Roma, 6 giugno – Ci sono voluti più di dieci anni di gestazione, ma alla fine è riuscito a vedere la luce il brevetto europeo con effetto unitario, ufficialmente operativo dal 1° giugno. Da quella data, in pratica, gli utenti possono fare richiesta di un brevetto europeo con effetto unitario attraverso un’unica procedura, soggetta a un’unica tassa di rinnovo e nella stessa valuta, e potranno gestire le controversie con un unico sistema giuridico davanti al Tribunale unificato dei brevetti (Upc).
Anche il Tribunale ha preso avvio il 1° giugno, creando, per la prima volta, un sistema di contenzioso centralizzato per i brevetti e la possibilità di intentare delle cause a livello europeo.Al momento, ufficialmente, le sedi centrali delle Corti per il brevetto unitario restano due, Parigi e Monaco di Baviera (la Corte d’appello ha sede a Lussemburgo). Ma, come è noto, è in ballo una terza sede distaccata, da istituire a Milano, sia pure con meno competenze di quelle esercitate dall’originaria sede di Londra. La decisione (sulla quale si registra l’accordo di tutti) deve però essere ancora ratificata.
“La Divisione centrale del Tribunale, che ci auguriamo possa essere collocata a Milano, deve essere deliberatadal Comitato amministrativo che riunisce tutti gli Stati contraenti“ ha spiegato al riguardo a Il Sole 24 Ore Marina Tavassi, ex presidente della Corte d’Appello di Milano e coordinatrice del Tavolo tecnico sul brevetto unitario (nella foto a sinistra). Se non ci saranno obiezioni, il voto arriverà nella prossima riunione del Comitato amministrativo del Tribunale, ha detto ancora Tavassi, spiegando che “in ogni caso, ai sensi dell’articolo 87 del Trattato istitutivo, gli Stati aderenti hanno tempo sino a 12 mesi per presentare un’eventuale opposizione. Ciò significa che, nella migliore delle ipotesi, Milano, essendo già partita come sede della Divisione locale, potrà aggiungere la sede della Corte centrale solo a giugno 2024“.
Il brevetto unitario segna una nuova era nel campo della tutela brevettuale, a oltre 20 anni dalla proposta della Commissione europea di creare un “brevetto comunitario” e a più di 10 dal ricorso alla cooperazione rafforzata per istituire la tutela brevettuale unitaria e dall’adozione della corrispondente normativa.
Il brevetto unitario viene rilasciato dall’Ufficio europeo dei brevetti (Epo) e consente, attraverso il pagamento di un’unica tassa di rinnovo direttamente all’Epo, di ottenere contemporaneamente la protezione brevettuale nei 17 Paesi Ue che hanno ratificato l’Accordo TUB (si tratta di Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia e Svezia). La futura ratifica dell’Accordo da parte di altri sette Paesi Ue firmatari dell’Accordo consentirà di allargare la copertura al territorio di quasi tutta l’Unione europea. Di conseguenza, ci saranno nel tempo diverse generazioni di brevetti unitari con una diversa copertura territoriale (collegata al numero delle ratifiche dell’Accordo TUB), che resterà invariabile per tutta la durata del brevetto (massimo 20 anni).
Il brevetto unitario non si sostituisce ma semplicemente si affianca alla tutela brevettuale oggi esistente a livello nazionale (in Italia presso l’Uibm) e a livello europeo (presso l’Epo).
Sull’entrata in vigore del brevetto unitario, è intervenuta anche l’Efpia, la sigla che riunisce a livello europeo le aziende farmaceutiche, che con il suo direttore generale Nathalie Moll (nella foto) afferma di “accogliere con favore il sistema di brevetto unitario poiché è inteso ad aiutare le imprese, comprese le piccole e medie imprese (Pmi), a ridurre al minimo i costi e gli oneri amministrativi della protezione dei brevetti in Europa. Di conseguenza, il sistema del brevetto unitario dovrebbe stimolare la ricerca, lo sviluppo e gli investimenti nell’innovazione, nonché contribuire a stimolare la crescita e la competitività in Europa”. Moll non manca però di sottolineare che “dal 1° marzo un periodo Sunrise consente ai titolari di brevetti europei di avere la possibilità di presentare una richiesta di opt-out per i loro brevetti europei esistenti che sono stati convalidati in uno o più stati membri dell’Upc. Date le incertezze di qualsiasi nuovo sistema, ha senso che durante un periodo di transizione siano disponibili clausole di opt-out”.