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venerdì 19 Aprile 2024
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Farmacie rurali d’Italia: “Caos mascherine, farmacie stufe di fare il capro espiatorio”

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Roma, 9 maggio – Le mascherine da 0.61 centesimi? Ancora non esistono, al momento sono una specie di leggenda metropolitana. E i farmacisti sono stufi di fare i capri espiatori di una situazione di caos generata dal Goerno e non ascrivibile in alcun modo alle loro responsabilità.  Questa la netta posizione espressa da Farmacie rurali d’Italia, a nome, in particolare, dei  “farmacisti dei piccoli borghi italiani, delle zone rurali e di montagna”, che  “davvero non ne possono più di passare per coloro che fermano la vendita dei dpi perchè non abbastanza vantaggiosa in termini di guadagni, senza scrupoli per la salute dei cittadini”.

Far credere che siano i farmacisti a non voler vendere le mascherine a prezzo calmierato è travisare la realtà. “Nulla di più sbagliato” scrivono i rappresentati di Farmacie rurali d’Italia, Pasquale Sechi, Luigi Vito Sauro, Roberto Grubissa e Alfredo Orlandi  (nella foto) in una nota alla stampa. “Questi prodotti non sono mai arrivati. In questo momento sta passando il messaggio che le farmacie sono colpevoli perché non vogliono vendere questo prodotto, ma non è così. Se lo avessimo lo venderemmo a piene mano, ma il fatto è che il Governo e la Protezione civile hanno annunciato l’immissione sul mercato di un bene che ancora, di fatto, non è stato realizzato. La filiera di produzione non è ancora organizzata in modo tale da assicurare il prodotto ad un costo così basso e i farmacisti, semplicemente, non riescono a trovarlo nei depositi dove quotidianamente si riforniscono. Stanno passando informazioni poco chiare, è ora di finirla”.

Il problema, spiega la nota, è particolarmente avvertito dalla popolazione di aree rurali, borghi, paesini di montagna e di campagna, dove la farmacia rappresenta l’unico servizio, o quasi, a cui rivolgersi per avere risposte e rassicurazioni. Ed è cresciuto esponenzialmente con l’arrivo della fase 2, con i cittadini che sono tornati ad uscire da casa e hanno ovviamente bisogno delle mascherine obbligatorie. Un bisogno che, però, i farmacisti sparsi sul territorio italiano, nelle aree isolate, poco urbanizzate di campagna e  di montagna, al momento – per responsabilità certamente non loro – non sono in condizione di soddisfare, Intollerabile, dunque, che qualcuno cerchi di addossare loro colpe che non hanno, e che a farlo sia proprio chi ha invece tutte o quasi le responsabilità di una situazione mal gestita.

Farmacie rurali d’ Italia ricorda che anche nella fase più critica della pandemia, pur facendo fatica anche a reperire mascherine e guanti anche per il personale al banco, le farmacie sono state sempre aperte e a disposizione dei cittadini, quando anche gli ambulatori dei medici erano stati chiusi. E, nel pieno dell’emergenza pandemica, sempre le farmacie avevano lanciato proposte al Governo con lettere indirizzate al premier Giuseppe Conte e al capo della Protezione civile Angelo Borrelli. “Si chiedeva di organizzare una filiera di distribuzione unica per le mascherine e ci si metteva a disposizione per fare da tramite, senza guadagnarci” ricorda il comunicato di Farmacie rurali d’Italia. “Inoltre si ipotizzavano norme univoche per la distribuzione dei farmaci e dei dpi dicendo di non riuscire a trovare facilmente le mascherine dai fornitori”.

Proposte e allarmi che, però, sono caduti nel vuoto.  “Sono mancati collaborazione e organizzazione ottimale” lamentano amareggiati e arrabbiati  Sechi, Sauro Grubissa e Orlandi “e ora che la situazione è sfuggita di mano la colpa ricade su noi. Noi abbiamo sempre dato la più totale disponibilità, con una serie di proposte tali da consentire una dispensazione corretta ed ottimale alla popolazione per il tramite del codice fiscale, elemento talmente democratico che avrebbe consentito a tutti di avere gratuitamente la propria mascherina. Non solo, ma si sarebbe potuto avere in tempo reale, per una verifica e gestione dei dati, la situazione della citata distribuzione”.

Invece, conclude il comunicato, “si è preferito far pervenire nelle cassette postali delle bustine trasparenti con come unica indicazione lo stemma della Protezione civile, senza il conforto di un cenno di corretto utilizzo. Così è difficilmente credibile continuare ad appellarsi al senso di responsabilità della popolazione”.

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