Manovra 2023, oggi il voto finale a  Palazzo Madama, Fsn a 128,2 miliardi di euro

Manovra 2023, oggi il voto finale a Palazzo Madama, Fsn a 128,2 miliardi di euro

Roma, 29 dicembre – Si consuma oggi il destino della manovra 2023,  che affronterà in mattinata (entro le 12, secondo previsione) il voto finale a Palazzo Madama, dove il Governo ha inevitabilmente posto la questione di fiducia su un testo che – per ammissione della stessa maggioranza – presenta ancora molti punti controversi e non sufficientemente chiari, tanto da essere approdato in Assemblea senza relatore, dopo 812 emendamenti presentati in Commissione Bilancio e 108 ordini del giorno: atti che, con il voto di fiducia, decadono tutti e non verranno discussi.

Inevitabili le proteste e i giudizi negativi degli esponenti dell’opposizione, che però non serviranno davvero a cambiare l’inerzia del provvedimento. Per capire il senso complessivo delle critiche dei partiti di minoranza, basterà citare per tutti il duro il giudizio di Carlo Cottarelli, economista eletto nelle file dem e ben noto all’opinione pubblica nazionale (era il volenteroso paladino della spending review, tentativo anche coraggioso di raddrizzare i conti pubblici, rivelatosi però una volta di più una mission impossible). “Qui si sta mettendo a rischio il futuro delle entrate italiane. È una cosa che ho visto fare da molti Paesi, che pur di avere qualcosa subito, si ipotecano il futuro” ha commentato Cottarelli, aggiungendo che la manovra 2023 “finirà nei manuali di Finanza pubblica su come non fare una legge di Bilancio”.

Di manovra ingiusta, che “toglie a chi non ha per dare a chi ha già, allargando le disuguaglianze che esistono nel nostro Paese”  ha parlato anche un’altra dem, Simona Malpezzi, che si è dettamolto allarmata per un tema di fondo che attraversa il provvedimento: “Ci sono tagli a sanità e istruzione a fronte di più di un miliardo di euro di condoni. E tutto questo è grave e inaccettabile”.

I voti previsti oggi a Palazzo Madama sono due: uno sulla fiducia (che viene posta sull’art. 1 del testo,  contenente le norme già varate dalla Camera)  e uno sul provvedimento nel suo complesso, parte tabellare compresa.

Intanto, non sarà inutile richiamare brevemente le misure di maggiore e più diretto interesse per la sanità e, più in particolare, per il settore della farmacia. La misura che il Governo evidenzia come un fiore all’occhiello è l’incremento nel 2023 di 2,15 miliardi del Fondo sanitario nazionale, soldi che si vanno ad aggiungere ai 2 miliardi in più già stanziati dalla manovra del precedente esecutivo, portando il Fsn a 128,211 miliardi di euro. Non è davvero inutile ricordare, però, che 1,4 miliardi dei 2,15 di incremento saranno fagocitati dal caro-energia, riducendo dunque sensibilmente l’impatto di quello che, nella narrazione del governo Meloni in favore di microfoni e telecamere, viene presentato come un considerevole  aumento delle risorse per il sistema sanitario.

Di tutt’altro segno la contro-narrazione delle opposizioni, delle Regioni  e – soprattutto – del “popolo della sanità”, insoddisfatto dell’esiguità di un finanziamento presentato come “aggiuntivo” che di fatto evaporerà in un amen: 1,4 miliardi, come già detto, copriranno (si spera) il tra caro-bollette, l’inflazione si mangerà il resto dell’incremento e il risultato non potrà che essere un taglio delle risorse dopo le sofferenze provocate da due anni di pandemia. Lapidarie, al riguardo, le Regioni, per le quali i fondi destinati al Fsn “assolutamente non bastano”  ed espongono a un gravissimo rischio nel futuro: senza nuove assunzioni (per le quali servono risorse che non ci sono), la riforma da 7,1 miliardi prevista nel Pnrr resterà una scatola vuota.

 

Remunerazione farmacie, sparisce il riferimento alla riforma

Le misure destinate alla farmacia discendono in via diretta da un emendamento della maggioranza (del quale il nostro giornale ha dato conto a suo tempo in questo articolo),  che stanzia 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025 come remunerazione aggiuntiva per le farmacie.  Nel testo originario  del Governo lo stanziamento era previsto per il solo anno 2023.

L’emendamento, approvato il 6 dicembre scorso in Commissione Bilancio, “nelle more della riforma del sistema di remunerazione dei farmaci erogati in regime di Servizio sanitario nazionale, al fine di salvaguardare la rete di prossimità rappresentata dalle farmacie italiane e di dare continuità alla sperimentazione dell’attività di vaccinazione”  riconosce (… ) “a decorrere dal 1° gennaio 2023 e fino al 31 dicembre 2025, una remunerazione aggiuntiva, quale parte integrante del prezzo dei medicinali, in favore delle farmacie per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Servizio sanitario nazionale”.  Attenzione, però, perché nel frattempo qualche solerte “manina” ha ritenuto di apportare ulteriori aggiustamenti, rendendo strutturali i 150 milioni di “aggiuntiva” ma eliminando il riferimento a una futura (ma inevitabilmente problematica, in termini di applicabilità) riforma della remunerazione, sulla cui necessità, come si ricorderà, si è peraltro espresso recentemente anche il ministro della Salute Orazio Schillaci.

Com’è come non è, il testo sul quale sta votando il Senato (cambiato anche nella numerazione dei commi: originariamente erano contenute il 339, 340 e 341) è quello riportato qui di seguito:

532. Al fine di salvaguardare la rete di prossimità rappresentata dalle farmacie ita­liane, anche sulla base degli esiti della spe­rimentazione prevista dall’articolo 20, commi 4, 5 e 6, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 maggio 2021, n. 69, con de­creto del Ministro della salute, adottato di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previa intesa in sede di Con­ferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, è riconosciuta, a decor­rere dal 1° marzo 2023, una remunerazione aggiuntiva in favore delle farmacie per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Servizio sanitario nazionale, nel limite di 150 milioni di euro annui a decorrere dal­ l’anno 2023.

  1. Il decreto di cui al comma 532 è emanato entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
  2. Agli oneri derivanti dal comma 532, pari a 150 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2023, si provvede a valere sulle ri­sorse di cui all’articolo 1, commi 34 e 34- bis, della legge 23 dicembre 1996, n. 662. Al finanziamento di cui al comma 532 ac­cedono tutte le regioni e le province auto­ nome di Trento e di Bolzano, in deroga alle disposizioni legislative che stabiliscono per le autonomie speciali il concorso regionale e provinciale al finanziamento sanitario cor­rente.

Come si può evincere, il riferimento alla riforma della remunerazione, pouff!, è sparito d’incanto e senza quasi che nessuno se ne accorgesse. Ma, c’è da giurarci, il colpo di mano, o di “manina” che dir si voglia, incendierà il dibattito di settore non appena i calici dei brindisi di saluto al nuovo anno saranno deposti.

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