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giovedì 18 Aprile 2024
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Confcommercio, crisi e chiusure per i negozi, ma parafarmacie (e farmacie) crescono

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Roma, 2 marzo – Dal  recentissimo report di Confcommercio sulle imprese italiane emerge chiaramente che nel decennio dal 2012 al 2022, al netto delle chiusure, le parafarmacie sul territorio sono aumentate di numero. La parafarmacia quindi non è un’attività fallimentare destinata a morire, ma “una realtà che dà lavoro, paga tasse allo Stato e mette sul territorio un farmacista professionista in più”.

A 5 profili “Davide Gullotta” | LinkedIncommentare l’ultimo rapporto annuale sulla demografia d’impresa nelle città italiane della Confcommercio – che certifica la chiusura, negli anni dal  2012 a 2022,  di quasi 100 mila negozi nelle città italiane e di 16 mila attività commerciali ambulanti  – è Davide Giuseppe Gullotta (nella foto), presidente della Federazione nazionale della parafarmacie italiane,  soffermandosi ovviamente sul dato in controtendenza relativo al retail farmaceutico (tra le pochissime eccezioni delle attività commerciali in crescita, insieme ai negozi di telefonia, le attività di alloggio e la ristorazione).

Farmacie e parafarmacie, rileva il report della Confcommercio, hanno infatti messo a segno una crescita superiore al 12%, mentre in quasi tutti gli altri settori commerciali si è registrata una vera e propria ecatombe che evoca la paura di un processo di desertificazione commerciale anche nelle città (lo studio è stato condotto su 120 città del Paese, quasi tutte capoluogo di provincia), dopo quello che ha interessato le località più piccole e marginali, favorendo lo spopolamento. Il dato generale, in effetti, è a dire poco preoccupante: nell’ultimo decennio, la densità commerciale nella città è diminuita del 20% circa, passando da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti.

“Il report di Confcommercio sulle imprese italiane ci dà un dato molto chiaro” commenta Gullotta in una nota. “Il numero di parafarmacie e farmacie dal 2012 al 2022 è aumentato, a dispetto di altri settori dove si sono avute quasi 100.000 chiusure”. Ma se il dato delle farmacie è stato sostenuto dal “concorsone” del 2012, per le parafarmacie la crescita è dovuta a esclusive dinamiche imprenditoriali,  professionali e di mercato e alle scelte nate dalla “buona volontà di tanti colleghi farmacisti, che credono nel proprio lavoro e vogliono esercitare la propria professione in modo libero”. Il che – sostiene Gullotta – “va a confutare totalmente le tesi di Federfarma e di certi ambienti politici, che disegnano la parafarmacia come un’attività fallimentare, o che parlano del mercato del farmaco come di un mercato anelastico”.

A giudizio del presidente Fnpi, le profezie infauste del sindacato dei titolari, che fin dal 2008 “ha sempre contrastato l’idea di liberalizzazione dicendo che aumentando i punti vendita o liberalizzando i farmaci di fascia C il mercato non avrebbe retto e che le farmacie non sarebbero sopravvissute”, sono state palesemente sconfessate, a distanza di 15 anni, da quest’ultimo report di Confcommercio.

A fronte di questi dati, scrive Gullotta, “i farmacisti di parafarmacia non chiedono di essere salvati, non chiedono l’elemosina dallo Stato, ma chiedono di poter svolgere meglio la propria professione in modo più completo e utile al cittadino. Noi chiediamo di poter fare il nostro lavoro con un quadro normativo chiaro, perché tutt’oggi la situazione sulle autoanalisi e la telemedicina è poco chiara, di avere un riconoscimento chiaro da parte dello stato di attività nodale per il Ssn sul territorio. Noi chiediamo di essere inclusi nelle campagne ministeriali e regionali per la salute e di aver riconosciuto il nostro ruolo utile per il cittadino”.

L’esercizio di vicinato “parafarmacia”, pur in un momento di grande difficoltà per il settore commerciale, “continua a crescere di numero, dimostrando che il valore aggiunto che ha la parafarmacia è proprio il farmacista che sta dietro il banco. Perché anche in una fase di rimodulazione del mondo del commercio e di decrescita, il cittadino riconosce nel farmacista sul territorio un valore aggiunto, una presenza fondamentale per le proprie esigenze”, argomenta Gullotta, che poi concludee con la richiesta al legislatore di smettere di ascoltare  “le tesi di chi in questi anni è stato sconfessato dai fatti” e di adoperarsi invece per riconoscere e valorizzare appieno “l’utilità e  il lavoro dei tanti farmacisti di parafarmacia sul territorio”.

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