Parafarmacie: “Marche, c’è chi fa pressioni sulla Regione per impedirci di fare i tamponi”

Parafarmacie: “Marche, c’è chi fa pressioni sulla Regione per impedirci di fare i tamponi”

Roma, 28 maggio – Nella Marche, secondo alcune indiscrezioni giornalistiche, la Giunta regionale sarebbe pronta a fare macchina indietro rispetto alla delibera firmata alla fine dello scorso mese di aprile  che allargava alle farmacie la possibilità di eseguire tamponi antigenici rapidi e test sierologici. Il cambio di direzione, secondo quanto denuncia un comunicato stampa congiunto diffuso ieri dalle sigle degli esercizi di vicinato (Movimento nazionale liberi farmacisti, Confederazione unitaria libere parafarmacie italiane, Federazione nazionale parafarmacie italiane, Federazione farmacisti e disabilità onlus e Unione nazionale farmacisti titolari di sola parafarmacia), sarebbe stata presa dalla Regione dopo una diffida dell’Associazione regionale dei titolari di farmacia (Federfarma) verso la stessa Giunta regionale sulla delibera in questione.

A oggi, in ogni caso, spiegano le sigle delle parafarmacie,  “non risulta che sia stata approvata alcuna delibera che annulla la precedente, di conseguenza le parafarmacie continuano ad effettuare i test fornendo il proprio contributo alla lotta alla pandemia”.

Ma, nonostante non esistano al momento segnali concreti su eventuali ripensamenti del governo regionale delle Marche, le parafarmacie mettono le mani avanti: “Curioso e incomprensibile” si legge infatti nella nota alla stampa “che un’intera Giunta regionale possa piegarsi davanti a un atto di grave arroganza da parte di quella che molti cominciano a definire lobby del tampone”. Considerazione che suona come una diffida, ma che allo stesso tempo rischia anche di sembrare un processo alle intenzioni, soprattutto laddove non venisse circostanziata con elementi probanti.

“Con motivazioni che nulla hanno a che fare con la natura di screening dei positivi al Covid 19, l’associazione dei titolari di farmacia vuole semplicemente impedire che soggetti diversi, ma con la stessa laurea, forniscano un servizio ai cittadini ampliando la rete dove è possibile controllare la propria positività al coronavirus” si legge ancora nel comunicato. “Posizione egoistica inconciliabile in una situazione di emergenza sanitaria”.

Le sigle delle parafarmacie, per intanto, evidenziano come Federfarma si sia  “guardata bene dal fare ricorso davanti al Tribunale amministrativo regionale avverso la delibera contestata, forse conscia dei limiti delle proprie motivazioni e preoccupata che nel corso dell’eventuale dibattito davanti alla stessa corte potessero emergere le incongruenze di una legislazione autoreferenziale e lontana dagli interessi delle persone. Del resto, non esiste nessuna legge o pronuncia giurisprudenziale che impedisce alle parafarmacie di partecipare a campagne di screening e i cittadini fanno veramente fatica a comprendere perché si vuole impedire ad un farmacista che opera in una parafarmacia di effettuare test, quando ciò è consentito ad un collega con la stessa laurea in altro luogo”.

Il comunicato rivendica quindi l’utilità del contributo delle parafarmacie delle Marche,  che “stanno svolgendo un’incredibile lavoro al fianco della Regione e di tutti i sanitari per mantenere attiva la politica del tracciamento, hanno fatto investimenti e impegnato energie, rimanendo aperti anche dopo l’orario di chiusura pur di eseguire un tampone o un test sierologico”.

“I farmacisti che operano nelle parafarmacie delle Marche non hanno alcuna intenzione di cedere alle minacce corporative e sono pronti a ricorrere davanti ai tribunali pertinenti contro qualsiasi decisione che interrompesse o limitasse la precedente delibera” conclude il comunicato. “Sarà un atto dovuto verso i cittadini, a difesa del loro diritti di continuare a servirsi delle parafarmacie per effettuare i test , sarà un atto dovuto per difendere la loro libertà  di scegliere”.

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