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venerdì 19 Aprile 2024
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Schito: “Remunerazione, bene i 150 milioni annui aggiuntivi, ma serve la riforma”

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Roma, 10 gennaio – Lo stanziamento di 150 milioni annui per il 2023, il 2024 e il 2025 disposto con la legge di bilancio recentemente approvata dal Parlamento come remunerazione aggiuntiva per le farmacie rappresenta certamente un riconoscimento per quanto questi presidi sanitari territoriali “hanno fatto durante la crisi pandemica degli scorsi anni“, e  in quanto tale “non è il primo segnale tangibile di una nuova considerazione delle farmacie da parte delle istituzioni”. Ma resta comunque un intervento inscrivibile in una  dimensione emergenziale, non trattandosi di una vera e propria nuova remunerazione, ovvero della misura strutturale di cui la farmacia italiana ha bisogno.

A Risultato immagine per francesco Schito assofarmevidenziare la differenza, nell’editoriale dell’ultimo numero dell’house organ di Assofarm, è il segretario generale della sigla delle farmacie pubbliche, Francesco Schito (nella foto), spiegando che per una “vera” riforma della remunerazione delle farmacie “servirà una legge specifica, nata da una concertazione tra Stato, Regioni e farmacie, che tenga in debito conto di tutti gli altri mutamenti strutturali della sanità italiana. Stiamo insomma parlando di una manovra politico-istituzionale complessa e temporalmente non breve, ma in grado essa sola di garantire un effettivo sviluppo stabile al nostro settore”.

Ben vengano misure contingenti come quella prevista dalla legge di bilancio 2023, ma bisogna andare oltre e “portare a casa” la riforma della remunerazione delle farmacie, obiettivo che – nel testo della manovra approvata a fine anno – ha perso per strada il  limite temporale entro il quale essere varata, ovvero il 31 dicembre 2025. Fatto, questo, che si presta ovviamente a interpretazioni diverse e addirittura opposte. Schito, tuttavia, cerca di leggerlo in positivo, affermando che l’assenza di paletti temporali offre più agio “per la realizzazione di una riforma strutturale ben ponderata e negoziata tra le parti”. Sempre a condizione però (e il segretario di Assofarm lo esplicita con chiarezza) che “questa mancanza di scadenze non si traduca nel cronicizzarsi a oltranza di questa sorta di norma transitoria. Cioè nel più italico dei modi per evitare le riforme reali”.

Schito non manca in ogni caso di sottolineare la compresenza di altri segnali che inducono all’ottimismo, come  “le recenti dichiarazioni del ministro della Salute a favore di una nuova remunerazione”, il fatto che “la legge di Stabilità introduca il principio di pagamento per pezzo distribuito e non in base al prezzo del farmaco” e, da ultimo ma non ultima, “la piena maturità politica delle farmacie”,  che – scrive il rappresentante delle farmacie pubbliche – “arriveranno ai futuri tavoli istituzionali forti di posizioni politiche saldamente condivise”, tra le quali la  convinzione che, per avere, bisogna prima di tutto dare. “Pensiamo che una nuova remunerazione possa derivare la sua ragion d’essere da una nuova farmacia, che poggi il suo ruolo sanitario locale su nuovi servizi offerti al cittadino e nuove relazioni integrate con il Ssn” spiega  al riguardo Schito. “È per questo che nel dibattito istituzionale, alla riforma della remunerazione accostiamo sempre il rinnovo della convenzione e l’attuazione dei servizi in farmacia”.

Il segretario di Assofarm, in ogni caso, conclude tornando arichiamando la vera posta in gioco: “Accettiamo di buon grado la remunerazione aggiuntiva perché la intendiamo come un sostituto momentaneo ad una vera e propria riforma che prenderà forma nel prossimo futuro. Le farmacie non hanno bisogno di un aiuto suppletivo a quanto già fanno oggi. Le farmacie italiane chiedono invece nuove regole d’ingaggio per giocare un ruolo più proattivo in una sanità italiana che dovrà risolvere davvero antichi problemi e affrontare nuove sfide”.

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