Ordini sanitari, incontro con Schillaci: “Il Ssn deve puntare sui professionisti”

Ordini sanitari, incontro con Schillaci: “Il Ssn deve puntare sui professionisti”

Roma, 22 dicembre – Puntare sui professionisti, colmare le carenze e ristabilire l’attrattività delle professioni sanitarie nel servizio pubblico. Queste le tre priorità che le Federazioni nazionali degli Ordini delle professioni sanitarie hanno indicato al ministro della Salute Orazio Schillaci (nella foto) nel corso del primo incontro ufficiale con il titolare del dicastero (anch’egli medico), manifestando la preoccupazione che possa esserci una sottovalutazione dell’impegno di chi oggi opera nella sanità pubblica.

Le federazioni ordinistiche, ricordando al ministro il preoccupante fenomeno della fuga di troppi professionisti dal Ssn dovuta proprio alla  sua scarsa attrattività dal punto di vista professionale, hanno evidenziato la forte carenza di personale, che anche alla luce del regolamento per la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nell’ambito del Servizio sanitario nazionale (Dm 77), va affrontata e risolta per mettere a terra la riorganizzazione della rete dell’assistenza delineata dalla Missione 6 del Pnrr.

Uno dei punti forti sostenuto dalle federazioni professionali è stato quello dell’irrinunciabilità di una rappresentanza comune, perché il Ssn non può che basarsi sulla collaborazione tra professioni sociosanitarie, che devono essere valorizzate per quello che sono, una risorsa fondamentale del sistema. La preoccupazione dei professionisti sanitari, anche alla luce di certe scelte della politica, è che  questo non sempre avvenga, come e la preoccupazione è che il sistema è stato sì finanziato, ma quasi nulla è andato ai professionisti.

Il ministro Schillaci ha proposto un Osservatorio nazionale con tutti gli stakeholder del sistema sanità in grado di raccogliere istanze, indicazioni, analisi e proposte di chi lavora in prima persona nel mondo della sanità e del sociale, un luogo-strumento dove società scientifiche, sindacati e federazioni possano trovare le soluzioni ai problemi attuali del sistema sanitario pubblico, per cercare di superare e migliorare le tante difficoltà oggi presenti nel Ssn.

Primo problema da risolvere è appunto quello della sempre minore attrattività del sistema, che compromette la tenuta del Ssn. Si assiste a una riduzione dell’efficacia del servizio pubblico e a una spinta verso il mercato che si organizza in maniera diversa da quelli che sono gli obiettivi del Ssn. È necessario invece affrontare  a 360° temi come quello della carenza, perché non si parli solo di alcune professioni, ma di tutte, comprese quelle tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e sociali.

Il ministro ha confermato ai rappresentanti di medici e odontoiatri, infermieri, farmacisti, tecnici sanitari, professioni della riabilitazione e della prevenzione, chimici, fisici, veterinari, psicologi, assistenti sociali, ostetriche, biologi, la disponibilità a un confronto, ad ascoltare e capire le esigenze di chi opera nel Ssn con la volontà di incentivare chi per il Servizio sanitario pubblico ha dato e dà tanto. E ha assicurato che non si tratta solo di un’incentivazione economica, per quanto possibile, ma anche in termini di motivazione e di attrattività, grazie a una migliore organizzazione del lavoro.

I rappresentanti delle federazioni professionali hanno accolto favorevolmente le parole del ministro perché, hanno sottolineato, non si può pensare che dopo la pandemia si possa tornare a una situazione analoga a quella pre-Covid e finora le risorse del Pnrr hanno riguardato solo strutture e non personale, con il rischio di vanificare gli sforzi fatti finora.

Le federazioni delle professioni sanitarie hanno anche ricordato al ministro che sul tappeto ci sono anche altri aspetti da affrontare: il superamento dell’esclusività del rapporto di impiego che permetterebbe un recupero di risorse umane avviando un processo di sburocratizzazione del sistema, una maggiore formazione e specializzazione e un’evoluzione della formazione continua (Ecm) affinché sia maggiormente mirata alle reali esigenze dei cittadini, un recupero certo e immediato delle molte prestazioni evitate o  ritardate durante la pandemia.

Il tutto, hanno concluso, senza perdere di vista la necessità di migliorare l’assistenza, ma anche la prevenzione e le altre attività che consentono un reale miglioramento della salute e del benessere sanitario e sociale dei cittadini, obiettivo comune di tutte le professioni.

All’incontro con Schillaci ha partecipato anche il presidente della Fofi Andrea Mandelli, condividendo con l’intero popolo della sanità, ovvero il milione e mezzo di professionisti della salute iscritti agli Ordini delle professioni sanitari i temi della  necessità di affrontare la carenza di professionisti e di di avviare una revisione del sistema dell’Ecm, ma rappresentando anche lo specifico, irrinunciabile bisogno della professione farmaceutica di un intervento sull’attuale modello di remunerazione dei servizi garantiti nelle farmacie di comunità, a partire dalla dispensazione del farmaco. Dell’intervento di Mandelli riferiamo più diffusamente in questo articolo.

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