
Professioni sanitarie tutte insieme per festeggiare la “loro” giornata il 20 febbraio
Roma, 14 febbraio – Il 20 febbraio, giorno in cui a Codogno venne scoperto il “paziente uno” di Covid e cominciava a materializzarsi un incubo, ricorre la Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socio-assistenziale e del volontariato, idea promossa dal regista Ferzan Ozpetek e da Giulio Rapetti, in arte Mogol, il più grande autore di liriche per canzoni del nostro Paese, con l’obiettivo di onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio (anche in termini di vite umane) del personale medico, sanitario, sociosanitario, socio-assistenziale e del volontariato nel corso della pandemia da coronavirus. La giornata celebrativa del “popolo della sanità” fu istituita con la legge 13 novembre 2020.
Per la terza edizione della ricorrenza, le undici Federazioni nazionali degli Ordini delle professioni sociosanitarie, che rappresentano un milione e mezzo di professionisti, hanno scelto di celebrare insieme la giornata (come bene esprime l’head line scelto per la celebrazione, Insieme per garantire la salute di tutti), ideando congiuntamente un programma che alterna letture di brevi testi di scienziate e scienziati, poeti e poetesse sul tema della “Immensa Bellezza” con esecuzioni musicali della Red shoes women orchestra, diretta dal maestro Dominga Damato. La scelta di privilegiare un’orchestra al femminile nasce dalla comune volontà di lanciare un segnale di attenzione per contrastare la violenza e gli episodi che la cronaca continua a registrare e che, purtroppo, sempre più spesso sono perpetrati, in particolare contro le donne e contro i professionisti sanitari e socio-sanitari a prescindere dal genere.
La manifestazione, alla quale prenderanno parte il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il ministro della Salute Orazio Schillaci, si svolgerà a Roma nell’Aula Magna della Pontificia Università San Tommaso D’Aquino.
“Le professioni sociosanitarie sono, da sempre accanto a chi soffre e ha bisogno del loro aiuto” spiegano i rappresentanti delle Federazioni e dei Consigli delle professioni. “Anche nelle fasi più dure della pandemia, quando non c’erano ancora i vaccini e mancavano spesso anche i dispositivi di protezione individuale, l’assistenza non è mai venuta meno. Tanto che nella prima e nella seconda fase Covid-19 si contano circa 500 decessi tra i professionisti sociosanitari e i contagi, che ancora proseguono negli ultimi mesi al ritmo di 5-8.000 ogni 30 giorni, hanno raggiunto, tra infezioni e reinfezioni, quota 474.000 al 6 febbraio, senza sostanzialmente più registrare, dopo l’avvento dei vaccini, casi gravissimi e decessi”.
Con la decisione della celebrazione unitaria della Giornata, le Federazioni e i Consigli nazionali dei professionisti sociosanitari vogliono offrire anche un segnale forte, una dimostrazione di come sia considerata irrinunciabile una rappresentanza comune delle professioni della salute riconosciuta a livello istituzionale e che, sempre a livello istituzionale, possa concorrere a determinare le scelte necessarie alla qualità dell’assistenza sociosanitaria.
