Roma, 23 maggio – Era il 1977 quando l’assemblea generale dell’Oms, ad Alma Ata, lanciò la sua audacissima parola d’ordine per gli anni a venire: “Salute per tutti entro l’anno 2000”. Un impegno che venne negoziato e adottato l’anno successivo, diventando una sorta di stella polare, il riferimento cui guardavano tutti i Paesi del mondo alle prese con la necessità di costruire o riorganizzare i propri sistemi sanitari.
Quell’impegno – come la storia ci ha poi detto – non si è realizzato. E, del resto, ancorché nobilissimo negli intenti e negli obiettivi, quello dell’Oms rientrava nella categoria dei “vaste programme” nata a seguito dell’ironico commento che Charles De Gaulle oppose imperturbabile a un manifestante che gli aveva urlato contro (narra la leggenda) uno stentoreo “Morte a tutti i cretini!”. Un “vasto programma”, appunto, che da allora è la definizione spesso utilizzata per bollare, sia pure con qualche garbo, i progetti ritenuti velleitari o comunque irrealizzabili.
Ma attenzione: se l’avvento del terzo millennio non è coinciso con la realizzazione del “sogno” di Alma Ata, non significa che quel sogno sia svanito. In materia di tutela della salute, moltissimi e importantissimi traguardi sono stati raggiunti nel mondo dal 1977 a oggi, e successi probanti come (solo per fare due esempi) l’eradicazione di malattie come la poliomielite e il vaiolo e la diffusione su scala planetaria della profilassi vaccinale, con il risparmio di milioni e milioni di vite umane, sono la dimostrazione che quel sogno non era fatto d’aria.
Proprio per questo, come ha ricordato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus (nella foto) nel corso della 76ma Assemblea generale dell’agenzia sanitaria dell’Onu tenutasi a Ginevra, ha voluto ricordare alla comunità mondiale che “sebbene la visione di Salute per tutti entro il 2000 non sia stata realizzata, il suo spirito e la sua ambizione sono perdurati e oggi il concetto di assistenza sanitaria di base rimane il fondamento del nostro impegno condiviso per la copertura sanitaria universale”.
Non si può né si deve demordere, insomma, anche se l’obiettivo della “salute per tutti” non è davvero dietro l’angolo, né tanto meno è semplice da raggiungere. Le sfide da affrontare sono ancora molte, e non poche decisamente nuove rispetto a quelle del passato. Ghebreyesus, nel suo discorso all’Assemblea generale, ha voluto ricordarle: la crescita esponenziale delle malattie non trasmissibili, che ora rappresentano il 70% di tutti i decessi a livello globale; il tabacco che continua ancora a uccidere 8,7 milioni di persone ogni anno; i tassi di obesità saliti alle stelle; l’enorme fardello dei disturbi mentali e la debolezza dei servizi sanitari impietosamente messi a nudo ed evidenziati dalla pandemia di Covid 19; la drammatica minaccia della resistenza antimicrobica, che rischia di annullare un secolo di progresso medico; il perdurare di grandi disparità nell’accesso ai servizi sanitari, tra e all’interno dei Paesi e delle comunità; la minaccia, che rischia di essere definitiva, del cambiamento climatico che mette a repentaglio l’abitabilità stessa del nostro pianeta, generando crisi climatiche che sono anche, di fatto, crisi sanitarie.
“Sfide scoraggianti e complesse, che non risolveremo in questa Assemblea mondiale della sanità e che potremmo non risolvere nel corso della nostra vita” ha ammesso il direttore generale dell’Oms, ricordando anche che a fronte dell’enorme crescita negli ultimi 20 anni delle aspettative del mondo nei confronti dell’agenzia sanitaria Onu, le risorse di quest’ultima non hanno conosciuto la stessa sorte. Ma Ghebreyesus, e con lui l’Oms, sembrano non voler davvero rinunciare a marciare verso l’obiettivo: “Poco a poco stiamo costruendo una strada che i nostri figli e nipoti percorreranno e che continueranno a costruire. A volte si prosegue con lentezza, a volte la strada è tortuosa e accidentata. Ma la destinazione è certa ed è più vicina ora rispetto a quando i nostri antenati iniziarono nel 1948″.
E la destinazione, ha ricordato il Dg dell’Oms, è sempre quella immaginata dal canadese Brock Chisholm, primo direttore generale e tra i “padri costituenti” dell’Oms: il più alto livello possibile di salute per tutte le persone.
In occasione della grande assise di Ginevra, anche il nostro ministro della Salute, Orazio Schillaci, insieme al vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli, ha incontrato il direttore generale dell’Oms. “L’Oms ha un rilevante ruolo di guida, a livello globale, per il raggiungimento dei più alti livelli di salute quale diritto fondamentale di ogni persona” ha affermato il titolare del dicastero. “L’Italia continuerà a contribuire in modo costruttivo, insieme agli altri Stati europei, al dibattito in corso sul Regolamento internazionale sulla Salute e sul nuovo accordo per le pandemie”.
“La pandemia – ha aggiunto Schillaci – ci ha insegnato quanto sia importante costruire un’architettura sanitaria globale efficace per contrastare le sfide future e quanto sia fondamentale il ruolo dei professionisti sanitari che dobbiamo ulteriormente sostenere, obiettivi su cui siamo pronti a lavorare insieme”.
Il ministro ha anche anticipato alcune delle priorità che saranno sviluppate in vista della presidenza italiana del G7, raccogliendo pieno sostegno di Ghebreyesus e l’offerta di piena collaborazione da parte dell’Oms al raggiungimento degli obiettivi della presidenza italiana.