Autonomia differenziata, l’intervento di Schillaci: “Sanità, il ruolo guida al ministero”

Autonomia differenziata, l’intervento di Schillaci: “Sanità, il ruolo guida al ministero”

Roma, 6 febbraio – Mentre continua il muro contro muro tra la maggioranza di centrodestra e l’opposizione sull’autonomia differenziata, con la prima  che parla di riforma storica e l’altra che (per una volta compatta) accusa il testo del ddl Calderoli di voler spaccare l’Italia, all’indomani del varo del disegno di legge si leva qualche voce dissonante anche tra i banchi del Governo. In particolare, è il ministro della Salute Orazio Schillaci (nella foto), tecnico di area FdI,  a lanciare un monito, chiedendo che le Regioni siano in qualche modo “guidate dal ministero della Salute” che, a suo parere, deve avere “non solo un potere di indirizzo e distribuzione dei fondi ma deve anche sostenere un meccanismo virtuoso insieme alle Regioni per capire chi lavora meglio e aiutare chi è in difficoltà o non riesce a lavorare così bene”.

“Già dal 2001 gran parte della sanità è affidata alle Regioni” ha detto il titolare della Salute .a margine del convegno promosso dall’Associazione di oncologia medica in vista della giornata mondiale sul cancro. “Differenze ce nei sono già adesso e bisogna analizzare bene tutto il sistema sanitario nazionale, però già attualmente c’è una grossa autonomia se si considera che l’80% delle spese dei bilanci di una Regione sta proprio sulla sanità. Da ciò si capisce quanto sia importante il peso delle Regioni, ma io credo che il ministero debba comunque avere un ruolo di indirizzo”.

“Il ministero deve dunque lavorare con le Regioni perché i gap che ci sono tra regione e regione addirittura sull’attesa di vita sono completamente inaccettabili in una nazione moderna come la nostra” ha quindi aggiunto Schillaci. “Per la salute è necessario cioè che le Regioni siano in qualche modo guidate dal Ministero”. Allo studio. secondo quanto riferiscono alcune fonti della stampa,  ci sarebbe un potenziamento sul monitoraggio dei Lea che oggi non terrebbe conto di alcuni parametri fondamentali e in generale un potenziamento degli strumenti di controllo sulle attività delle Regioni.

Di tutt’altro avviso il leader della Lega Matteo Salvini, per il quale “se in alcune Regioni il livello di assistenza sanitaria è scadente, non è per l’autonomia, che non c’è, è per l’incapacità di alcuni governatori, penso a De Luca ed Emiliano, che chiacchierano e per anni non hanno fatto nulla”.

L’appello dal sapore ‘centralista’ di Schillaci, in qualche modo, secondo alcuni osservatori, rappresenta lo sforzo di Fratelli d’Italia per garantire il proprio elettorato meridionale sul fatto che questa riforma, fortemente voluta dalla Lega, non aumenterà in alcun modo i divari esistenti tra Nord e Sud. In questa direzione vanno anche le parole rassicuranti del ministro Francesco Lollobrigida, molto vicino alla premier Giorgia Meloni: “Il nostro partito nasce dalla coesione nazionale, un partito radicato e forte al Sud” spiega. “Potrebbe mai approvare un testo di legge che produce quell’effetto? Sarebbe un po’ un suicidio”.

Ma a parte i dissapori interni al centrodestra, la polemica tra maggioranza e tutte le opposizioni resta fortissima, uno scontro reso ancora più violento dal clima pre-elettorale, a una settimana dal voto in Lombardia e nel Lazio. Non sono pochi a pensare che l’approvazione anticipata  del ddl sull’autonomia regionale altro non sia che una manovra a orologeria finalizzata a incassare consensi in occasione delle ormai imminenti elezioni regionali, in particolare i Lombardia: una sorta di pedaggio, in altre parole, che il partito guida della maggioranza  paga alla Lega, salvo poi (assicura chi dice di saperla lunga) guardarsi bene dal dare seguito a un provvedimento che certamente non mancherà di dividere ulteriormente il Paese.

Le opposizioni, al riguardo, sono sul piede di guerra: per Piero Fassino, ex leader del Pd, “il governo vuole imporre un centralismo regionale spezzettato, disorganico che crea disuguaglianze e divide il Paese. Uno specchietto per le allodole per raccattare qualche voto per le elezioni regionali”.

Sulla stessa falsariga le dichiarazioni del suo compagno di partito Francesco Boccia: “Il governo si è piegato alla peggior Lega. Quella di Fontana e Calderoli non è l’autonomia prevista dalla Costituzione ma quella deteriore contro l’uguaglianza, la scuola pubblica e la sanità pubblica; per loro autonomia coincide con privatizzazione dei servizi”. Anche per il presidente della Puglia, Michele Emiliano l’accelerazione del governo sul ddl Calderoli risponde a mere logiche elettorali, soprattutto guardando all’esito del voto in Lombardia: “Se la Lega va sotto il risultato di Fratelli d’Italia in Lombardia”  afferma il governatore pugliese “cambiano gli assetti interni al Governo in maniera ancora più negativa per la Lega e FI. Temo e spero che dopo le regionali in Lombardia questo discorso sull’autonomia possa estinguersi”.

Pollice verso senza appello anche da parte dei Cinque Stelle: “Un’altra porcata di Calderoli” è il commento tranchant dell’ex ministro pentastellato Stefano Patuanelli. Anche il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni attacca frontalmente la Lega, osservando che “con l’approvazione dello ‘Spacca Italia’, il partito della Meloni ha ceduto alle scempiaggini della Lega, che finalmente potrà impugnare la bandierina dell’autonomia delle Regioni”.  Ma commenti severi arrivano anche da Davide Faraone, deputato di Azione-Italia Viva, secondo il quale “alla Meloni piace regalare giocattoli ai suoi ministri. Li lascia giocare, li fa girare a vuoto e li fa ripartire sempre dal via”.

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