Roma, 10 luglio – Parata di ministri all’Assemblea di Farmindustria tenutasi a Roma lo scorso 6 luglio all’Auditorium della Conciliazione. Com’è tradizione, stante la rilevanza strategica del comparto farmaceutico per il nostro Paese, sono intervenuti i titolari dei dicasteri più direttamente interessati ai destini del pharma.
La prima a salire sul palco è stata Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e Ricerca: “Quella del farmaco è un’industria al 53% femminile” ha esordito la titolare del Mur. “Il Pnrr rappresenta una straordinaria opportunità, un momento sfidante. Adesso, o si cresce o si cresce. Dobbiamo spendere, bene e anche in un tempo relativamente limitato”. Nove miliardi in cinque anni, nello specifico.
Per Bernini bisogna “creare un ecosistema” della conoscenza che unisca la salute, la ricerca e l’industria. “Abbiamo finanziato cinque centri nazionali, ne stiamo finanziando circa cinquanta” che sostanziano questo ecosistema. Ma il lavoro della ministra procede a braccetto con il ministero della Salute: “Con Schillaci abbiamo alzato del 30% i posti d’iscrizione alla facoltà di Medicina”. Ma – ha assicurato la ministra, cresceranno anche le borse di specializzazione, più coordinate con il mercato. E a proposito della proprietà intellettuale citata da Cattani, Bernini ha ricordato che un altro indicatore positivo arriva dai brevetti, per i quali “dal 2022 c’è stato un +12,5 di depositi”.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso (nella foto), intervenendo ai margini dei lavori assembleari, ha voluto rivendicare l’attenzione che l’esecutivo ha rivolto al settore: “In sede europea siamo stati il Governo più attivo nel capire che bisogna portare gli investimenti in ricerca e sviluppo in Europa” ha detto il titolare del Mimi. “Da noi la ricerca è cresciuta del 4%, in Usa dell’8%, in Cina del 16%. La Cina è sempre più competitiva e noi dobbiamo invece sostenere la nostra industria farmaceutica, che è un orgoglio del made in Italy e che è anche l’industria che investe di più in innovazione. La pandemia ci ha dimostrato che la mancanza di un enzima può impedire lo sviluppo di un vaccino e non possiamo permetterlo”.
“La farmaceutica e il settore biomedicale fanno parte della sicurezza nazionale e il Governo è impegnato in tal campo” ha continuato Urso.“Ho promosso con il ministro della Salute Schillaci un tavolo, che si riunirà il prossimo 20 luglio, per delineare insieme alle imprese una politica industriale assertiva in sede italiana ed europea, per aumentare la capacità di attrattività per gli investimenti stranieri. Diverse aziende multinazionali del settore si sono affacciate al dicastero perché hanno annunciato di voler aumentare gli investimenti proprio in Italia”.
Il titolare della Salute Orazio Schillaci (nella foto) nel corso del suo intervento ha toccato uno dei temi caldi del rapporto industria-governo: “Occorre cambiare la governance, si deve vincere la sfida di stare al passo con i tempi” ha detto il ministro, manifestando la massima disponibilità a una delle richieste “storiche” della Farmindustria. “Non possiamo perdere l’innovazione e in questo è fondamentale la collaborazione con l’industria. Se un farmaco è disponibile deve essere messo al letto del paziente”.
Schillaci ha anche ricordato la riforma sull’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, che – ha detto – “spero sarà pronta a breve” perché “così saranno ridotti i tempi per l’approvazione dei farmaci che saranno disponibili per gli italiani”.
Altra questione di massima rilevanza e urgenza per l’industria italiana è quella della proposta Ue di riforma della legislazione farmaceutica. “Il Governo ha costruito un documento di posizionamento condiviso con tutti i ministeri interessati, che ho presentato a fine marzo” ha detto al riguardo Raffaele Fitto (nella foto), ministro per gli Affari europei e il Pnrr a margine dei lavori dell’Assemblea. Rispondendo a una domanda sulla possibilità che l’iter per la riforma della legislazione farmaceutica non vada in porto perché il Parlamento Ue è a fine legislatura. Fitto ha ammesso che “esistono questioni sulle quali siamo ancora critici, e c’è una tempistica rispetto al percorso legislativo che è ancora lunga, complessa e potrebbe anche non concludersi in questo periodo finale di legislatura europea. Intanto noi lavoriamo bene, anche continuando con il metodo messo in campo e le proposte di modifiche rispetto al nostro mondo della farmaceutica”.