Roma, 22 luglio – L’Ifpma, l’associazione internazionale dell’industria biofarmaceutica ha rilasciato nei giorni scorsi la Berlin Declaration – biopharmaceutical industry vision for equitable access in pandemics, con la quale lancia ai leader mondiali la proposta di una struttura per migliorare ulteriormente la fornitura in tempo reale di vaccini, trattamenti e diagnostica per le pandemie future, per servire popolazioni prioritarie in Paesi a basso reddito, secondo le direttive delle autorità sanitarie.
“Siamo pronti a riservare a queste popolazioni una quota di produzione in tempo reale” annuncia Ifpma a nome dell’industria farmaceutica mondiale “che potrebbe ulteriormente migliorare un accesso equo se i sistemi sanitari nazionali, i meccanismi di finanziamento e la capacità di assorbimento fossero rinforzati. L’industria chiede al G7, al G20 e ad altre parti interessate di sostenere la dichiarazione”.
Grande delusione era stata espressa anche da Medici senza frontiere, che con il presidente internazionale Christos Christou aveva subito definito inadeguato l’accordo uscito da Ginevra, dche “non offre una soluzione efficace e significativa per favorire l’accesso delle persone agli strumenti medici necessari durante la pandemia, perché non sospende adeguatamente i diritti di proprietà intellettuale su tutti gli strumenti medici essenziali per la lotta al Covid 19 e non si applica a tutti i Paesi. Le misure definite nell’accordo non affrontano minimamente il problema dei monopoli farmaceutici, non garantiscono un accesso sostenibile a strumenti medici salvavita e costituiranno un precedente negativo per future pandemie e crisi sanitarie globali”.
Con questo freschissimo precedente (anche a voler tacere sui molti altri dello stesso o peggior segno registrati negli anni passati) è evidente che – prima di esprimersi sulle dichiarazioni di Ifpma – sono in molti a voler vedere una traduzione concreta in decisioni e fatti delle buone intenzioni espresse dalle aziende.