
Ricerca Ipsos-Fofi 1 – Le farmacie e i farmacisti promossi da otto italiani su dieci
Roma, 17 marzo – Quasi otto italiani su 10 (77%) hanno fiducia nel farmacista e affermano di apprezzarne qualità come l’affidabilità, la competenza e la disponibilità. È uno dei dati emersi dalla ricerca condotta da Ipsos per conto della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi) sulla percezione del farmacista da parte degli italiani dopo la pandemia, illustrata ieri a Roma alla presenza del ministro della Salute Orazio Schillaci.
Trova conferma, dunque, la crescita, in termini di fiducia e considerazione, che le farmacie di comunità e i farmacisti che vi lavorano hanno saputo guadagnarsi nella lunga e drammatica stagione pandemica, durante la quale sono state uno dei principali riferimenti per la comunità nazionale, recitando anche un ruolo cardine nelle fondamentali attività di tracciamento dei contagi prima e di somministrazione dei vaccini poi.
La survey Ipsos rileva infatti che per la maggior parte degli italiani, negli ultimi tre anni la farmacia “ha rappresentato un presidio sanitario di riferimento sul territorio, svolgendo un ruolo di pubblica utilità attraverso l’erogazione di una molteplicità di servizi”. Allo stesso modo, evidenzia l’istituto diretto da Nando Pagnoncelli , gli stessi farmacisti “sono pienamente consapevoli (86%) dell’evoluzione del proprio ruolo e della fiducia che ispirano alla stragrande maggioranza dei cittadini, sebbene non manchi qualche criticità: su tutte, l’eccessivo carico di burocrazia che grava sull’attività quotidiana in farmacia”.
L’indagine è stata condotta tra novembre e dicembre del 2022 su un campione di 1.000 italiani rappresentativo della popolazione maggiorenne e 400 farmacisti, “specchio” della comunità professionale.
Secondo la ricerca, il 93% degli italiani ha una farmacia di riferimento, scelta motivata da tre aspetti principali: la fiducia (per il 37% degli intervistati) e la conoscenza del professionista (28%), la vicinanza (57%) e la soddisfazione per il servizio offerto (42%). A ‘legare’ i cittadini al farmacista sono inoltre le conoscenze in campo farmaceutico, la competenza nel consigliare la soluzione più appropriata alle proprie esigenze di cura e la qualità dell’assistenza, garantita dalla disponibilità e dalla continuità del servizio. Il farmacista, emerge dall’indagine, registra un incremento reputazionale tra i cittadini, per i quali è sempre più una figura di riferimento in materia di salute. Soprattutto, la quota più rilevante di intervistati (45% del campione) ritiene che negli ultimi tre anni la farmacia abbia assunto sempre di più un ruolo di pubblica utilità.
Ma anche i farmacisti sono ben consapevoli dei cambiamenti intervenuti e ancora in atto nel ruolo e nella funzione professionale e di servizio di farmacie e farmacisti: ben l’86% dei professionisti intervistati, come già anticipato, ha piena contezza del cambiamento, e i due terzi del campione (64%) si dice convinto che si tratti di un cambiamento in meglio. La percezione della diversa considerazione da parte dei cittadini è quasi totalitaria: il 93% dei professionisti farmacisti afferma infatti di essere consapevole che i cittadini che entrano in farmacia sempre di più per avere consigli in caso di piccoli problemi di salute e sono ancora di più (95%) quelli che sanno di dover essere sempre più informati e competenti per poter consigliare al cliente il farmaco/prodotto più adatto. Quasi tutti, poi (96%) ritengono di svolgere un ruolo di pubblica utilità e di essere sempre a disposizione dei cittadini, attraverso l’offerta di un ricco e vario carnet di servizi . E a volte anche di sostituire il medico di medicina generale in caso di piccoli problemi o disturbi di salute (l’89%).
Tra i farmacisti non manca però (e si tratta anzi di una quota consistente, il 36%, vale a dire più di un terzo del campione) chi ritiene che nel processo di evoluzione professionale, di ruolo e funzione le difficoltà per le farmacie e i farmacisti siano maggiori dei benefici. La valutazione negativa è sostenuta soprattutto dall’aumento eccessivo della burocrazia, dalla ricetta dematerializzata alle prenotazioni Cup fino ad arrivare ai tamponi e alle vaccinazioni. Ma pesa anche il rapporto molto più impegnativo e non di rado conflittuale con cittadini sempre meno “pazienti” e per contro sempre più informati e decisi a dire la loro nelle scelte che riguardano la loro salute.
Ma questi cittadini così consapevoli e agguerriti, cosa vorrebbero trovare nella farmacia? Le principali attese – ha spiegato Pagnoncelli illustrando gli esiti della ricerca – sono molto “pratiche”: prenotazione di esami e visite specialistiche, ordine e consegna dei farmaci a domicilio, ma anche servizi infermieristici, e analisi di primo livello (pressione, colesterolo e trigliceridi). Servizi, fatta eccezione per quello infermieristico, che peraltro sono offerti già oggi da molte farmacie. Ma (e questo è ovviamente un retaggio dei tre anni di pandemia) gli italiani valutano positivamente anche la possibilità di poter fare le vaccinazioni in farmacia e si dicono disposti a utilizzare questo servizio.
Sul fronte dello sviluppo dei servizi, i farmacisti si orientano invece in prevalenza su spirometria e assistenza infermieristica, che considerano “interessanti”, e su telemedicina e servizio di deblistering. Non sorprendenti (ma non per questo meno interessanti) le doleances espresse dai professionisti intervistati a proposito dei nuovi servizi: per svilupparli, le farmacie avrebbero in primo luogo necessità di disporre di maggiori spazi, organizzati adeguatamente, e di ampliare l’organico professionale, assumendo più farmacisti e disponendo di professionisti sanitari di riferimento. Cose entrambe molto difficili e che pesano inevitabilmente sullo sviluppo futuro della ‘farmacia dei servizi’: dalla ricerca Ipsos emerge che solo la metà delle farmacie ritiene di poter attivare nuovi servizi e di essere in grado di farsi carico – andando incontro ai desiderata dei cittadini – della somministrazione di altre tipologie di vaccini oltre all’anti-flu e all’anti-Covid.
Tra le risultanze della survey, infine, meritano di essere segnalate quelle relative alle valutazioni espresse dai farmacisti sulle nuove normative che li riguardano, in particolare il Dm 77 che riconosce la dignità di presidi sanitari di prossimità delle farmacie e il Dm 1147 che revisiona l’ordinamento del corso di laurea magistrale in farmacia: Entrambi i provvedimenti hanno registrato un sostanziale apprezzamento. espresso da un farmacista su tre.
“Negli ultimi tre anni i farmacisti sono stati al fianco degli italiani per dare le migliori risposte possibili ai loro bisogni di salute, contribuendo a rendere la sanità più accessibile per tutti i cittadini” ha commentato il presidente della Fofi Andrea Mandelli (nella foto). “La pandemia ha rafforzato la percezione e il nostro ruolo sul territorio: siamo riusciti ad essere il perno del Servizio sanitario nazionale somministrando tamponi e vaccini, trasformando messaggi di posta elettronica e Sms in ricette digitali e dispensando terapie complesse. Se tutto questo è stato possibile, lo si deve alla professionalità dei farmacisti, alla volontà di arricchire le proprie competenze al servizio della collettività, alla prontezza e alla capacità di adattamento anche sul fronte tecnologico. La fiducia che i cittadini ripongono nei nostri confronti ci rende orgogliosi e ci ripaga del lavoro svolto con responsabilità e impegno instancabile, in tutto il Paese”.
Mandelli ha quindi concluso parlando di ‘una scommessa vinta’: “Abbiamo sempre puntato sulla professione e abbiamo vinto, affrontando con grande professionalità le difficoltà con le quali il sistema si è dovuto confrontare in questi anni” ha affermato il presidente della federazione, indicando nella crescente fiducia dei cittadini il “premio” portato a casa. “Un patrimonio enorme che dobbiamo preservare e mantenere. Su questi due caposaldi, professione e fiducia, possiamo costruire un futuro migliore per la nostra comunità, per i cittadini e per il Ssn”.
