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giovedì 18 Aprile 2024
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Survey Nomisma, l’inflazione morde ma il 57% degli italiani non taglia spese salute

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Roma, 9 marzo – Il  49% degli italiani (ovvero la metà) dice che il caro prezzi sta influenzando fortemente le sue scelte di vita. Sono ancora di più (57%), però, quelli che affermano di non avere intenzione di ridurre le spese per la salute, e il 15% vuole addirittura aumentarle. Ottimi propositi, che però non trovano riscontro in un altro dato: il 54% degli abitanti del nostro Paese non ha effettuato alcun esame di prevenzione e screening nell’ultimo anno.

Sono alcuni dati che emergono dall’ultimo sondaggio realizzato da UniSalute. Nell’ultimo anno l’inflazione ha eroso in maniera significativa i risparmi e il potere di acquisto delle persone. E se in molti hanno provato a rimediare tagliando il superfluo o adottando buone abitudini antispreco, c’è il rischio che anche spese importanti – come quelle per la salute appunto – subiscano l’impatto negativo del caro prezzi.

Per verificare se l’ipotesi abbia qualche fondamento,  UniSalute ha promosso e svolto una nuova indagine dell’Osservatorio Sanità, svolta in collaborazione con Nomisma, interrogando un campione di italiani sull’argomento.  I risultati scaturiti dalla rilevazione,  riporta una nota, confermano in primo luogo che l’inflazione si fao sentire nella quotidianità delle persone: circa la metà (49%) afferma che le proprie scelte di vita sono fortemente influenzate dall’aumento dei prezzi e dal caro bollette, e il 40% dice di essere condizionato dalla situazione economica familiare. Di conseguenza, più di otto italiani su dieci (81%) hanno modificato le abitudini di spesa, tagliando prevalentemente i consumi fuori casa come bar e ristoranti (75% di chi ha cambiato le abitudini di spesa), ma anche i viaggi e le vacanze (63%) e in misura minore gli acquisti relativi all’abbigliamento (47%).

Sulle spese per le cure sanitarie il caro-vita si fa sentire, ma in misura inferiore: secondo il sondaggio, sostiene di aver ridotto queste spese il 28% del campione interrogato, con una maggior incidenza delle donne (32%) rispetto agli uomini (24%). La maggioranza (72%) degli intervistati, comunque, o non intende modificare questa voce di spesa (57%), o ha intenzione addirittura di aumentarla (15%): segno che in molti, forse a seguito della pandemia, hanno preso consapevolezza dell’importanza di tutelare e prendersi cura della propria salute.

Su questo aspetto, UniSalute ha chiesto a italiane e italiani se fossero più attenti al proprio benessere oggi rispetto a cinque anni fa. Per quanto riguarda il benessere fisico, ha risposto sì il 37% degli intervistati; mentre in merito al benessere psicologico, si dichiara più attento il 34%, con un picco del 40% nella fascia 18-29 anni. Come motivazione di questa maggior attenzione, due su tre (66%) indicano proprio l’aver capito l’importanza di controllare in maniera continuativa il proprio stato di salute.

Ma concretamente non sempre ai buoni propositi seguono i fatti: nel campione interrogato per la ricerca – prosegue la nota – ben il 54% dichiara di non aver svolto alcun esame di prevenzione e screening negli ultimi 12 mesi, con la motivazione prevalente (68%) di non aver avuto particolari problemi di salute. C’è ancora tanto da fare, insomma, per diffondere la cultura della prevenzione nel nostro Paese.

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