
Lazio, elezioni regionali, alla prova del voto anche cinque candidati farmacisti
Roma, 2 febbraio – Ci sono anche cinque farmacisti, nella folta schiera di candidati a un seggio nel nuovo Consiglio regionale del Lazio. Anzi, per l’esattezza, si tratta di due farmaciste e tre farmacisti, equamente ripartiti nei principali schieramenti in lotta per aggiudicarsi il Governo della Regione. Si tratta di un fatto certamente positivo, perché rappresenta un segno della vitalità della professione farmaceutica e della sua voglia di impegnarsi anche in quegli ambiti cruciali dove si decidono le sorti di materie cruciali, su tutte la sanità. Uno di questi ambiti è appunto la Regione, che – si può ben dire – in materia di gestione della materia sanitaria regna sovrana e dove essere presenti per rappresentare il pensiero, la visione, la cultura, le idee ma anche le istanze di una professione intimamente connessa ai problemi delle persone sul territorio come quella farmaceutica può davvero fare la differenza: per la sanità stessa, in primo luogo, e dunque per i cittadini , ma anche per gli stessi farmacisti che nel vivo del territorio rappresentano il primo, fondamentale punto di riferimento della comunità e vorrebbero contribuire a disegnare e realizzare una sanità di prossimità più efficiente, efficace e funzionale di quella attuale.
L’Ordine di Roma – che saluta con vivo apprezzamento e grande soddisfazione la decisione dei suoi cinque iscritti di affrontare la sfida delle urne – ieri ha voluto ospitarli nella sede sociale per un incontro informale e benaugurante (almeno nelle intenzioni e negli auspici). Nient’altro che un’occasione per qualche chiacchierata in libertà sull’attualità professionale e per una veloce messa a fuoco delle sue principali criticità, insieme a qualche riflessione – vista la circostanza – sul possibile ruolo della Regione nella loro soluzione.
È emersa, da parte di tutti, una profonda conoscenza dei nodi cruciali della professione, dal fenomeno sempre più preoccupante della rarefazione del personale farmacista fino alla necessità cruciale che la riforma della sanità di prossimità che è tra gli obiettivi del Pnrr venga “messa a terra” senza disperdere risorse e valorizzando chi – come medici, farmacisti e infermieri – sul territorio c’è già e chiede solo condizioni e risorse per operare meglio. Ma si è parlato anche di revisione dei percorsi formativi in università, nuovi servizi e prestazioni in farmacia (che richiedono appunto integrazioni robuste del cursus studiorum del farmacisti), interventi per rendere sostenibile il sistema di assistenza garantito dalle farmacie, valorizzazione anche economica del ruolo dei farmacisti collaboratori: su tutti i temi si è registrata tra i candidati una sostanziale convergenza (per non dire identità) di vedute. A prevalere, insomma, non sono state le logiche di schieramento politico, ma l’appartenenza professionale e l’impegno ad assicurare alla farmacia e ai farmacisti un futuro di sviluppo.
Ed è da questa condivisione che è scaturita la comune consapevolezza della necessità, quale che sia lo schieramento che vincerà le elezioni, di occuparsi con una visione comune (laddove eletti) dei problemi di interesse della professione farmaceutica, dal momento che una mano per risolverli può arrivare sia da chi siede nei banchi della maggioranza, sia da chi invece esercita il mandato consiliare all’opposizione. Proprio questo impegno – espresso in piena libertà e con molta e serena convinzione dai tre candidati presenti – suona particolarmente positivo, perché è espressione di una cultura professionale vissuta e condivisa, di valori di colleganza nei quali si crede e di una scala di priorità dove gli interessi della professione sono messi al posto che meritano.
Ma è giunto il momento di presentare, sia pure in sintesi, i farmacisti che tentano l’impresa di conquistare un seggio in Regione e che i colleghi di Roma e provincia e di tutto il Lazio, se lo riterranno, potranno sostenere con il loro voto. L’Ordine non può e non vuole, ovviamente, dare indicazioni specifiche al riguardo, ben sapendo che sarebbero del tutto inopportune e fuori luogo. Ma visto che tra i suoi compiti istituzionali c’è quello di promuovere la professione, si limita a segnalare che la professione si promuove anche aiutando i suoi esponenti a raggiungere quelle cariche pubbliche elettive che consentono di incidere nelle scelte politiche. E altro da aggiungere non c’è. Ecco dunque qui di seguito i candidati famacisti alle elezioni regionali del 12-13 febbraio prossimi.
Le buone maniere impongono che la prima presentazione sia quella di Tiziana Orsi (nella foto), candidata di Demos, formazione del cattolicesimo sociale molto vicina alla Comunità di Sant’Egidio e al mondo del volontariato, che sosterrà Alessio D’Amato governatore. Laureata in Farmacia alla Sapienza, Orsi ha esordito come collaboratrice di farmacie private, per poi diventare, vincendo un concorso, direttrice di farmacie comunali. Dopo aver contribuito all’apertura e alla gestione di alcuni di questi esercizi nel periodo dal 1981 al 1997, Orsi è poi transitata nei ranghi dirigenziali del Comune di Roma, dove si è occupata fin da subito di sociale, andando a dirigere i Servizi sociali della Capitale e assumendo poi nel 2008 la direzione generale del Dipartimento Politiche sociali e Salute. Ora in pensione, dedica il suo tempo a volontariato e attività dirette di aiuto solidale, spendendo il suo impegno nel servizio di farmacia del Poliambulatorio della Caritas. Proprio le sue esperienze nel sociale, prima come farmacista a diretto contatto con i bisogni della gente, poi come dirigente pubblica impegnata su queste tematiche, le sono valse l’invito a candidarsi a Roma e provincia con Demos, lista che del sociale e dell’aiuto alle fasce più fragili della società fa la sua ragione d’essere e la sua bandiera.
Servono meno presentazioni per Fabio De Lillo (nella foto), anch’egli laureato in Farmacia all’Università Sapienza, titolare di farmacia a Roma. Non essendo nuovo all’impegno politico-amministrativo, quello di De Lillo è infatti un nome decisamente più conosciuto anche nell’ambito della comunità professionale dei farmacisti di Roma e provincia. Dopo aver esordito nel 1997 come consigliere nella XVIII Circoscrizione di Roma, De Lillo è stato infatti eletto per ben tre volte (2001, 2006 e 2008) consigliere comunale di Roma Capitale, arrivando nell’ultima occasione a entrare in giunta con l’incarico di assessore all’Ambiente, mantenuto dal 2008 al 2011. Sempre nei ranghi di Forza Italia, De Lillo è stato quindi eletto nel 2013 consigliere regionale del Lazio, incarico al quale torna oggi a candidarsi dopo qualche anno, questa volta nella lista di Fratelli d’Italia, dove è approdato dopo l’addio ufficiale al partito di Berlusconi ufficializzato a gennaio del 2020 e un breve intermezzo nella Lega. Nella lista del partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che sostiene insieme a Forza Italia, Lega e altre sei liste civiche il candidato presidente del centrodestra Francesco Rocca, De Lillo è candidato con il n. 10 a Roma e provincia.
Il terzo candidato farmacista è Daniele Viti, candidato della lista Polo progressista (qui a sinistra), che affianca la lista M5s nel sostegno alla candidatura a presidente delle Regione Lazio di Donatella Bianchi. Anch’egli laureato in Farmacia alla Sapienza, Viti ha speso i primi anni del suo percorso professionale in farmacia, come collaboratore, per poi aprire una parafarmacia nel 2008 e assumerne la titolarità. Impegnato da sempre negli organismi di rappresentanza di categoria (è stato segretario regionale di Fiafant), è proprio con l’impegno a difesa degli esercizi di vicinato nati nel 2006 con le “lenzuolate” di Bersani che Viti diventa un habitué delle cronache di categoria: fonda infatti una delle sigle del settore, l’Unaftisp , Unione nazionale dei farmacisti titolari di sola parafarmacia, della quale viene eletto presidente, carica che ha rivestito fino allo scorso mese di novembre, quando ha fatto un passo di lato per favorire un avvicendamento ai vertici operativi (Unaftisp gli ha in ogni caso conferito all’unanimità la presidenza onoraria). All’impegno di categoria, Viti accompagna da sempre anche quello sul terreno politico e amministrativo: segretario politico della Margherita a Genzano, è stato assessore al Bilancio dello stesso comune e ha anche alle spalle anche un’esperienza come candidato sindaco, sempre nel paese dei Colli Albani.
Gli altri candidati al Consiglio regionale del Lazio espressi dalla professione sono entrambi schierati nel gurgite vasto di liste (sette in totale) che sostengono il candidato di centrosinistra Alessio D’Amato. Si tratta di Stefano
Federico e di Maria Carbone (nelle foto a destra), che per impegni di varia natura non hanno potuto prendere parte ieri alla chiacchierata informale organizzata dai vertici dell’Ordine con i candidati di categoria. Anche per questo, per l’impossibilità di conoscerli direttamente e avere informazioni di prima mano sui loro curriculum, dobbiamo limitarci a presentare i due candidati più giovane in modo molto stringato, restando ovviamente disponibili a integrare quanto prima i loro profili. Al momento, possiamo solo dire che Federico si è laureato alla Sapienza nel 1999, è socio di farmacia a Tor Tre Teste a Roma ed è candidato nella lista del Pd.
Carbone, la più giovane nel pokerissimo di candidati espressi dalla professione, si è laureata in Farmacia nell’estate del 2018 e ha alle spalle alcuni anni di esperienza come farmacista collaboratrice e una partecipazione come borsista al progetto di ricerca multiregionale Checkpoint inhibitors nei NSCLC: Farmacovigilanza per la sicurezza delle nuove frontiere terapeutiche. La giovane collega è al sesto posto nella lista di 32 candidati di +Europa.
