Roma, 20 luglio – Convenzione, la macchina si è rimessa finalmente in moto, almeno a giudicare dagli esiti dell’incontro tenutosi ieri in Sisac tra i rappresentanti della struttura delegata alla stipula degli accordi tra Ssn e professionisti e quelli di Federfarma, Assofarm e Fofi.
Un incontro arrivato dopo quasi un anno di “fermo biologico” che aveva destato più di una preoccupazione sul futuro del confronto, che sembrava essersi arenato dopo che, alla bozza elaborata dalla Sisac sulla base dell’atto di indirizzo licenziato dalle Regioni nel febbraio del 2017, Federfarma e Assofarm (su invito dell’allora coordinatore di Sisac Vincenzo Pomo), avevano opposto un articolato documento dove la parola più ricorrente era “no”.
No a cedere la presidenza delle commissioni farmaceutiche ai membri Asl, sottraendola a uno dei rappresentanti delle farmacie di comunità. No alla proposta di fissare una lista di requisiti strutturali obbligatori per le farmacie come condizione per erogare servizi di autodiagnosi o consulenza. No anche alle ipotesi di allungare i tempi dei pagamenti e ridurre l’acconto d’inizio anno. E, insieme a questi, tutta una serie di altri no accompagnati da oltre 40 richieste di modifica.
Alla “contro bozza” delle sigle delle farmacie private e pubbliche era seguito un lungo silenzio, in parte dovuto a problematiche interne della stessa Sisac, tra le quali il cambio al vertice intervenuto all’inizio di quest’anno con l’up grading del vice coordinatore (Antonio Maritati della Regione Veneto, nella foto) al posto di Pomo, in quiescenza e dunque impossibilitato, per inconferibilità, a continuare a svolgere il ruolo di coordinatore.
Ed è proprio con Maritati che i rappresentanti delle sigle di categoria (presenti per la Federfarma il presidente Marco Cossolo, Silvia Pagliacci, Roberto Tobia, Gianni Petrosillo e il direttore Riccardo Berno; per Assofarm il presidente Venanzio Gizzi, Francesco Schito, Egidio Campari e Maurizio Brambilla; per la Fofi Luigi D’Ambrosio Lettieri) hanno ripreso ieri il confronto, partendo inevitabilmente dal punto in cui si erano lasciati, ovvero i contenuti del documento opposto alla bozza di convenzione elaborata da Sisac.
Al riguardo, è stata assunta una decisione molto pragmatica, quella di condurre un’analisi di tutte le discordanze e le criticità, passandole al setaccio e eneucleando quelle aggredibili sul piano tecnico. Lavoro che sarà affrontato da una ridottissima task force composta da Gianni Petrosillo per Federfarma, Francesco Schito per Assofarm e ovviamente un rappresentante di Sisac. Al riguardo, è già stata pianificata una serie di incontri (si terranno il 5, il 7 e il 12 settembre prossimi). Subito dopo, il 19 settembre, è stato quindi convocato un altro incontro di tutte le rappresentanze, che partendo dai risultati del lavoro condotto dalla task force, entrerà nel vivo delle questioni da risolvere per arrivare finalmente a rinnovare l’accordo tra farmacie e Ssn, a più di vent’anni dalla firma dell’ultimo.
Le sigle della farmacia continuano ovviamente a legare il rinnovo della convenzione al raggiungimento di un’intesa sulla remunerazione (tema per il quale è stato convocato un tavolo al ministero della Salute il prossimo 31 luglio), ritenendo le due questioni assolutamente interconnesse: per garantire i livelli di sostenibilità dell’assistenza oggi erogata ai cittadini in ogni angolo del Paese, il compenso alle farmacie deve infatti essere svincolato dalla formula attuale, legata al solo margine sul prezzo dei farmaci, in calo costante e ormai non più in grado di garantire alle farmacie territoriali la possibilità di continuare ad assicurare al servizio.
Rivedere in profondità la natura e la struttura della remunerazione, dunque, è una necessità vitale, anche alla luce della “farmacia dei servizi”, trascurata dalla bozza Sisac della scorsa estate e rimasta al palo per l’assenza non solo delle risorse ma anche degli strumenti economici necessari per regolare i pagamenti delle nuove prestazioni e dei nuovi servizi erogabili nel territorio.
L’argomento è stato ripreso ieri dalle delegazioni della farmacia, che hanno sottolineato la necessità di tenere conto delle risultanze del tavolo incardinato dal ministero della Salute con l’obiettivo di definire concretamente l’operatività del nuovo modello di farmacia dei servizi disegnato dalla legge 69/2009, anche ai fini della sperimentazione a livello regionale finanziata con 36 milioni di euro dalla Legge di bilancio 2018, che ha recentemente concluso il suo lavoro.
Sempre nell’incontro di ieri, Assofarm ha voluto anche insisteresu un suo vecchio cavallo di battaglia, quello di destinare i contributi dell’ 0,02% e dello 0,15% ad attività di formazione, guardando in particolare a temi e contenuti utili a rafforzare la dimensione professionale dei farmacisti come riferimenti sanitari di prima istanza sul territorio.