
Studio Usa su “pillolo” sperimentale che blocca temporaneamente gli spermatozoi
Roma, 20 febbraio – Un “pillolo” per lui, capace di agire come un interruttore temporaneo degli spermatozoi, “spegnendoli” per un paio d’ore: potrebbe essere questo il rivoluzionario futuro della contraccezione maschile, se andasse a buon fine lo sviluppo di TDI-11861, composto in corso di sperimentazione da parte di un’équipe di ricercatori, in prevalenza in forze del Dipartimento di Farmacologia della Weill Cornell Medicine della Cornell University di New York. Secondo quanto emerge da uno studio pubblicato su Nature Communications, TDI-11861 inibisce in modo provvisorio e con effetto immediato un enzima che permette agli spermatozoi di “nuotare”, costringendoli così a rimanere bloccati nella vagina e a non poter proseguire verso l’ovulo da fecondare. L’aspetto non meno rilevante di TDI-11861 è che il suo effetto “paralizzante” sugli spermatozoi è temporaneo e svanisce dopo 24 ore.
Per muoversi, gli spermatozoi hanno bisogno di una proteina nota come adenilato ciclasi solubile (sAC): gli uomini che a causa di rare condizioni genetiche non la producono soffrono di infertilità. Queste osservazioni hanno portato Jochen Buck (nella foto) e altri farmacologi della Cornell University a chiedersi se un composto capace di inibire questa proteina potesse funzionare da contraccettivo maschile. I ricercatori hanno così formulato il TDI-11861, iniettandolo in un primo momento a 8 topi su un gruppo di 17. Le analisi hanno rivelato che per le due ore e mezza successive all’iniezione, solo il 6% degli spermatozoi dei topi trattati con il farmaco è stato capace di muoversi, contro il 30% di quelli del gruppo di controllo. Dopo tre ore è ricominciato un graduale recupero della motilità.
In un secondo esperimento, il team ha iniettato il farmaco a 52 topi maschi che sono stati lasciati accoppiare con femmine fertili dopo 30 minuti dalla somministrazione. Nel giro di un paio d’ore, ogni coppia aveva avuto un rapporto, eppure nessuna femmina è risultata gravida (di norma lo rimane un terzo delle femmine): il farmaco è pertanto risultato efficace al 100%.
Dagli studi fin qui condotti i emerge che il composto non ha dato effetti collaterali, neanche nei topi che ne hanno ricevuto dosi tre volte più alte del normale e per periodi ininterrotti di 42 giorni. L’efficacia sembrerebbe inalterata anche quando la somministrazione avviene per via orale e non attraverso un’iniezione: l’idea è che il composto possa essere assunto appena prima di un rapporto sessuale, come contraccettivo “on demand”. Anche perché ogni potere paralizzante sugli spermatozoi cessa completamente dopo 24 ore.
Diversamente dai contraccettivi maschili ormonali in fase di test, che provocano alcuni effetti avversi e richiedono alcune settimane per raggiungere la piena efficacia, il nuovo farmaco sperimentale entrerebbe in azione non appena ingerito. Ora Buck e colleghi stanno cercando di prolungarne l’efficacia in previsione dei trial sull’uomo, in modo da coprire l’intera finestra fertile di ogni rapporto. I test sugli esseri umani potrebbero cominciare nel 2025.
