
Sperimentazione farmacia dei servizi, in Stato-Regioni il riparto dei 36 milioni
Roma, 5 marzo -L’appuntamento è tra due giorni, in occasione della Conferenza Stato-Regioni del prossimo 7 marzo, quando tra gli argomenti all’ordine del giorno figurerà anche il decreto del ministero della Salute con il riparto complessivo dei 36 milioni destinati alle nove Regioni (Lazio, Piemonte, Puglia, Lombardia, Emilia Romagna, Sicilia, Veneto, Umbria e Campania) che nel triennio 2018-2020 sperimenteranno la “farmacia dei servizi”, ovvero le prestazioni professionali e le funzioni assistenziali previste dal Dlgs n.153/2009 e dai successivi decreti attuativi del 2011. Dovrebbe trattarsi dell’ultimo step prima dell’avvio concreto (ancorché ancora sperimentale) di misure che la farmacia italiana attende da un decennio.
Lo stanziamento dei 36 milioni, come si ricorderà, venne disposto con la Legge di bilancio 2018. Nella primavera successiva, con un decreto del ministero della Salute (pubblicato in assoluta anteprima da RIFday , che poi, sempre in anteprima, anticipò anche la versione del provvedimento trasmessa ai presidenti regionali per le previste valutazioni e osservazioni) vennero indicate le nove Regioni teatro della sperimentazione: Lazio, Piemonte e Puglia nel 2018, Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia nel 2019 e Veneto, Umbria e Campania nel 2020.
Il ministero, nel redigere la versione definitiva del decreto, ha poi tenuto conto delle modifiche richieste dalle Regioni e, in particolare, della proposta di ripartire i 36 milioni della “farmacia dei servizi” tra le nove Regioni scelte per la sperimentazione in base alla quota di accesso al Fsn.
I criteri del riparto prevedono che per il 2018 vengano stanziati sei milioni, somma che sarà ripartita tra Lazio, Piemonte e Puglia sulla base della quota capitaria di accesso al Fondo sanitario 2018. Per il 2019 lo stanziamento è invece di 12 milioni, tre dei quali andranno alle appena ricordate Regioni che hanno iniziato la sperimentazione nel 2018, mentre i restanti nove milioni andranno a Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia, sempre sulla base della quota di accesso al Fondo sanitario 2018. La quota residua di 18 milioni per il 2020, infine, sarà ripartite tra tutte e nove le Regioni.
