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venerdì 19 Aprile 2024
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Anelli: “Dpi ai medici, forniture contate e disparità tra Regioni, pronti a rivolgerci ai giudici”

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Roma, 1 settembre – Mentre il coronavirus continua a circolare nel Paese, sulla fornitura dei dispositivi di protezione per i medici “ancora oggi emergono una disparità tra le Regioni e una mentalità di centellinare sulla distribuzione dei materiali”.

A denunciarlo è il presidente della Fnomceo Filippo Anelli (nella foto).”Mi è stato raccontato di pacchi di guanti da 100 divisi e contati, uno ad uno, nella distribuzione a medici di famiglia, come se si temesse di eccedere” riferisce il presidente dei medici italiani ad Adnkronos Salute. “Sulla protezione, però, non si può scherzare. E noi vigileremo, pronti a denunciare alla magistratura di fronte a scarsità o mancanza di dispositivi. 176 medici morti sono un monito”.

La sicurezza, continua Anelli, “è un diritto. Non c’è amministratore che possa accampare qualsiasi tipo di scusa per giustificare una riduzione dei dispositivi. Questo paventa una lesione del diritto all’integrità psicofisica”.

Già con l’apertura delle scuole, ricorda ancora il presidente della Fnomceo, “il rischio è che il virus torni a circolare di più. L’attività di sorveglianza che i medici devono avere in questa fase diventa assolutamente decisiva. E quindi i medici vanno attrezzati perché siano messi in condizioni di lavorare bene, con obiettivo zero mortalità. Se non viene fatto, non ci resta che denunciare alla magistratura. Il diritto alla sicurezza è insopprimibile. I nostri morti gridano vendetta”.

Anelli si è anche espresso sull’abolizione del superticket che decorre da oggi, fortemente perseguita dal ministro Roberto Speranza. “È un atto di grande civiltà, che dà applicazione ai principi di universalità uguaglianza ed equità del nostro Servizio sanitario nazionale” ha detto il presidente dei medici. “Un impegno mantenuto dal ministro, dal forte valore anche simbolico, segno tangibile del nuovo corso, che vede finalmente le risorse impegnate per la Salute dei cittadini come un investimento e non come un costo”.

“Il superticket era un’imposizione iniqua, oltre che inefficace: costituiva uno sbarramento all’accesso alle cure pubbliche, e spingeva, paradossalmente, molte persone a rivolgersi alla sanità privata, visto che il ticket era spesso uguale o superiore al costo della prestazione “ ha aggiunto Anelli. “Era foriero di disuguaglianze, non solo in base al reddito, ma anche rispetto alla zona di residenza, in quanto veniva applicato in maniera differente nelle diverse Regioni. Era, soprattutto, un effetto collaterale di quella mala gestione della politica che vedeva la sanità come un bancomat cui attingere, e non come una risorsa su cui puntare. Per questo la Fnomceo si è sempre battuta per la sua abolizione, insieme a Cittadinanzattiva”.

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