Salute globale, Lancet si interroga su ruolo e scarsa rappresentatività  delle grandi Ong

Salute globale, Lancet si interroga su ruolo e scarsa rappresentatività delle grandi Ong

Roma, 17 ottobre – Le decisioni su chi vive e chi muore non devono mai essere affidate agli amministratori delegati delle big pharma“. Lo ha affermato appena un mese fa Oxfam – l’organizzazione internazionale che da 80 anni porta aiuto nelle più gravi crisi umanitarie del mondo, con ricerche e studi di settore che la posizionano tra i maggiori  esperti mondiali nei temi dello sviluppo -, intervenendo in un dibattito sulla pandemia Covid 19 avviato da The Lancet Commission.

L’affermazione (ovviamente condivisa dalla maggior parte dei membri della comunità sanitaria globale) ha inevitabilmente  sollevato una domanda: quali gruppi sanitari globali prendono le decisioni che alla fine decidono chi vive e chi muore? E hanno titolo a prendere queste decisioni? Sono idonei a farlo? Quesiti cruciali ai quali è dedicato l’editoriale pubblicato sull’ultimo numero di The Lancet Global Health. Che, preliminarmente, cerca di inquadrare il problema, invero complesso, dal momento che  una miriade di gruppi “influenza e finanzia la salute globale”.  L’editoriale di The Lancet richiama al riguardo gli esiti di una recente indagine condotta da Politico e Die Welt,  pubblicata il mese scorso, dove si evidenzia come le organizzazioni non governative (Ong) potrebbero avere un ruolo più importante degli stati nazione o delle organizzazioni intergovernative.

Il rapporto ha rilevato che quattro OngG (la Bill and Melinda Gates Foundation, Gavi, il Wellcome Trust e la Cepi, Coalition for Epidemic Preparedness Innovations) hanno speso quasi 10 miliardi di dollari per combattere la pandemia di Covid 19 dal 2020. Per fare un confronto, il budget totale approvato dall’Oms per il 2020-2021 è stato di 9,4 miliardi di dollari. La Gates Foundation, Gavi e il Wellcome Trust hanno donato 1,4 miliardi di dollari alla sola Oms dal 2020, spesso per scopi specifici, ad esempio la preparazione globale alla febbre gialla. L’influenza che queste donazioni avrebbero avuto è stata aumentata dal fatto che queste organizzazioni hanno speso 8,3 milioni di dollari per esercitare pressioni sui legislatori americani ed europei.

La domanda che si pone The Lancet Global Health è: chi decide le priorità di tali organizzazioni? Chi stabilisce quali iniziativi e azioni intraprendere e i motivi per cui farlo? Chi decide i Paesi sui quali intervenire prioritariamente e sulla base di quali necessià e ragioni ?Alcune informazioni sul processo decisionale possono essere raccolte dal rapporto Global Health 50/50 del 2022, che esamina i dati dei membri del consiglio di 146 organizzazioni (tra cui 62 Ong e 35 società a scopo di lucro) coinvolte nella salute globale. I consigli di amministrazione nominano la leadership organizzativa, stabiliscono la strategia generale e forniscono la supervisione delle decisioni finanziarie. Il rapporto ha rilevato che, rispetto al carico globale di malattie, i cittadini dei Paesi a basso e medio reddito (Lmic, Low and middle income countries) e le donne erano sotto-rappresentati nei consigli sanitari globali. Nel settore no-profit, solo il 30% dei seggi del consiglio era detenuto da cittadini Lmic e solo il 45% da donne (e le donne che sono cittadini Lmic costituivano solo il 12%). I consigli di 11 organizzazioni di finanziatori (tra cui la Gates Foundation e il Wellcome Trust) sono ancora meno rappresentativi: i consigli di amministrazione dei finanziatori contenevano solo il 18% dei seggi occupati da cittadini Lmic, il 37% da donne e il 7% da cittadini Lmic donne.

Insomma, nei consigli di queste organizzazioni diventate pedine importanti sullo scacchiere della salute globale, la presenza di rappresentanti dei Paesi e delle comunità di cittadini che più degli altri avrebbero bisogno di aiuto e supporto sul piano della salute è a dire poco scarsa, se non nulla. E ciò a dispetto del fatto che quella rappresentatività è invece fondamentale, dal momento che il compito ultimo di queste organizzazioni alla fine non può che essere quello di affrontare lo squilibrio tra le nazioni ricche e quelle con meno risorse.

“Una situazione che si è verificata a causa dello sfruttamento di risorse di nazioni non ricche da parte di paesi ormai ad alto reddito (Hics), e che ha chiari esiti sanitari, dal potere d’acquisto medico alla fuga di cervelli di competenze” si legge nell’editoriale di The Lancet Global Health.Gli individui delle Hic continuano a beneficiare dello squilibrio (con alcune persone nelle posizioni decisionali di alcune Ong che ne traggono i maggiori benefici) e, in quanto tali, possono essere ignari di questo squilibrio e non essere in grado di affrontarlo. Comitati più diversificati consentono inoltre alle competenze locali di influenzare il processo decisionale e a una più ampia gamma di esperienze da cui trarre idee e soluzioni. Tale perizia non può essere ottenuta con il paracadutismo in esperti esterni. La salute globale è, per sua stessa natura, uno sforzo multisettoriale e multidisciplinare, e le commissioni dovrebbero rappresentarlo. Tutte le organizzazioni coinvolte nella salute globale (comprese le organizzazioni a scopo di lucro) dovrebbero avere consigli che siano rappresentativi dei gruppi che servono, dovrebbero essere elencati pubblicamente in modo che possano essere esaminati e queste organizzazioni dovrebbero pubblicare strategie su come stanno affrontando e mirando a risolvere le questioni della diversità del consiglio, con obiettivi a tempo.

“È improbabile che un consiglio di rappresentanza riallinei immediatamente gli obiettivi di un’organizzazione per concordare perfettamente con quelli degli svantaggiati ma, a condizione che non si tratti di nomine simboliche, sarebbe comunque un passo prezioso” scrivono ancora gli editorialisti del Lancet. Prima e durante la pandemia di Covid 19, Ong come la Gates Foundation hanno riempito un vuoto creato dal deficit di preparazione e iniziativa mostrato da molti governi nazionali. Poiché nazioni, come il Regno Unito, continuano a tagliare i budget degli aiuti internazionali e a rivolgere il loro sguardo sempre più miope verso l’interno, l’importanza di delle grani Ong cui si è fatto riferimento crescerà solo in tutti gli aspetti della salute globale, non solo nella pandemia di Covid 19. “Questa maggiore importanza dovrà venire con un maggiore controllo, poiché le Ong hanno un impatto su un numero sempre maggiore di persone” conclude l’editoriale di The Lancet Global Health. “E se un’organizzazione mira veramente ad aiutare una comunità tradizionalmente sottoservita, i membri di quella comunità dovrebbero essere coinvolti nel processo decisionale al vertice”.

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