi i fondi a disposizione del reddito di cittadinanza (che disporrà di 7,1 mliardi anzichè i 9 originariamente previsti), dalla parte leghista non mancano i mal di pancia per la riduzione dei fondi per gli oneri di quota 100, passati da 6,7 miliardi a quattro circa. Ciò dovrebbe portare a un avvio della riforma della legge Fornero a primavera, e sempre a marzo – per quanto sembra di capire – è prevista la partenza del reddito di cittadinanza. I due partner di governo, almeno ufficialmente, escludono che per le due misure caposaldo della “manovra del cambiamento” possano esservi problemi, pur ammettendo qualche effetto sulla tempistica. Si vedrà.
Intanto, sindacati e opposizioni (che danno comunque la sensazione di essere finite in un angolo) annunciano manifestazioni di protesta. Se Forza Italia boccia senza appello la manovra, il Pd ha deciso di organizzare un presidio davanti a Montecitorio per il 29 dicembre. Anche Cgil, Cisl e Uil stanno organizzando una grande manifestazione in gennaio contro i tagli alle pensioni e al volontariato. Oggi, intanto, scendo in piazza gli Ncc, ovvvero gli operatori del noleggio con conducente. Una delegazione porterà al Quirinale un’istanza rivolta al presidente della Repubblica, con la richiesta di non firmare il decreto che ha recepito l’emendamento che limita i noleggi, stralciato dalla manovra in Senato.
