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venerdì 19 Aprile 2024
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Farmaci a uso umano in deroga per animali, Fnovi stronca il decreto: “Occasione persa”

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Roma, 26 maggio – A qualche giorno dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (Serie generale, n.120 del 21 maggio scorso) del decreto del 14 aprile 2021 Uso in deroga di medicinali per uso umano per animali non destinati alla produzione di alimenti, Fnovi, la Federazione degli Ordini dei veterinari italiani, “fa le pulci” al provvedimento, in una nota dai toni fortemente critici pubblicata sul suo sito istituzionale, nella quale vengono segnalate “le criticità e inesattezze che si rinvengono nel testo del decreto ministeriale”

Consapevole dell’elevato costo dei farmaci ad uso veterinario, soprattutto per le terapie long life, Fnovi ricorda preliminarmente che, a differenza di quanto indicato nella premessa del decreto, la federazione professionale di veterinari non è stata sentita: un incontro con la Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari tenutosi in data 28 gennaio 2021 verteva infatti su altro argomento, essendo al tempo non disponibile una bozza del provvedimento.

Presa successivamente visione di una bozza del decreto diffusa dai media, mai confermata, e valutatene le criticità e ricadute, Fnovi ha chiesto un confronto tecnico urgente con il ministero, che però non ha fin qui avuto luogo.
Il decreto, accusa la Fnovi, non fa chiarezza, ma soprattutto, come previsto dalla Legge di bilancio 2021 che ha dato origine al decreto, non “definisce i casi in cui il veterinario può prescrivere per la cura dell’animale, non destinato alla produzione di alimenti, un medicinale per uso umano, a condizione che lo stesso abbia il medesimo principio attivo rispetto al medicinale veterinario previsto per il trattamento dell’affezione”.
In questo modo la responsabilità finisce per ricadere tutta sul medico veterinario, anche perché “nel testo non si fa alcuna menzione delle sanzioni previste del D.Lgs 193/2006 in merito al mancato rispetto dell’obbligo di prescrizione di farmaci ad uso veterinario“.
Non basta: nell’allegato A, che dovrebbe chiarire i casi in cui il medico veterinario può prescrivere un farmaco ad uso umano, non si ravvisano profili di particolare utilità.
Tra l’altro, evidenzia la federazione dei veterinari, al punto 1 è riportata la seguente affermazione “Nel caso in cui l’uso del medicinale veterinario comporta rischi o controindicazioni, per quel singolo caso clinico, a causa delle particolari condizioni di salute dell’animale ovvero della sensibilità nota ad un particolare principio attivo”.
A tal riguardo, se il principio attivo del farmaco umano e veterinario è lo stesso, non si comprende come possano esservi rischi diversi per i pazienti.
I successivi punti dell’allegato non contribuiscono a chiarire alcuna casistica e il punto 6 è addirittura contraddittorio tra la prima e la seconda parte. Fnovi ritiene inoltre  utile richiamare l’attenzione sul tema della lotta all’antimicrobico resistenza: “la prescrizione di farmaci ad uso umano inficerà di fatto la tracciabilità degli antibiotici, una delle finalità della Ricetta elettronica veterinaria” si legge nella nota “dal momento che per il farmaco ad uso umano non sono previste le medesime procedure di gestione”.
“Questo decreto avrebbe potuto rappresentare un’ottima occasione per facilitare l’esercizio della professione medico veterinaria e tutelare i pazienti animali, introducendo un concetto etico innovativo come il costo del medicinale e quindi una maggiore possibilità di cura degli animali da compagnia delle fasce di popolazione meno abbienti” conclude la nota della federazione. “Spiace invece dover constatare che la strada erroneamente intrapresa vede quale unico responsabile il medico veterinario chiamato a farsi carico dei rischi e gli oneri derivanti da un testo confuso, e in evidente contrasto con le direttive europee, anche in vista del nuovo regolamento europeo sul farmaco veterinario che entrerà in vigore il prossimo 28 gennaio 2022″.

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