
Istat: ”Culle mai così vuote dall’unità d’Italia, quasi 20mila bebè in meno rispetto al 2019″
Roma, 14 luglio – Continua inesorabile il calo delle nascite in Italia, che registrano un nuovo minimo storico puntualmente rilevato dall’Istat, segnando il record negativo dall’Unità d’Italia a oggi: nel 2019 sono stati iscritti in anagrafe per la nascita 420.170 bambini, con oltre 19 mila nuovi bebè in meno rispetto all’anno precedente (-4,5%). Una preoccupante conferma del declino demografico del nostro Paese, che ha visto ridursi i suoi più di 60 milioni di abitanti, nell’ultimo anno, di altre 189mila unità (-0,3%).
La curva discendente è cominciata già nel 2015 e ha portato alla “scomparsa” di quasi 551mila residenti negli ultimi cinque anni, alla quale hanno concorso in modo importante sia il continuo aumento dell’emigrazione degli italiani (+8,1%) sia il calo di cittadini stranieri che arrivano nel Paese (-8,6%). In sensibile aumento l’aumenta di chi, trasferendosi all’estero, decide la cancellazione dall’anagrafe (+16,1%).
Ad influire sul calo diffuso di nuove nascite, più accentuato al Centro (-6,5%), negli ultimi anni è stata la progressiva diminuzione del numero di stranieri nati in Italia (sono 62.944, il 15% del totale dei nati) che nel 2019 ha avuto un calo del 3,8% rispetto all’anno precedente. Quest’ultimo aspetto resta concentrato nel Nord-ovest (21,1%) e Nord-est (21,2%). Divari netti anche tra le Regioni: un quarto dei nati in Emilia-Romagna è straniero (25%), in Sardegna solo il 4,3%.
Quel che il Rapporto Istat rende evidente è che il flusso immigratorio non è più sufficiente a contrastare né gli effetti della denatalità (il cosiddetto ‘saldo naturale’, ovvero la differenza tra nati e morti, è ancora in negativo e segna -214 mila unità) né la crescente fuga dal Bel Paese di nostri concittadini, in prevalenza giovani. Con l’8,,8% di residenti provenienti da Paesi stranieri, in ogni caso, il nostro resta un Paese multietnico e arriva a contare 194 differenti cittadinanze, quasi 50 con almeno 10 mila residenti: al primo posto quella romena (1 milione 208 mila), seguita da quella albanese, marocchina, cinese e ucraina, che insieme rappresentano quasi il 50% del totale degli stranieri residenti. In aumento anche coloro che acquisiscono la cittadinanza italiana.
Sul fronte della popolazione in generale, i numeri crollano soprattutto in Molise, Calabria e Basilicata mentre all’opposto, incrementi si osservano nelle province di Bolzano e Trento, in Lombardia ed Emilia-Romagna. Bolzano rappresenta l’eccezione più vistosa: la provincia autonoma è l’unica a segnare un tasso di crescita naturale al +1,5 per mille a fronte del -3,6 per mille del dato medio nazionale. In fondo alla classifica, e non è una novità, c’è la Liguria, che segna -8,1 per mille.
Ormai non si parla più di dati preoccupanti, ma “impressionanti“, come li ha definiti è la stessa ministra per la Famiglia, Elena Bonetti (nella foto), tornata nell’occasione a rilanciare il Family Act, “un piano che chiede un investimento senza precedenti nelle famiglie. La strada è stata tracciata, si va verso l’approvazione in Parlamento, e da gennaio 2021 confido che potremo vederlo realizzato già a partire dell’assegno unico e universale”.
Per la presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia, Licia Ronzulli, “siamo al congelamento demografico. La denatalità è più che una emergenza e, senza una corretta politica di assistenza e sostegno alle famiglie e all’infanzia, le sue conseguenze saranno drammatiche sul sistema sociale ed economico dell’Italia”.
Lapidario il commento del presidente del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo: “Il nostro Paese sta morendo e non c’è più tempo da perdere”.
