
Covid, Draghi: “La gran parte dei problemi che abbiamo derivano dai non vaccinati”
Roma, 11 maggio – È stato Covid – inevitabilmente, verrebbe da dire – l’argomento principe della conferenza stampa tenuta ieri dal capo del governo Mario Draghi (nella foto), sorta di atto riparatorio con il quale il presidente del Consiglio dei Ministri si è scusato e ha in qualche modo voluto risarcire i giornalisti per il mancato incontro con la stampa al termine dell’ultima e succosa (in termini di provvedimenti) riunione del governo.
In verità, non avrebbe fatto alcuna fatica a scalzare la pandemia dal ruolo di assoluta protagonista delle dichiarazioni di Draghi un altro argomento, la corsa al Quirinale, che vede tra i “papabili” proprio Draghi. Ma al riguardo l’attuale inquilino di Palazzo Chigi è stato irremovibile già a inizio incontro con i giornalisti, attirandosi per questo non poche critiche: “Non risponderò ad alcuna domanda che riguardi immediati sviluppi, il Quirinale o altre cose” ha detto infatti Draghi, seppellendo la questione sotto la pietra tombale del no comment.
Per il resto, il bersaglio fisso di molte delle dichiarazioni del capo del governo sono stati i no vax: “La gran parte dei problemi che abbiamo derivano dai non vaccinati” ha detto infatti Draghi. E ancora: “Le persone non vaccinate hanno una probabilità molto maggiore di sviluppare la malattia, faccio l’ennesimo invito a tutti gli italiani che non si sono vaccinati a farlo, anche con la terza dose, e ringrazio chi lo ha fatto”. Il primo ministro ha quindi aggiunto che “per i due terzi le terapie intensive sono occupate dai non vaccinati” e che l’obbligo dei vaccini per gli over 50 (ritenuto una misura tardiva e inadeguata, se non addirittura inutile, da alcuni commentatori) “lo abbiamo fatto sulla base dei dati, essenzialmente, che ci dicono che chi ha più di 50 anni corre maggiori rischi”.
Sempre a proposito di Covid, Draghi ha anche detto che “il governo sta affrontando la sfida della pandemia e la diffusione di varianti molto contagiose con un approccio un po’ diverso rispetto al passato: vogliamo essere molto cauti ma anche cercare di minimizzare gli effetti economici, sociali, soprattutto sui ragazzi e le ragazze, che hanno risentito delle chiusure dal punto di vista psicologico e della formazione”.
Il presidente del Consiglio ha quindi difeso con forza le scelte sulla scuola (duramente criticate da alcuni presidenti di Regione), a partire da quella di lasciare aperti gli istituti “come accade negli altri Paesi”, spiegando che per il governo “è una priorità che la scuola sia aperta in presenza, basta vedere quali sono state le diseguaglianze tra gli studenti. La Dad procura diseguaglianze destinate a restare e che si riflettono sul futuro della vita” degli studenti, ha detto Draghi, illustrando che hanno spinto l’esecutivo alla decisione di lasciare aperti gli istituti scolastici.
Quanto alle posizioni diverse sull’obbligo vaccinale emerse tra le forze di maggioranza, “quando si introducono provvedimenti di questa portata occorre cercare di arrivare all’unanimità. Sono provvedimenti di una portata sociale ed economica molto importante” ha spiegato. il capo del governo. “Abbiamo concentrato i provvedimenti sulle classe d’età che occupano le terapie intensive”, per proteggere la loro salute e di noi tutti. Occorre che le decisioni abbiano una base scientifica, naturalmente” ha quindi aggiunto Draghi, che poi ha concluso con una sorta di “discorso sul metodo” (il suo) di governo.
“L’esperienza di questi 11 mesi è stata esperienza di una maggioranza molto grande, in cui occorre accettare diversità di vedute, ma non la mediazione a tutti costi” ha detto il presidente del Consiglio. “Ma per alcuni provvedimenti molto importanti l’unanimità è importante purché il risultato abbia senso. È chiaro che ci sono divergenze e diversità di opinioni ma non sono mai state di ostacolo all’azione di governo”.
