
Bologna, a rischio chiusura la storica Farmacia Zarri e altri due esercizi
Roma, 27 novembre – Costernazione e incredulità: è un mix tra questi due sentimenti quello che emerge dai molti ariticoli che la stampa locale ha dedicato alle gravi difficoltà attraversate dalla Farmacia Zarri, esercizio storico e vera e propria istituzione della città, dove l’esercizio di via Ugo Bassi opera dal 1814, ovvero due secoli suonati.
Le cronache cittadine riferiscono che la farmacia resterà chiusa per una settimana, fino al 2 dicembre, ufficialmente per interventi sul sistema informatico. Ma in realtà la farmacia sarebbe in una situazione di grave difficoltà, al pari di un altro esercizio, la farmacia Santa Ester (anch’essa chiusa per una settimana), meno nota della Zarri, ma importantissima per Corticella, dove serve una delle zone a più alta densità di popolazione di Bologna. Resta invece aperta, almeno per ora, la Farmacia Tavernari di via d’Azeglio. Le tre farmacie fanno riferimento a un’unica società proprietaria, Farmacie Farmaca, a sua volta controllata da Farmaca Farmacie, gruppo che gestisce diverse farmacie in giro per l’Italia. Entrambe le società sono state dichiarate fallite dal Tribunale di Milano a metà di novembre. Il fatto in sè non ha comportato il fallimento delle farmacie bolognesi, che sono società a responsabilità limitata, ma i problemi della proprietà hanno prodotto immediati riflessi sia sulla Zarri che sulla Santa Ester, a partire dall’approvvigionamento di farmaci e prodotti.
Il Tribunale di Milano ha nominato curatori fallimentari l’avvocato Gino Da Pozzo (per Farmaca Farmacie) e il commercialista Alberto Molgora (per Farmacie Farmaca), che dovranno ora occuparsi di tutto l’iter necessario a reperire la liquidità con cui soddisfare i creditori. Inevitabile, data la situazione, la vendita delle farmacie, con gravi conseguenze per i dipendenti che vi lavorano. La speranza, a questo punto, è che si facciano avanti acquirenti in grado di rilevare i tre esercizi, presidi sanitari di grande importanza per il territorio nel quale operano.
“È tempo che il Parlamento rivaluti seriamente la legge che ha reso possibile l’entrata dei capitali nella proprietà della farmacia” è il commento di
Achille Gallina Toschi, presidente di Federfarma Emilia-Romagna. “La deregulation che ha consentito l’ingresso dei capitali nelle farmacie mette a rischio il servizio farmaceutico come presidio sanitario territoriale e ha conseguenze concrete e negative sulla vita delle persone: se chiude una farmacia in centro a Bologna, probabilmente ve n’è un’altra a distanza di pochi metri. Ma cosa accade” si chiede Gallina Toschi “se lasciamo nelle mani degli speculatori le farmacie rurali e dei piccoli borghi, che spesso rappresentano l’unico punto di riferimento sanitario per i cittadini?”
Sul fronte occupazionale, la prima preoccupazione è quella di tutelare i positi di lavoro dei dipendenti: la vicenda è seguita dai sindacati confederali, che assistono alcune dipendenti: “Abbiamo appreso la notizia da un giorno all’altro” spiega Alessandro Grosso di Fisascat Cisl ai giornali cittadini, osservando che la vicenda riguarda “tre farmacie importanti del territorio, storicamente radicate in punti importanti della città, su cui c’è un’utenza molto variegata. Ci siamo subito attivati con il nostro ufficio vertenze per contattare i vari curatori e fare in modo che ci si attivi per non disperdere questo patrimonio e che le professionalità vengano tutelate. Ad oggi non sappiamo come andrà a finire, non abbiamo nessun interlocutore. Abbiamo fatto dei controlli e sembrano esserci problemi e irregolarità contributive”.
I timori relativi all’occupazione, però, sono ancora più generali, perchè oggi restano senza lavoro i colleghi di queste farmacie, ma in generale è piuttosto noto che le forme contrattuali proposte dalle multinazionali mirino al ribasso, nel segno del risparmio più che della qualità e del servizio offerto al cittadino.
