
Insonnia, in arrivo un nuovo farmaco per un disturbo che colpisce il 20% degli italiani
Roma, 30 gennaio – Nuova arma terapeutica in arrivo contro i disturbi del sono, e in particolare l’insonnia, che colpisce un italiano su cinque: al congresso nazionale della Sinpf, la Società Italiana di Neuropsicofarmacologia, tenutosi in modalità virtuale tra Milano e Venezia dal 26 al 28 gennaio sul tema La ripartenza dopo la tempesta. Ruolo della neuropsicofarmacologia, della ricerca e dell’innovazione tecnologica è stato infatti annunciato l’arrivo di un nuovo farmaco in grado di bloccare l’orexina, uno dei principali neurotrasmettitori che agisce sul sonno.
Oltre un terzo della popolazione mondiale è colpita da insonnia e/o da disturbi del sonno (in Italia la percentuale si ferma al già ricordato 20%), in molti casi in forma cronica: sintomi persistenti nell’80% dei casi dopo un anno dalla diagnosi e nel 60% dei casi a cinque anni.
Le notti senza dormire o con poco sonno possono essere ulteriormente aggravate dalla compresenza di possibili disturbi psichiatrici o psicoemotivi, in prevalenza depressione e ansia. Un effetto domino in cui anche la recente stagione pandemica ha avuto il suo ruolo. Qualcosa però potrà ora cambiare, grazie alla scoperta di un nuovo antagonista in grado di agire sull’orexina, una vera ‘direttrice d’orchestra’, bloccando la sua attività su due recettori, come confermato due studi dello scorso anno pubblicati su Lancet Neurology e su The American Journal of Geriatric Psychiatry.
La nuova molecola, sintetizza un lancio dell’Ansa, si chiama daridorexant e agisce con un bersaglio diverso da quello dei farmaci tradizionali, come le benzodiazepine e farmaci Z (zolpidem, zopiclone, eszopiclone). Daridorexant regola i cicli sonno-veglia che sono alterati in chi soffre di disturbi del sonno, permettendo quindi anche maggiori performance nello svolgimento delle funzioni diurne. Quali ulteriori valori aggiunti, un profilo di sicurezza favorevole e la riduzione degli effetti avversi.
Si definisce insonnia, spiega Claudio Mencacci (nella foto), direttore emerito di psichiatria all’ospedale Fatebenefratelli di Milano e co-presidente Sinpf, “l’insoddisfazione per la quantità o la qualità del sonno, associata alla difficoltà nell’iniziare e mantenere il sonno da almeno tre mesi. Questo risulta pertanto perturbato da frequenti risvegli, con un conseguente impatto sulle ore diurne”.
Oggi, sottolinea Matteo Balestrieri, ordinario di Psichiatria all’Università di Udine e co-presidente Sinpf, “disponiamo di terapie ad hoc che consentono di personalizzare la cura. I nuovi farmaci che agiscono sull’orexina, di cui oggi grazie all’estensione della prescrivibilità può avvantaggiarsi anche lo psichiatra, consentono di ottenere benefici a fronte del contenimento dei costi sociali e assistenziali dell’insonnia”.
