
Biofarmaceutico, 2,3 mld di dollari il costo medio di un prodotto da scoperta a lancio
Roma, 16 febbraio – Investire nella ricerca e sviluppo (R&S) nel settore biofarmaceutico è cruciale per alimentare l’innovazione e dare forma al futuro della salute. Ma nel 2022, secondo quanto emerge dal report del Deloitte Center for Health Solutions Seize the digital momentum: Measuring the return from pharmaceutical innovation 2022 sulle prestazioni dell’industria biofarmaceutica nel generare ritorni dagli investimenti in nuovi farmaci innovativi, il miglioramento della produttività osservato nel 2021 non è continuato e si è anzi registrata una frenata, per quanto leggera.
Secondo quanto si legge in una nota diffusa alla stampa, le 20 aziende top del campione analizzato dal report hanno infatti speso complessivamente 139 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo (-2% rispetto ai 141 miliardi di dollari del 2021). Il costo medio per lo sviluppo di un singolo prodotto – dalla scoperta al lancio – è stato di 2.284 milioni di dollari (con un aumento di 298 milioni di dollari rispetto al 2021), in linea con i dati pre-pandemia del 2018-2020. Tale incremento del costo medio è dovuto principalmente a un aumento della durata media del ciclo di sviluppo dei prodotti, che non ha più goduto dell’accelerazione imposta da Covid 19.
Nel 2021 si è osservato un notevole aumento del tasso di rendimento interno medio (Irr) al 6,8%, guidato principalmente dall’entità delle risorse Covid-19 (inclusi vaccini e trattamenti). Tuttavia, si legge ancora nella nota, poiché alcuni di questi asset relativi al Covid 19 sono entrati nel portafoglio commerciale, l’Irr medio nel 2022 è sceso all’1,2%. La media delle vendite previste per prodotto della pipeline nel 2022 è diminuita a 389 milioni di dollari dai 500 milioni di dollari nel 2021. Questo calo – che ha portato il valore del 2022 pressoché ai livelli del 2020 – è determinato principalmente dal numero di beni di alto valore che hanno lasciato la pipeline quest’anno. Nel 2022, si prevede che solo una delle società analizzate raggiungerà, in tutte le sue attività, un picco medio di vendite attese superiore a un1 miliardo di dollari, e che solo cinque saranno potenzialmente in grado di migliorare il proprio rendimento medio per prodotto rispetto al 2021.
“Il ritorno ai livelli di rendimento sperimentati prima della pandemia” ha commentato Valeria Brambilla, Life Sciences & Health Care Industry Leader area Central Mediterranean di Deloitte (nella foto) “riflette la principale sfida che i player del settore biofarmaceutico devono affrontare con riferimento alla produttività: l’aumento dei costi e il concomitante calo dei rendimenti” .
“Accanto al miglioramento della produttività rispetto ai rendimenti, le organizzazioni del settore – spiega Brambilla – devono continuare il loro percorso di crescita, grazie anche alla spinta della digitalizzazione, rafforzando la raccolta e analisi di dati utili per le sperimentazioni cliniche decentralizzate; ampliando la diversità degli studi clinici per promuovere l’equità e migliorare i risultati clinici per tutti; ma anche orientandosi verso operazioni di ricerca e sviluppo più sostenibili sia dal punto di vista ambientale che dell’efficienza”.
Se l’aumento dei tempi di ciclo e dei costi per lo sviluppo di un asset, insieme a una previsione inferiore delle vendite medie, rilevata nell’analisi di quest’anno, suggerisce che potrebbe essere necessario più tempo affinché quanto appreso dalla pandemia abbia un effettivo impatto. Tuttavia, le organizzazioni del settore possono focalizzarsi su alcune azioni immediate in grado di contribuire a trasformare la redditività della ricerca e sviluppo, prosegue la nota, come: fare leva sulla digitalizzazione per rafforzare la raccolta e l’analisi di dati significativi per le sperimentazioni cliniche decentralizzate; ampliare la diversità degli studi clinici per promuovere l’equità e migliorare i risultati clinici per tutti; orientarsi verso attività di ricerca e sviluppo sostenibili dal punto di vista ambientale, migliorando al tempo stesso l’efficienza.
Lo scorso anno – emerge ancora dal report – la pandemia ha accelerato l’approccio del biofarmaceutico alla digitalizzazione, instillandola in ogni aspetto del lavoro e trasformando le esperienze di pazienti e partner. Il percorso verso la trasformazione digitale, che in genere richiede diversi anni, è avvenuto improvvisamente nel giro di pochi mesi, determinando cambiamenti radicali nel modo in cui le aziende conducono le operazioni, e ha aperto la strada a una maggiore innovazione nelle sperimentazioni cliniche.
