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giovedì 18 Aprile 2024
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Tamponi a prezzo calmierato, altri chiarimenti sui chiarimenti che… non hanno chiarito

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Roma, 4 ottobre – Nonostante la circolare con la quale il Commissario per l’emergenza Covid (cfr. la notizia pubblicata in anteprima dal nostro giornale il 1 ottobre) è intervenuto sui tamponi a prezzo calmierato, per riassumere e ribadire l’obbligo per le farmacie che li effettuano di  adottare le modalità e i prezzi previsti protocollo d’intesa  siglato con i sindacati delle farmacie all’inizio dell’agosto scorso,  alla fine non tutto era risultato  chiaro fino in fondo, in particolare sul punto che più solleva dubbi e interrogativi:  il prezzo calmierato (il famoso corrispettivo di 15 euro)   va inteso come un prezzo massimo oppure è un prezzo fisso e come tale non soggetto ad aumenti ma nemmeno sconti?

Come si ricorderà qualche giorno fa su Il Sole 24 Ore  i commercialisti Marcello Tarabusi e Gianni Trombetta, come riferito anche dal nostro giornale, avevano sostenuto la seconda tesi, ritenendo che le sanzioni previste per le farmacie  che hanno scelto di effettuare i tamponi “secondo le modalità e i prezzi previsti nel protocollo d’intesa (…)”, in caso di inosservanza  alle disposizioni possono essere sanzionate con severità:  da mille a 10mila euro e chiusura dell’esercizio fino a cinque giorni. I due esperti, nell’occasione, si erano anche preoccupati di precisare che  la sanzione “scatta non solo per il prezzo più alto, ma anche con sconti e riduzioni”,

Sul punto, però, l’ultima circolare del decreto Figliuolo non si esprime con un chiarimento definitivo, limitandosi a riportare il prezzo massimo del tampone (15 euro), ma senza ulteriori precisazioni tali da spiegare al di là si ogni ragionevole dubbio se esso vada inteso come un prezzo massimo o un prezzo fisso e non modificabile nemmeno verso il basso, come sostenuto da Tarabusi e Trombetta.

Risultato immagine per andrea mandelli forza italiaSulla questione è quindi intervenuto anche il presidente della Fofi Andrea Mandelli (nella foto), affermando – in una dichiarazione rilanciata da AdnKronos – che,  sulla base di un chiarimento chiesto alla  struttura commissariale, “il prezzo di 15 euro fissato per i test deve essere inteso come il tetto massimo, quindi non è inderogabile verso il basso”. Dal che consegue che le farmacie, ove lo volessero, potrebbero far pagare i tamponi anche meno dei 15 euro previsti dal protocollo d’intesa, sempre che praticare prezzi di miglior favore non vada a pregiudicare in alcune modo la sicurezza del cittadino e dell’operatore. “Su questo punto  –  avverte Mandelli – siamo molto chiari, deve esserci un rispetto scrupoloso dei dispositivi indossati, dai guanti al camice, e la mascherina va cambiata ogni quattro ore”.

Un rispetto che non può né deve mai essere messo a rischio per nessuna ragione, nemmeno quella di praticare tariffe di miglior favore per i cittadini, come lascia intendere Mandelli:  nel prezzo calmierato di 15 euro, spiega il presidente della Fofi, “non credo rimanga così tanto margine per la farmacia. Come professionisti dimostriamo ancora una volta di esserci e di avere un ruolo in questa emergenza e di offrire al cittadino la possibilità di fare i tamponi in sicurezza”.

Sulla questione era tornato, lo corso 1 ottobre, anche il quotidiano Il Sole 24 Ore, nel suo inserto Norme&Tributi, con un intervento dell’avvocato Matteo Casalini di tenore opposto al già ricordato parere espresso da Tarabusi e Trombetta. Per Casalini, in buona sostanza,  non è sanzionabile la la farmacia che applica lo sconto sui tamponi anti-Covid in regime di prezzo calmierato, essendo la ratio della norma quella di fissare un prezzo massimo con l’obiettivo esclusivo di impedire che sui cittadini ricadano oneri maggiori. La farmacia che voglia far pagare di meno il tampone antigenico, dunque, potrà farlo liberamente, accettando  ovviamente di erodere i suoi margini di guadagno.

A giudicare dalle notizie apparse nei giorni scorsi sulla stampa di informazione, non mancano del resto gli esercizi che – come si è letto – si erano subito segnalati per offrire “pacchetti” scontati, rivolgendosi in particolare a quella parte consistente di cittadini che non intendono vaccinarsi e che per ottenere verde la certificazione verde necessaria anche solo per andare al lavoro devono dunque fare il tampone ogni 48 o 72 ore, a seconda se molecolari o antigenici.

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