
Schito: “Sostenibilità sfida prioritaria delle farmacie, affrontiamola partendo dall’Amr”
Roma, 2 marzo – È ben vero che nel tormentato mondo dei sistemi sanitari, sempre alle prese con problemi di straordinaria complessità, primo su tutti quello di risolvere l’equazione che non torna mai tra bisogni e spese che crescono esponenzialmente e risorse economiche sempre più risicate, il tempo e la possibilità per ragionare sono davvero ridotti ai minimi termini. Ma, dal momento che questo “altro” ha la dimensione concreta di questioni che hanno e sempre di più avranno un peso determinante per la stessa sopravvivenza delle società civili, è bene che chi lavora in sanità cominci a riflettere in modo serio e concreto su quello che è il passaggio cruciale e ineludibile di tutti i problemi del mondo: la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
La questione – che molti ottusamente schivano, relegandola nel novero dei massimi sistemi buoni al più per animare le chiacchiere del dopo cena – è invece drammaticamente seria e riguarda appunto anche (se non soprattutto, considerati gli effetti diretti e indiretti del problema) la sfera della salute e i sistemi sanitari e dunque i professionisti che vi lavorano e tutti i cittadini che ne usufruiscono. Ci sono inevitabilmente dentro, ça va sans dire, anche farmacie e farmacisti, che insieme ai molti e impegnativi dossier della loro to do list, debbono quindi trovare il tempo, le energie, le risorse e le idee per occuparsi (questione di sopravvivenza, e non tanto alla lunga) di greener pharmacy.
Come sembrerebbe aver cominciato a fare l’Unione europea delle Farmacie sociali, secondo quanto si apprende con piacere dall’ultimo editoriale di Francesco Schito (nella foto) sul notiziario Assofarm. In un suo recente meeting, l’Uefs ha infatti dedicato un momento proprio alla greener pharmacy, ovvero quelle pratiche e politiche ecologiche volte a ridurre l’impatto ambientale dei presidi farmaceutici. Niente di rivoluzionario, si badi: solo una riflessione e un approfondimento sulla necessità di porre in essere, con consapevolezza e determinazione, il classico complesso di azioni finalizzate a ridurre l’impronta ecologica degli esercizi farmaceutici, “utilizzando materiali e prodotti biodegradabili, ma anche procedure che calano la produzione dei rifiuti e aumentano il riciclo dei materiali, che adottano tecniche di conservazione dell’energia e utilizzano fonti rinnovabili”, spiega Schito.
“Le farmacie ‘green’ non si fermano alla propria organizzazione” riferisce il segretario generale di Assofarm “ma estendono la propria azione verso il mercato, preferendo nella propria offerta prodotti con eccipienti non dannosi per l’ambiente (sposando così appieno la filosofia One Health), proponendo servizi educativi e di consulenza ai cittadini al fine di incoraggiare scelte di vita più ecologiche e sostenibili. Infine, le green pharmacy tutte insieme potrebbero attivare una vera e propria azione di sensibilizzazione sulla filiera per spingere l’industria farmaceutica a ridurre le componenti non biodegradabili di farmaci e della plastica utilizzata per il blisteraggio”.
Tutto sommato, niente che non suoni deja entendu: molti ricorderanno il Best Practice Paper on Green and Sustainable Pharmacy in Europe con il quale, nel 2021, il Pgeu (la sigla delle farmacie e dei farmacisti europei) promuoveva la condivisione di buone pratiche “verdi” tra i membri dell’Unione europea per evitare impatti negativi sull’ambiente e sulla salute pubblica e chiedeva alla Commissione europea di adottare scelte mirate per la salvaguardia ambientale, ricordando il ruolo importante dei farmacisti comunitari, che promuovono la diffusione della consapevolezza del corretto uso dei farmaci, comprese le modalità di smaltimento.
Ma l’iniziativa della Uefs acquista comunque una forte impronta positiva e in parte anche “nuova”, nel momento in cui Schito afferma che l’approccio “greener” al servizio della farmacia, “olistico e fortemente coinvolgente verso tutti i soggetti (dai produttori ai cittadini) coi quali le farmacie interagiscono“, rientrerà nei futuri programmi di sviluppo delle farmacie comunali italiane. Quella che annuncia il segretario generale di Assofarm, in altre parole, è una scelta di politica professionale che – se non rimarrà nell’affascinante ma spesso algida e inconcludente dimensione del manifesto di principi e si tradurrà invece in iniziative concrete, in azioni di supporto, nello sviluppo di procedure e programmi operativi – può essere l’interruttore in grado di accendere l’approccio “greener” nelle 20mila farmacie di comunità italiane, approccio che – ammette Schito – oggi “non sappiamo quanto sia diffuso”.
Schito si preoccupa di indicare subito quello che, a suo giudizio, potrebbe essere il primo terreno d’impegno della greener pharmacy, con “priorità assoluta”: l’antibiotico-resistenza, o Amr che dir si voglia, ormai diventta un’emergenza globale. “Le conseguenze attuali del fenomeno sono già gravi. Secondo i dati dell’Oms, almeno 700.000 persone muoiono ogni anno a causa di infezioni resistenti agli antibiotici” ricorda il segretario Assofarm, senza dimenticare di aggiungere che le prospettive per il futuro sono ancora più allarmanti. “Un rapporto dell’Ocse del 2018 ha evidenziato che la resistenza agli antibiotici potrebbe causare fino a 3,5 milioni di decessi l’anno nel prossimo futuro” e alcune stime ipotizzano fino a 10 milioni di morti in più all’anno entro il 2050, cifra pari al tasso dei decessi per cancro nel 2020.
“Siamo insomma di fronte ad un dramma sanitario globale nelle dimensioni, e terribilmente grave nelle sue conseguenze” scrive al riguardo Schito, che – al netto delle misure di contrasto che dovranno necessariamente assumere le istituzioni internazionali e nazionali – si dice convinto che le farmacie possono giocare un ruolo operativo importante nella lotta al flagello dell’Amr. “La personalizzazione delle dosi da parte del farmacista, tema che Assofarm caldeggia da tempo, produrrebbe il duplice beneficio di impedire l’abuso assuntivo di antibiotici (col relativo effetto-assuefazione ad essi) e al contempo di evitare lo spreco di risorse economiche spese in farmaci in esubero rispetto alla terapia prescritta” afferma il segretario Assofarm in proposito, rivelandosi in fondo ottimista sulla possibilità di imprimere una concreta svolta “greener” all’attività delle farmacie: “Se c’è una cosa che abbiamo imparato dalla vicenda pandemica è che ogni farmacia, indipendentemente dalle dimensioni o dall’ubicazione, è un collegamento insostituibile tra i grandi piani sanitari e ogni angolo territoriale del nostro Paese” conclude infatti il segretario della sigla delle farmacie comunali. “Dovremo sfruttare questa consapevolezza anche per le sfide sanitarie che il futuro non mancherà di porci di fronte”.
