Gimbe: “Regioni, enormi disuguaglianze nella sanità tra il Nord e il Sud”

Gimbe: “Regioni, enormi disuguaglianze nella sanità tra il Nord e il Sud”

Roma, 24 febbraio – Lo scarto è di quelli che fanno pensare: da una parte il Governo schiaccia forte sul pedale dell’acceleratore per realizzare la riforma dell’autonomia regionale differenziata chiesta a gran voce in particolare da uno dei partner di maggioranza, la Lega di Matteo Salvini; dall’altra, tutte le rilevazioni concordano  sulle profonde, storiche  differenze – un gap non solo politico ma anche strutturale – tra le Regioni del Nord e quelle del Sud, separate da un vero e proprio abisso nel quale rischierebbe di sprofondare l’unità nazionale se la riforma contenuta nel ddl Calderoli (in I punteggi completi di tutte le Regioni nelle tre categorieverità tutt’altro che chiara) dovesse andare in porto.

L’ultimo preoccupato avvertimento al riguardo arriva dal report diffuso ieri da Fondazione Gimbe,  che fa riferimento alle pagelle Lea 2020 stilate dallo stesso ministero della Salute. I dati, chiarissimi, evidenziano una  situazione che, per quanto riguarda la sanità pubblica, “è drammatica”, con “enormi disuguaglianze tra il Nord e il Sud”. Secondo l’analisi condotta da Gimbe dopo la pubblicazione da parte del dicastero di Lungotevere Ripa del Monitoraggio dei Lea attraverso il Nuovo sistema di garanzia (che valuta 22 indicatori suddivisi in tre aree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera), solo 11 tra Regioni e Province autonome italiane risultano infatti promosse nelle nuove ‘pagelle’ del ministero della Salute sull’adempimento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) nel 2020.

Le Regioni  “adempienti” – elenca la Fondazione – sono Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia autonoma di Trento, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto. Le altre 10 sono inadempienti: Abruzzo, Liguria, Molise e Sicilia con un punteggio insufficiente in una sola area di valutazione; Basilicata, Campania, Provincia autonoma di Bolzano, Sardegna e Valle D’Aosta con un punteggio insufficiente in due aree; Calabria insufficiente in tutte le tre aree (vedi tabella qui sopra).

“Nonostante il maggior impatto della prima ondata pandemica nel Nord del Paese” osserva Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe  (nella foto), “anche la nuova ‘pagella’ conferma sia il gap Nord-Sud, visto che solo la Puglia si trova tra le 10 Regioni adempienti, sia le condizioni estremamente critiche della sanità in Calabria”.

Le analisi della fondazione Gimbe hanno messo in evidenza che alcune Regioni occupano posizioni molto diverse nelle tre aree considerate dalle valutazioni del ministero. L’Umbria, ad esempio,  si trova al primo posto nella categoria della prevenzione, ma scivola all’undicesimo per l’assistenza ospedaliera e al dodicesimo per quella distrettuale. Allo stesso modo, la Lombardia è terza per l’area distrettuale, quinta per quella ospedaliera ma quattordicesima per la prevenzione. Al contrario ci sono Regioni come Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Lazio, che occupano la stessa identica posizione nelle tre classifiche.

Gimbe ha sintetizzato i dati in un punteggio unico, che permette di stilare una vera e propria classifica delle sanità regionali. Questo non fa altro che “enfatizzare la differenza tra Nord e Sud”, ha commentato Cartabellotta: nella prima metà della classifica “si trovano 7 Regioni del Nord, 3 del Centro e nessuna del Sud, mentre nell’ultimo quartile, eccetto la Provincia autonoma di Bolzano, tutte le Regioni sono del Sud”.

In più, confrontando i dati del 2020 con quelli del 2019, è emerso dove il Covid 19 ha avuto più impatto: i punteggi sono peggiorati per tutte le Regioni (tranne che per la Provincia autonoma di Trento e la Valle d’Aosta), con un calo importante per Liguria, Abruzzo, Lombardia, Calabria, Basilicata e Sicilia. Anche in questo caso, “sette delle undici Regioni con gap superiore a 20 punti si trovano al Sud”.

A peggiorare di più è stata l’area della prevenzione: i punteggi sono scesi di 263 punti, contro i 150 dell’assistenza ospedaliera. Al contrario, l’assistenza distrettuale ha visto addirittura un leggero miglioramento (+5 punti). Un risultato che Cartabellotta spiega così: “Il crollo della prevenzione è l’inevitabile conseguenza sia degli esigui investimenti in quest’area, sia del fatto che il personale già limitato in forza ai dipartimenti di prevenzione è stato impiegato in prima linea nella gestione dell’emergenza pandemica”.

 

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